RDC. Nuovi socontri al confine tra Nord e Sud Kivu
Non si fermano le violenze nella Repubblica Democratica del Congo, ricordate anche
dal Papa nell’Angelus. Nuovi combattimenti sono scoppiati questa mattina tra l'esercito
congolese e i ribelli a Ngungu, nell'est del Paese, al limite tra le due province
del Nord e Sud Kivu. Il servizio di Virginia Volpe:
“Sono in corso
scontri con armi pesanti tra le forze armate e il CNDP (Congresso nazionale per la
difesa del popolo) dalle 5 di questa mattina”, ha detto il tenente colonnello Jean-Paul
Dietrich portavoce della missione ONU nel Paese. Era da venerdì sera che non venivano
segnalati combattimenti. Ngungu, situata a 60 chilometri a ovest di Goma, la capitale
della provincia del Nord Kivu, “è la porta per il sud Kivu”, ha aggiunto Dietrich.
Migliaia di persone sono arrivate alla base della missione ONU a Ngungu per cercare
rifugio. Il capo della missione delle Nazioni Unite, Alan Doss, ha accusato sia i
ribelli tutsi di Laurent Nkunda sia le milizie filogovernative "Mai Mai" di crimini
di guerra nel Nord Kivu, in particolare nella città di Kiwanja, dove molti civili
sono stati trovati uccisi. “Quando la gente muore, bisogna intervenire immediatamente”,
ha sottolineato l'arcivescovo di Kinshasa, mons. Laurent Monsengwo Pasinya. Secondo
l'arcivescovo, riferisce l'agenzia MISNA, nella regione circa un milione e 600 mila
sfollati sono "alle mercé della soldataglia"; considerate le difficoltà della missione
delle Nazioni Unite in Congo, ha concluso, "l'Unione Europea e gli Stati Uniti dovrebbero
pensare di inviare una forza di dissuasione”.
Intanto cresce nella popolazione
locale la sfiducia nelle forze internazionali impegnate nel Paese e si fanno sempre
più gravi le condizioni di vita degli sfollati: 1 milione in due anni, 250 mila da
agosto scorso. Giovanni Augello ha raccolto il commento di un missionario che da più
di 30 anni opera nel Sud Kivu e che per ragioni di sicurezza ha chiesto l’anonimato: