Due suore italiane rapite in Kenya e trasferite in Somalia
Due suore cattoliche italiane sono state rapite in una zona di confine nel nord est
del Kenya: si tratta di suor Caterina Giraudo e Maria Teresa Oliviero del "Movimento
Contemplativo Missionario Padre de Foucauld", di Cuneo. Uomini armati le avrebbero
prelevate nella notte e portate in Somalia. Le due religiose si trovavano nella zona
di Elwak, colpita da alcuni mesi da una grave siccità. Massimiliano Menichetti
ha raggiunto telefonicamente a Cuneo don Pino Isoardi, responsabile del "Movimento
Contemplativo Missionario Padre de Foucauld":
R. – Quello
che sappiamo è che non sono stati lì per cercare soldi o altro, ma sono andati proprio
a prendere queste persone. Non sappiamo se ci siano motivazioni politiche o altri
motivi.
D. – I rapitori hanno preso contatto con
voi?
R. – Fino adesso non c’è nessun contatto; invece,
sappiamo che gli anziani locali, l’autorità locale si sta muovendo per cercare eventuali
sentieri di collegamento.
D. – Suor Teresa e suor
Caterina, cosa fanno in Kenya?
R. – Lì, come in tutte
le nostre fraternità, c’è uno stile di condivisione con i poveri e quindi non ci sono
grandi strutture: accogliamo malati, anziani, persone che magari sono provate dalla
carestia, dalla malnutrizione, però “in famiglia”, non a livello di grandi strutture.
D.
– Qual è l’auspicio, a questo punto?
R. – Che gli
anziani, che comunque hanno un’autorevolezza in quei luoghi, riescano a contattare
queste persone, in qualche modo, e a trattare.
Intanto
sul fronte internazionale, l’Unione Europea hanno dato il via libera alla prima missione
navale dell’UE contro la pirateria nel Golfo di Aden. L’operazione partirà a dicembre,
sotto il comando della Gran Bretagna. Massimiliano Menichetti ha raccolto il
commento dell’ambasciatore Silvio Fagiolo, professore di Relazioni internazionali
presso l’università LUISS di Roma:
R. – E’ un
fatto molto significativo, è un indice della crescita dell’Unione Europea anche come
istituzione capace di un’azione militare. Un passaggio importante in questo momento
in cui l’Europa è ancora un po’ sospesa, perché il Trattato di Lisbona non è stato
ancora ratificato da tutti. Quindi, questo anticipare, questo muoversi, mi sembra
un segno di vitalità dell’Europa, che si aggiunge a quegli altri che abbiamo visto
in materia di crisi economica e finanziaria.
D. –
Nel tratto di mare che separa lo Yemen dalla Somalia, i pirati, comunque, sembrano
essere i padroni, nonostante i vari pattugliamenti, anche della NATO …
R.
– Mi sembra che lì si accumulino fattori di instabilità, riconducibili soprattutto
alla Somalia come modello di "Stato fallito", non più in grado di ricomporsi, di ridarsi
un struttura statuale, e quindi all’origine di fenomeni destabilizzanti, di difficile
controllo.
D. – Il pattugliamento dell’Unione Europea
inizierà a dicembre: ma può bastare questa iniziativa per riportare l’ordine nell’area?
R.
– Direi di no, il pattugliamento è soltanto un tampone; a più lungo termine sarà solo
un processo politico di ricomposizione al livello degli stessi Paesi africani, sollecitati
e sorretti anche dagli europei. Ma è soprattutto da loro e dal loro interno che dovrebbe
nascere una spinta a ritrovare qualche equilibrio.