Bandire le cluster bombs: l'appello della Campagna italiana contro le mine
Mettere al bando le bombe a grappolo così come è stato per l’uso delle mine antiuomo.
E’ la sfida lanciata dal convegno “Dalle mine antipersona alle cluster bombs: l’impatto
sulle popolazioni civili e i loro diritti” che si è svolto ieri a Roma. Il convegno
promosso dalla Campagna italiana contro le mine e dalla Fondazione don Carlo Gnocchi
ha ribadito l’importanza di un’azione globale per ridurre gli armamenti, precisando
che sono circa 110 milioni le mine terrestri che giacciono inesplose nel mondo. Massimiliano
Menichetti.
Venti milioni
di persone ogni anno muoiono o rimangono mutilate a causa delle mine antiuomo, si
stima un’esplosione ogni 20 minuti, l’85% sono civili, circa 3000 bambini. Tra i Paesi
maggiormente interessati ci sono Eritrea, Etiopia, Kosovo, Iraq, Mozambico Somalia
e Sudan. La Conferenza di Palazzo Marini a Roma ha fatto il punto della situazione
chiedendo maggior impegno ai governi per lo sminamento e più aiuti per chi è stato
devastato dagli ordigni, molti dei quali bambini. Ma se le mine oggi di fatto sono
state bandite, l’urgenza ora è anche per le bombe a grappolo, le cluster bombs, ovvero
piccoli ordigni contenuti in una bomba più grande che una volta sganciata si apre
disseminando a pioggia il suo micidiale contenuto di morte. Giuseppe Schiavello
direttore della Campagna Italiana Contro le Mine:
“Oggi
ci sono 28 Paesi contaminati dalle cluster bombs, con le mine invece eravamo arrivati
a 90 Paesi”.
Ordigni che in gran parte, spesso quasi
il 50%, rimangono inesplosi. Oggetti di morte silenti che come le mine sono pronti
ad attivarsi al passaggio di un aratro, un trattore o per una mano che li raggiunge
un piede che li calpesta e così strappano arti, inghiottono vite. Armi usate largamente
in Laos dove il territorio a 30 anni dalla guerra in Vietnam è ancora inaccessibile,
ma anche in Iraq, Kosovo dove si calcola che ci siano 290 mila sub-ordigni inesplosi
o in Libano dove nel 2006 Israele ha lanciato 4 milioni di cluster bombs per sconfiggere
Hezbollah. Ancora Schiavello:
“Queste armi studiate
per colpire militari o obiettivi militari, in realtà poi finivano per uccidere soprattutto
donne, anziani, bambini”.
L’attenzione della comunità
internazionale guarda al 3 dicembre prossimo a Olso dove si terrà la firma della Convenzione
sulle cluster bombs, circa 110 le Nazioni coinvolte. Mancano però all’appello Paesi
produttori ed utilizzatori come Stati Uniti, Cina, Russia, Israele o India. Ancora
Schiavello:
“I Paesi che non firmeranno saranno
i Paesi che in qualche modo sono rimasti fuori da questo processo. Bisogna, però,
anche considerare il fatto che, come è successo con le mine antipersona, 156 Paesi
hanno firmato, e questo ha voluto dire stigmatizzare l’uso di quelle armi, per cui
anche i Paesi che le hanno tendono a non usarle”.