Domani le presidenziali negli USA: Obama in vantaggio su McCain secondo i sondaggi
Ultime battute della campagna presidenziale americana, dunque, con i due sfidanti
impegnati a conquistare i voti degli indecisi in un pugno di Stati considerati determinanti
per l'esito del voto di domani. Barack Obama, nei sondaggi, sarebbe saldamente in
vantaggio con più di 6 punti percentuali sul rivale John McCain. Intanto, almeno 20
milioni di americani hanno optato per la possibilità del voto anticipato, in particolare
in Florida ed Ohio. Stefano Leszczynski. A
determinare un distacco di oltre 6 punti percentuali nei sondaggi in favore del candidato
democratico potrebbe aver avuto un peso significativo il crollo di popolarità della
vice di McCain, Sarah Palin; ma anche la convinzione che con Obama alla Casa Bianca
il conflitto in Iraq potrebbe terminare in minor tempo. Non sembrano invece influenzare
le scelte degli statunitensi le promesse in materia fiscale in quanto il 62% degli
elettori non ritiene in nessun caso probabile un abbassamento delle tasse. In ben
30 Stati intanto è stata offerta la possibilità di votare prima del 4 novembre e circa
20 milioni di elettori hanno scelto di recarsi alle urne o di inviare per posta la
scheda, soprattutto in Stati decisivi come la Florida e l’Ohio, dove le file ai seggi
sono già risultate notevoli. Secondo gli analisti l’affluenza finale alle urne per
queste presidenziali potrebbe segnare addirittura un record storico. Il timore della
vigilia di voto, tuttavia, comincia ad essere quello che la grande affluenza possa
dar vita a situazioni di caos. Com’è già accaduto in passato, anche l’OSCE, l’Organizzazione
per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, ha inviato negli Stati Uniti una missione
di un centinaio di “osservatori” internazionali per vigilare sulla correttezza delle
operazioni di voto. Sulla fondatezza di questi timori abbiamo sentito Moreno
Marinozzi, giornalista esperto di politica statunitense ed autore del libro:
“John McCain. Turre le guerre di Maverick”:
R. – E’ vero che dopo l’episodio
della Florida del 2000 ci si va davvero con i piedi di piombo a tutti i livelli, dal
conteggio delle schede ai sistemi di votazione. Ma non credo che questa elezione verrà
caratterizzata da chissà quali grandi sconvolgimenti o problemi tecnici.
D.
– Sembrava che queste elezioni presidenziali si dovessero risolvere sul confronto
tra i vice; questa strategia sembra essersi rivelata un po’ un grande flop, dei vice
non si sente più parlare, o addirittura sono dannosi…
R.
– Assolutamente vero: i vice portano soltanto delle gaffes, di voti ne portano davvero
pochi. Biden semmai poteva portare delle garanzie a livello di establishment, cioè
di conoscenza dei gangli del potere di Washington; la Palin, nell’immediato - cioè
appena scelta da John McCain come candidata alla vicepresidenza – ha avuto l’effetto
di portare a McCain tutti quei voti della base della destra repubblicana, però, sul
lungo periodo ha portato soltanto gaffes e problemi per tutto lo staff di McCain.
D.
– Ultimo giorno di campagna elettorale. Tutti e due i candidati compiranno un rally
spaventoso, attraverso diversi Stati, cercando di convincere gli indecisi. C’è veramente
qualcuno che deciderà all’ultimo minuto e che potrebbe essere determinante per questa
campagna?
R. – Sicuramente è tutto in gioco e soprattutto
negli Stati più rurali la formazione del voto avviene negli ultimi giorni.