Tre milioni e 800mila nicaraguensi sono chiamati oggi a dare un volto nuovo al profilo
politico nazionale, oppure a confermare quello esistente dopo l’elezione del presidente
Daniel Ortega, eleggendo le nuove autorità di 146 municipi che, in una nazione con
il 43 per cento di popolazione rurale, rivestono una particolare importanza. Il servizio
di Luis Badilla:
In gioco,
secondo le opposizioni il cui motto elettorale è stato “Tutti contro Ortega”, un giudizio
sul governo in carica; una “conferma del cammino intrapreso” secondo la risposta del
Fronte sandinista al governo. In pratica un referendum. I toni piuttosto violenti
della campagna così come la forte polarizzazione degli schieramenti prelude una grande
affluenza alle urne. Paradigma dello scontro politico è l’elezione del sindaco della
capitale, Managua, dove secondo i sondaggi è difficile prevedere il risultato tra
il candidato Eduardo Montealegre, del Partito liberale costituzionale, ex candidato
alla presidenza sconfitto da Daniel Ortega nel 2006 e l’aspirante governativo Alexis
Argüello. Intanto i vescovi, a più riprese, hanno chiamato a votare ritenendo che
“la prima forma di partecipazione ai destini del Paese è la scelta dei governanti”
e, inoltre, hanno chiesto con forza al Tribunale supremo elettorale “efficienza, onestà
e trasparenza”.