2008-11-06 13:34:12

Il Papa alla nuova ambasciatrice egiziana presso la Santa Sede: le religioni sono fattori di pace nella difficile situazione mondiale


Le religioni non devono essere sfruttate per fini violenti, ma essere fattori di pace soprattutto in quelle zone del mondo dove, a causa di differenze culturali e religiose, non può esservi pace se non in un clima di mutuo rispetto. Con questo pensiero, Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza la nuova ambasciatrice dell’Egitto presso la Santa Sede, la signora Aly Hamada Mekhemar. Il Papa ha parlato delle situazioni di violenza che agitano il Medio Oriente, l’Africa e l’Asia, invitando la comunità internazionale ad agire per favorire la riconciliazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

L’Egitto imparò all’alba del mondo a comprendere cosa voglia dire essere crocevia e crogiuolo di razze e di credenze religiose. Questa ricchezza culturale e spirituale, che ha reso lo Stato nordafricano un esempio “di saggezza ed equilibrio”, deve essere anche oggi motore di un’incessante costruzione della pace su scala mondiale, che passi attraverso il contributo delle diverse religioni. E’ molto netta la posizione di Benedetto XVI nel riflettere sul ruolo dell’Egitto, ma anche della Santa Sede, in rapporto alla scena internazionale. “L’Egitto - ha ricordato il Papa - era già all’avanguardia nella ricerca di ponti tra i popoli e le religioni. Tali rapporti sono certamente basati su un profondo rispetto reciproco delle identità, ma anche e soprattutto su un vero e proprio desiderio di promuovere l'unità e la pace, sia all'interno dei confini nazionali che all'interno dello spazio internazionale, e di sviluppare il dialogo e la collaborazione tra i membri delle diverse culture e religioni”.

 
Proprio questa collaborazione interreligiosa, ha proseguito il Pontefice al cospetto dell’ambasciatrice egiziana, è un aspetto chiave per contrastare le derive violente che hanno attualmente per teatro molte zone dell'Africa e dell'Asia, in particolare del Medio Oriente, e per ricercare al contrario “soluzioni giuste che rispettino gli Stati e le persone”. In questo quadro, ha scandito Benedetto XVI, “le religioni possono e devono essere fattori di pace. Purtroppo, esse possono essere scarsamente comprese e utilizzate per provocare la violenza o la morte. Il rispetto per la sensibilità e la storia di ciascun Paese o di ogni comunità umana e religiosa, le ripetute consultazioni e riunioni multilaterali, e soprattutto un autentico desiderio di ricerca della pace favoriranno - è stata la convinzione espressa dal Papa - la riconciliazione dei popoli e la convivenza pacifica fra tutti”.

 
Benedetto XVI si è anche soffermato sul rapporto con l’islam. Per decenni, ha osservato, “gli incontri annuali tra il Comitato permanente per il Dialogo tra le religioni monoteiste dell'istituzione di Al-Azhar al-Sharif e il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso hanno cercato di aprire un percorso di comprensione e di rispetto reciproco tra islam e cristianesimo”. Un cammino “è già stato fatto, e altra strada resta ancora da percorrere”, ha riconosciuto il Papa, che ha invitato a irradiare il clima di comprensione reciproca scaturito da questi incontri in ogni ambito sociale, perché si tramuti, ha auspicato, “in mutua stima”. In questo senso, un gesto di attenzione e rispetto potrebbe venire - ha detto il Papa - dall'offrire ai moltissimi turisti cristiani che vengono in Egitto “l’opportunità di pregare Dio con dignità in appositi luoghi di culto”. Questo, ha concluso, sarebbe un “buon segno” del fatto che l'Egitto intende promuovere “amichevoli e fraterne relazioni tra le religioni e popoli, in pieno accordo con la sua antica e nobile tradizione”.







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