Il senatore afro-americano Obama alla Casa Bianca: reazioni positive dal mondo
Barack Obama è il 44esimo presidente degli Stati Uniti d’america. Il primo afro-americano.
Il senatore democratico dell'Illinois ha vinto con la maggioranza assoluta la corsa
per la Casa Bianca. “Con questa elezione il cambiamento è arrivato” ha detto nel discorso
a Chicago, lanciando un appello all’unità di tutti gli americani. Il presidente uscente
Bush ha parlato di collaborazione in questo momento di transizione, per il Segretario
Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon l’elezione di Obama è un’''opportunità storica''
per ''un'era di rinnovato multilateralismo'' .Ce ne parla Elena Molinari
Obama assumerà
l’incarico di 44.mo presidente degli Stati Uniti il 20 gennaio prossimo durante una
solenne cerimonia a Washington. Intanto, ci si interroga sul significato di questa
vittoria che tutti i media americani definiscono storica. Raggiunto telefonicamente
a New York da Giada Aquilino, il responsabile Esteri del TG1-RAI, Paolo Mastrolilli
si sofferma in particolare sulle proporzioni del successo del senatore dell’Illinois:
R. – E’ una
vittoria storica anche per le proporzioni che ha avuto: Barack Obama è riuscito a
vincere in molte regioni che, nel passato, erano state facili preda dei repubblicani.
Questo significa che con il suo messaggio, con il suo carisma, è riuscito anche a
riunificare un po’ il Paese che era rimasto molto diviso negli ultimi anni. E’ una
vittoria ancora più significativa perché dimostra la capacità di cambiamento della
democrazia americana, la capacità di rinnovarsi.
D. – Obama ha vinto in quegli
stati che invece, nelle ultime elezioni, avevano consegnato la Casa Bianca a Bush:
Ohio, Florida, Virginia. Cosa ha influito?
R. – Evidentemente c’era una forte
insoddisfazione nei confronti dell’amministrazione Bush. Il presidente era ai livelli
minimi di popolarità, non tanto per la guerra in Iraq, il modo in cui aveva gestito
la guerra al terrorismo, ma soprattutto per la crisi economica.
D. – Ad incidere
sul risultato finale, il voto degli afroamericani, degli ispanici, dei giovani, delle
donne. Perché?
R. – Sono i gruppi che forse erano stati più trascurati durante
l’amministrazione Bush e che si sono fatti sentire perché hanno visto in Obama un
candidato che dava loro l’opportunità, appunto, di far ascoltare la loro voce. Però,
è importante anche che naturalmente Obama sia riuscito ad ottenere il sostegno di
tutti perché un risultato come quello che ha avuto oggi, non è una cosa che si può
ottenere solamente con i gruppi di minoranza. Quindi è un risultato ancora più significativo
perché questo candidato, il primo afroamericano che entra alla Casa Bianca, è riuscito
nella difficile impresa di riunificare il Paese.
Nella vittoria di Barack Obama
hanno avuto un peso importante i giovani, che hanno seguito con grande impegno e partecipazione
la campagna elettorale del senatore afro-americano. Alessandro Gisotti ha raccolto
il commento di due ragazzi americani, studenti della “John Hopkins University” di
Bologna, che hanno votato per il senatore dell’Illinois:
R. – Vogliamo
un nuovo mondo. Vogliamo avere l’esperienza del futuro, invece che del passato.
D.
– Quindi, il cambiamento è la “parola magica” di Obama?
R. – Sì, ma il cambiamento
non è soltanto lui, è la voglia, l’energia che lui porta con sé.
R. – Ho votato
per Obama.
D. – Obama sembra avere un grande fascino tra i giovani. Perché?
R.
– Secondo me, soprattutto perché lui sembra uno di noi, rappresenta una generazione
più giovane. Vogliamo andare avanti e, secondo me, Obama può farlo.
D. – Quindi,
il messaggio di cambiamento è l’elemento vincente di Barack Obama?
R. – Sì,
esattamente. Per me il messaggio è più importante di tutte le altre cose.
“La
tua vittoria ha dimostrato che nessuna persona deve aver paura di sognare di voler
trasformare il mondo in un posto migliore”. E’ quanto scritto, in un messaggio a Barack
Obama dal leader sudafricano, Nelson Mandela. E tutta l’Africa, in particolare il
Kenya dove è nato il padre di Obama, ha accolto con particolare gioia il successo
del senatore afro-americano. Alessandro Gisotti ha chiesto all’arcivescovo della capitale
ghanese Accra, mons. Charles Palmer-Buckle, cosa il Continente africano può aspettarsi
da questa elezione di Obama alla Casa Bianca:
R. – E’ motivo
di grande gioia vedere che un figlio dell’Africa, per una volta tanto, è a capo, diciamo,
della Nazione più grande del mondo. Allora, questo ci dice che l’africano è capace
di arrivare al culmine. La speranza per me è che darà specialmente agli africani,
un senso di stima personale perché possano anche loro, veramente, mettersi a fare
quello che vogliono e credono di dover fare per migliorare la situazione nel mondo.
D.
– C’è una grande speranza che l’America guardi con maggiore attenzione all’Africa?
R.
– Una volta io ebbi a dire che il Terzo Millennio sarebbe stata l'era del Terzo Mondo,
specialmente dell’Africa. Allora, per me questa vittoria è quasi profetica: avere
un presidente della potenza più grande che è un figlio del cosiddetto Terzo Mondo,
credo che ci darà occasione, anche a noi africani, di far sentire la nostra voce,
non solo a livello delle cose strazianti ma anche a livello di quello che è positivo,
che possiamo offrire.
Il successo di Obama, oggi sulle prima pagine dei giornali
di tutto il mondo, è stato accolto positivamente, in modo pressoché unanime, dalla
comunità internazionale. Ecco alcune delle prese di posizione più significative nel
servizio di Alessandro Gisotti:
Pechino tende
la mano a Barack Obama e si augura di instaurare con il neo-presidente degli Stati
Uniti una collaborazione ''costruttiva''. E’ quanto affermato dal presidente cinese
Hu Jintao in un messaggio di congratulazioni ad Obama. Dal canto suo, il Cremlino
spera che l’elezione di Obama porti un nuovo respiro nei rapporti bilaterali tra Mosca
e Washington. Secondo il presidente della Commissione UE, Barroso, l'elezione di Barack
Obama alla Casa Bianca é “un punto di svolta per gli Stati Uniti e può esserlo per
il mondo intero”. Di grande esempio democratico parla il presidente uscente israeliano
Olmert, mentre il leader palestinese Abu Mazen chiede ad Obama di accelerare gli sforzi
per far avanzare il processo di pace in Medio Oriente. Il gruppo radicale islamico
Hamas invita Obama a sostenere la causa palestinese e a non ripetere gli errori del
suo predecessore. E sostegno alla Palestina viene richiesto ad Obama anche dal presidente
egiziano Mubarak. Infine, il ministro degli Esteri iracheno, Zebari, ha sottolineato
che l'elezione del senatore democratico alla presidenza USA “non porterà ad un rapido
disimpegno” americano dall’Iraq.