2008-11-10 16:00:13

Due suore italiane rapite in Kenya e trasferite in Somalia


Due suore cattoliche italiane sono state rapite in una zona di confine nel nord est del Kenya: si tratta di suor Caterina Giraudo e Maria Teresa Oliviero del "Movimento Contemplativo Missionario Padre de Foucauld", di Cuneo. Uomini armati le avrebbero prelevate nella notte e portate in Somalia. Le due religiose si trovavano nella zona di Elwak, colpita da alcuni mesi da una grave siccità. Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente a Cuneo don Pino Isoardi, responsabile del "Movimento Contemplativo Missionario Padre de Foucauld":RealAudioMP3

R. – Quello che sappiamo è che non sono stati lì per cercare soldi o altro, ma sono andati proprio a prendere queste persone. Non sappiamo se ci siano motivazioni politiche o altri motivi.

 
D. – I rapitori hanno preso contatto con voi?

 
R. – Fino adesso non c’è nessun contatto; invece, sappiamo che gli anziani locali, l’autorità locale si sta muovendo per cercare eventuali sentieri di collegamento.

 
D. – Suor Teresa e suor Caterina, cosa fanno in Kenya?

 
R. – Lì, come in tutte le nostre fraternità, c’è uno stile di condivisione con i poveri e quindi non ci sono grandi strutture: accogliamo malati, anziani, persone che magari sono provate dalla carestia, dalla malnutrizione, però “in famiglia”, non a livello di grandi strutture.

 
D. – Qual è l’auspicio, a questo punto?

 
R. – Che gli anziani, che comunque hanno un’autorevolezza in quei luoghi, riescano a contattare queste persone, in qualche modo, e a trattare.

 
Intanto sul fronte internazionale, l’Unione Europea hanno dato il via libera alla prima missione navale dell’UE contro la pirateria nel Golfo di Aden. L’operazione partirà a dicembre, sotto il comando della Gran Bretagna. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dell’ambasciatore Silvio Fagiolo, professore di Relazioni internazionali presso l’università LUISS di Roma:RealAudioMP3

R. – E’ un fatto molto significativo, è un indice della crescita dell’Unione Europea anche come istituzione capace di un’azione militare. Un passaggio importante in questo momento in cui l’Europa è ancora un po’ sospesa, perché il Trattato di Lisbona non è stato ancora ratificato da tutti. Quindi, questo anticipare, questo muoversi, mi sembra un segno di vitalità dell’Europa, che si aggiunge a quegli altri che abbiamo visto in materia di crisi economica e finanziaria.

 
D. – Nel tratto di mare che separa lo Yemen dalla Somalia, i pirati, comunque, sembrano essere i padroni, nonostante i vari pattugliamenti, anche della NATO …

 
R. – Mi sembra che lì si accumulino fattori di instabilità, riconducibili soprattutto alla Somalia come modello di "Stato fallito", non più in grado di ricomporsi, di ridarsi un struttura statuale, e quindi all’origine di fenomeni destabilizzanti, di difficile controllo.

 
D. – Il pattugliamento dell’Unione Europea inizierà a dicembre: ma può bastare questa iniziativa per riportare l’ordine nell’area?

 
R. – Direi di no, il pattugliamento è soltanto un tampone; a più lungo termine sarà solo un processo politico di ricomposizione al livello degli stessi Paesi africani, sollecitati e sorretti anche dagli europei. Ma è soprattutto da loro e dal loro interno che dovrebbe nascere una spinta a ritrovare qualche equilibrio.







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