Presentata l'edizione 2008 del Meeting "Uomini e religioni". Si terrà Cipro dal 15
al 18 del mese
Prenderà il via tra pochi giorni, dal 15 al 18 novembre, sull’isola di Cipro l’annuale
incontro internazionale di preghiera "Uomini e religioni", organizzato dalla Comunità
di Sant’Egidio. Un appuntamento che si ripete da 22 anni e che vede uomini e donne
di culture e religioni diverse incontrarsi per dar vita a momenti di dialogo e di
preghiera per la pace. Cipro ospiterà alcune centinaia di personalità provenienti
da ogni parte del mondo, rappresentanti del mondo religioso, culturale e politico
che daranno vita a una ventina di tavole rotonde. Servizio di Francesca Sabatinelli:
E’ all’insegna
di una profonda collaborazione con la Chiesa di Cipro, realtà significativa del mondo
ortodosso, l’edizione 2008 dell’incontro promosso da Sant’Egidio. Un appuntamento
che la Comunità organizza dal 1987 per ribadire che il dialogo tra religioni e culture
diverse è fondamentale per avviare un percorso di pace e che le religioni non possono
divenire veicoli di odio. Quest’anno sarà quindi Cipro - separata in due dal 1974
dopo l’intervento militare turco, luogo di difficile convivenza tra turchi e greco-ciprioti
- la culla degli incontri su Medio Oriente, America Latina, Africa e Asia: si parlerà
di violenza e dell’insicurezza nelle città, della questione immigrazione. Per la prima
volta, una tavola rotonda sarà dedicata all’eredità di Giovanni Paolo II e allo "spirito
di Assisi". A Cipro, peseranno alcune assenze come quella del Patriarca ortodosso
ecumenico, Bartolomeo I. Fondamentale resta comunque la collaborazione con la Chiesa
di Cipro, sottolinea Mario Marazziti, portavoce di Sant’Egidio:
R.
- Stiamo vivendo un’esperienza di grandissima collaborazione e crediamo che possa
essere un modo di far crescere l’ecumenismo - che è l’ecumenismo dell’amicizia, della
famiglia teologica - e le tante cose che accomunano i cristiani ortodossi ai cattolici,
ma in un modo che è vissuto nella storia e anche nelle difficoltà concrete della vita.
Quindi, direi che è una grande esperienza di collaborazione che ci auguriamo possa
portare dei frutti proprio nel dialogo, anche con Mosca, con il mondo della Grecia,
con il mondo-Roma e il grande mondo ortodosso.
D.
- Da Cipro, uno sguardo a quelle che sono le realtà del Mediterraneo, spesso dilaniate
da guerra e violenza, Iraq, Libano e Terra Santa...
R.
- Il dialogo non ignora le difficoltà, ma parte dal conflitto. Il dialogo è una grande
proposta spirituale, religiosa e anche concreta per cercare le vie di una convivenza
che sembra a volte impossibile. Noi abbiamo nel cuore le sofferenze dei cristiani,
quella zona del Medio-Oriente, ma anche la necessità di risolvere questa guerra permanente,
che da oltre 50 anni umilia il mondo, per trovare le vie di un mondo che, nella crisi,
può forse trovare finalmente l’energia per immaginare quello di cui non è stato ancora
capace. Allora, se avremo un governo stabile in Israele, noi speriamo fortemente in
una soluzione del problema - per esempio con la Siria - che aiuti fortemente la soluzione
definitiva del problema in Libano, e che quindi aiuti tutto il mondo a trovare le
ragioni per cui israeliani e palestinesi non possono che vivere insieme, in pace.
La fine della guerra in Iraq dovrà corrispondere, se possibile, anche alla sicurezza
della vita per tutti. Noi crediamo che il nervo scoperto del mondo sia ancora il Medio
Oriente: non siamo noi ad avere le chiavi delle soluzioni in mano, ma sicuramente
da Cipro viene una proposta umana, spirituale, culturale, civile, forse anche politica.
D.
- Quindi questa tappa dove la collocate?
R. - Noi
la collochiamo nello "spirito di Assisi", com’è stato disegnato da Papa Benedetto
XVI. Quindi, il dialogo come necessità storica e come unica via per il mondo, al tempo
stesso a Cipro. Noi ci auguriamo che questo si inserisca in un processo di incontro
tra turchi e greci per reinventare, anche a Cipro, una soluzione che riporti tutta
l’isola pienamente dentro l’Europa.