I musulmani dell’India condannano il terrorismo con una fatwa
In India la più grande organizzazione di fedeli musulmani, la Jamiat-Ulama-i-Hind (Juh),
ha emesso una fatwa - un editto religioso con valore vincolante - per condannare in
modo netto ed inequivocabile gli attentati terroristici. L’organizzazione ha anche
sollevato la drammatica questione delle violenze perpetrate nel Paese asiatico da
estremisti induisti contro minoranze cristiane ed islamiche. Al governo e ai media
è stato chiesto, in particolare, “di cessare di mettere in relazione il terrorismo
con qualunque religione”. Nell’editto, approvato domenica scorsa, si precisa poi che
il terrorismo non appartiene alla religione islamica e non si possono portare azioni
terroristiche in nome dell’islam. Si ribadiscono anche le differenze tra jihad e terrorismo:
la prima – è definita “un fenomeno costruttivo e un diritto fondamentale degli esseri
umani” per ristabilire la pace. Il terrorismo, invece, “si basa sulla distruzione”
ed è “il più grande crimine stando al Corano”. Con tale provvedimento – ricorda il
quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore Romano - i religiosi musulmani indiani
si sono anche impegnati a trasmettere questa posizione all’interno della comunità
dei fedeli e ad allontanare individui influenzati da ideologie terroristiche. Gli
insegnanti delle madrasse, scuole dove si impartiscono insegnamenti di religione e
diritto, hanno inoltre dato la loro disponibilità a sensibilizzare gli studenti su
temi legati alla pace e alla riconciliazione. Il vero scopo dell’islam – si sottolinea
nella fatwa – è quello di “cancellare tutti i tipi di terrorismo e di diffondere il
messaggio di pace globale”. Gli atti terroristici - ha detto infine il segretario
generale della Juh, Maulana Mahmood Madani - sono “compiuti da folli e nessuno deve
associarli alla comunità musulmana che crede nella convivenza pacifica con le altre
comunità”. (A.L.)