Il Papa alla nuova ambasciatrice egiziana presso la Santa Sede: le religioni sono
fattori di pace nella difficile situazione mondiale
Le religioni non devono essere sfruttate per fini violenti, ma essere fattori di pace
soprattutto in quelle zone del mondo dove, a causa di differenze culturali e religiose,
non può esservi pace se non in un clima di mutuo rispetto. Con questo pensiero, Benedetto
XVI ha ricevuto questa mattina in udienza la nuova ambasciatrice dell’Egitto presso
la Santa Sede, la signora Aly Hamada Mekhemar. Il Papa ha parlato delle situazioni
di violenza che agitano il Medio Oriente, l’Africa e l’Asia, invitando la comunità
internazionale ad agire per favorire la riconciliazione. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
L’Egitto
imparò all’alba del mondo a comprendere cosa voglia dire essere crocevia e crogiuolo
di razze e di credenze religiose. Questa ricchezza culturale e spirituale, che ha
reso lo Stato nordafricano un esempio “di saggezza ed equilibrio”, deve essere anche
oggi motore di un’incessante costruzione della pace su scala mondiale, che passi attraverso
il contributo delle diverse religioni. E’ molto netta la posizione di Benedetto XVI
nel riflettere sul ruolo dell’Egitto, ma anche della Santa Sede, in rapporto alla
scena internazionale. “L’Egitto - ha ricordato il Papa - era già all’avanguardia nella
ricerca di ponti tra i popoli e le religioni. Tali rapporti sono certamente basati
su un profondo rispetto reciproco delle identità, ma anche e soprattutto su un vero
e proprio desiderio di promuovere l'unità e la pace, sia all'interno dei confini nazionali
che all'interno dello spazio internazionale, e di sviluppare il dialogo e la collaborazione
tra i membri delle diverse culture e religioni”.
Proprio
questa collaborazione interreligiosa, ha proseguito il Pontefice al cospetto dell’ambasciatrice
egiziana, è un aspetto chiave per contrastare le derive violente che hanno attualmente
per teatro molte zone dell'Africa e dell'Asia, in particolare del Medio Oriente, e
per ricercare al contrario “soluzioni giuste che rispettino gli Stati e le persone”.
In questo quadro, ha scandito Benedetto XVI, “le religioni possono e devono essere
fattori di pace. Purtroppo, esse possono essere scarsamente comprese e utilizzate
per provocare la violenza o la morte. Il rispetto per la sensibilità e la storia di
ciascun Paese o di ogni comunità umana e religiosa, le ripetute consultazioni e riunioni
multilaterali, e soprattutto un autentico desiderio di ricerca della pace favoriranno
- è stata la convinzione espressa dal Papa - la riconciliazione dei popoli e la convivenza
pacifica fra tutti”.
Benedetto XVI si è anche soffermato
sul rapporto con l’islam. Per decenni, ha osservato, “gli incontri annuali tra il
Comitato permanente per il Dialogo tra le religioni monoteiste dell'istituzione di
Al-Azhar al-Sharif e il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso hanno cercato
di aprire un percorso di comprensione e di rispetto reciproco tra islam e cristianesimo”.
Un cammino “è già stato fatto, e altra strada resta ancora da percorrere”, ha riconosciuto
il Papa, che ha invitato a irradiare il clima di comprensione reciproca scaturito
da questi incontri in ogni ambito sociale, perché si tramuti, ha auspicato, “in mutua
stima”. In questo senso, un gesto di attenzione e rispetto potrebbe venire - ha detto
il Papa - dall'offrire ai moltissimi turisti cristiani che vengono in Egitto “l’opportunità
di pregare Dio con dignità in appositi luoghi di culto”. Questo, ha concluso, sarebbe
un “buon segno” del fatto che l'Egitto intende promuovere “amichevoli e fraterne relazioni
tra le religioni e popoli, in pieno accordo con la sua antica e nobile tradizione”.