Il cardinale Tettamanzi ai sacerdoti: il nostro stile di vita non scandalizzi i poveri
In occasione della festa del Compatrono di Milano, San Carlo Borromeo, è stata celebrata
ieri una Messa nel Duomo di Milano: a presiederla l’arcivescovo della città ambrosiana,
cardinale Dionigi Tettamanzi, che ha rivolto ai presenti l’invito a seguire San Carlo
nella sobrietà e povertà evangelica. Il servizio di Fabio Brenna.
L’arcivescovo
di Milano raccomanda ai 2700 preti ambrosiani uno stile di vita più sobrio, la riscoperta
della povertà evangelica per essere davvero più liberi nel servizio e nel ministero.
Il cardinale Tettamanzi fa questa raccomandazione sulla scorta dell’esempio di San
Carlo Borromeo, compatrono della Diocesi, che di ricca famiglia rinunciò a molti privilegi
per uscire dalla prospettiva mondana e recuperare così la radicalità evangelica. Molto
concrete le indicazioni del cardinale Tettamanzi per la riscoperta
dell’austerità come stile di vita:
“Non scandalizziamo
mai i poveri con spese inutili ed eccessive. La nostra vita sia sobria ed esemplare,
così che possa diventare parola forte per ricordare ai ricchi le loro responsabilità,
qualora si dimenticassero dei poveri”.
Per essere
credibili agli occhi dei poveri ed ancor più in tempi di crisi economica, ai suoi
preti che – osserva il cardinale Tettamanzi - hanno comunque di che vivere dignitosamente,
per capire chi vive nella precarietà suggerisce di adottare uno stile di vita austero
e di condividere quel che si ha con gli altri, a partire, ad esempio, dall’alloggio.
L’ottica evangelica sull’uso dei beni deve essere recuperata anche nella gestione
delle risorse ecclesiali. Sentiamo l’arcivescovo:
“In
concreto, occorre praticare esemplarmente la giustizia, nella gestione dei beni della
Chiesa, trattandoli non come patrimonio personale, ma come beni, appunto, della Chiesa,
dei quali dobbiamo rendere conto a Dio e ai poveri. Così come occorre garantire la
trasparenza della gestione di questi beni. Come amministratore dei beni ecclesiastici,
sia noi che i nostri collaboratori laici, siamo chiamati a destinarli esclusivamente
ai fini che sono loro propri, indicati dal Concilio in questi tre: l’organizzazione
del culto divino, il dignitoso mantenimento del clero, il sostentamento delle opere
di apostolato e di carità, specialmente in favore dei poveri”. La
celebrazione di ieri si inserisce nel cammino sinodale del clero milanese iniziato
nei giorni scorsi e che proseguirà fino al 20 maggio 2009.