Monsignor Fisichella: sul fine vita serve una legge condivisa
Medici e ricercatori di diversi Paesi del mondo nel pomeriggio a Roma, presso l’Auditorium
della Conciliazione, per partecipare al Congresso internazionale incentrato sul tema
“Un dono per la vita. Considerazioni sulla donazione di organi”. Il convegno, organizzato
dalla Pontificia Accademia per la Vita, sarà dedicato in particolare allo stato del
sistema dei trapianti a livello internazionale. Ma perchè è stato promosso, in questo
momento, un congresso internazionale sulla donazione di organi? Risponde, al microfono
di Fabio Colagrande, il presidente della Pontificia Accademia per la Vita,
mons. Rino Fisichella: R.
– Il tema, come sappiamo, presenta diverse sfaccettature. Innanzitutto, credo che
gli ascoltatori, almeno quelli di una certa età, possano facilmente ritornare con
la mente a quando, più di 40 anni fa, il professor Barnard, da Città del Capo, in
Sudafrica, rese noto di avere fatto il primo trapianto di cuore. Ora, in questi 40
anni, la scienza medica ha fatto dei progressi enormi. Credo che sia giunto anche
il momento di fare una prima verifica, di capire i fatti che sono stati compiuti,
i grandi passi, il grande progresso che la scienza medica ha realizzato e cercare
di verificare anche con quale spirito porci dinanzi al futuro. Noi sappiamo che la
lista di persone che attendono un trapianto è realmente lunga e non c’è così profonda
sensibilità nelle diverse popolazioni, nelle diverse aree geografiche del mondo, una
sensibilità alla donazione degli organi. E quindi, riteniamo che sia un momento importante
anche per sollecitare una riflessione in proposito. In secondo luogo, direi che nemmeno
possiamo chiudere gli occhi davanti ai grandi problemi etici che vengono posti dal
traffico di organi che spesso, purtroppo, toccano anche vite innocenti. Ecco: questi
due elementi ci impongono di fare una riflessione, sia a livello scientifico, medico,
ma anche con tutte quelle componenti che sono di ordine antropologico, di ordine etico,
di ordine legale, sociale e culturale.
D. – Vogliamo
ricordare qual è la posizione della Chiesa cattolica sul trapianto d’organi?
R.
– La posizione della Chiesa è bene espressa nel Catechismo della Chiesa cattolica,
là dove viene esplicitato che il trapianto di organi la Chiesa lo accetta e lo accoglie;
ci sono evidentemente alcuni limiti che vengono posti, anche. Innanzitutto, non si
deve mai perdere la propria identità, e quindi non può mai esserci una sproporzione
nella donazione degli organi e nel mantenimento della propria identità personale.
Così come non può esserci sproporzione nemmeno nei confronti della cura che viene
fatta e anche delle soluzioni a cui il trapianto potrebbe portare. Quindi, c’è una
grande apertura ma anche con limiti ben precisi che sono determinati, appunto, dal
criterio della proporzionalità. Direi che, in positivo, la Chiesa vede il trapianto
degli organi come una dimensione profonda di una testimonianza di carità, una testimonianza
di amore. Dopotutto, si può parlare di donazione di organi come un dono per la vita,
nella misura in cui rimane realmente un dono, e quindi in cui c’è un atto di libertà
alla base e in cui non c’è assolutamente la volontà di guadagno come invece il traffico
di organi manifesta.
D. – Come lei sa, un argomento
che si collega a questo è quello di una possibile legislazione in Italia sulle direttive
anticipate di fine vita: un tema discusso proprio in questo periodo. Ecco, una legislazione
specifica sul consenso informato, appunto, sulle direttivi anticipate di fine vita
anche in Italia, potrebbe favorire le donazioni d’organi?
R.
– In Italia è aperto un dibattito politico su questa legge e quindi credo che sia
importante in questo momento rispettare il lavoro parlamentare che è fatto di un dialogo
tra le diverse forze politiche sempre – ci auguriamo – in attesa di poter arrivare
ad una soluzione condivisa e partecipata di una estensione, la più ampia possibile,
del Parlamento, visto che si toccano tematiche di sensibilità etica alquanto importanti
e determinanti per la vita. Quindi, direi, mi sembra che la cosa più importante in
questo momento sia quello di far lavorare con tranquillità e serenità il Parlamento,
senza interferire con tante altre iniziative che possono solo ed esclusivamente creare
confusione e conflitto. Mi sembra che una mentalità che favorisca il trapianto stia
crescendo, nel nostro Paese; dobbiamo fare di tutto perché questo avvenga. In Italia,
la legge sul trapianto di organi è una delle migliori leggi che possono esistere nell’orizzonte
internazionale e quindi credo che la porta sia già aperta per favorire questo. Tutte
le altre iniziative, che potrebbero verificarsi in tal senso, nel rispetto dei principi
fondamentali dell’etica, possono soltanto essere benvenute.