Conto alla rovescia negli Stati Uniti dove martedì si vota per eleggere il nuovo capo
della Casa Bianca. Diversi sondaggi danno un vantaggio, tra i sei e i dieci punti,
al candidato democratico Barack Obama rispetto all’avversario repubblicano John McCain
in particolare negli Stati chiave nei quali si assegnerà la vittoria. Intanto si lavora
per convincere gli ultimi indecisi puntando soprattutto sulle soluzioni per uscire
dalla crisi economica in atto. Ma tale impasse ha rimescolato le carte in questa campagna
elettorale statunitense? Giada Aquilino lo ha chiesto al professor Tiziano Bonazzi,
docente di Storia degli Stati Uniti all’università di Bologna: R. – Non che
le abbia rimescolate. Indubbiamente gioca a favore di Obama la crisi, d'altronde ormai
ha accompagnato tutta la campagna elettorale, non semplicemente questi ultimi giorni.
Però McCain ha sempre cercato di smarcarsi dalle politiche economiche del presidente
Bush e, almeno parzialmente e indubbiamente, c’è riuscito. Per cui, probabilmente
non ha avuto ancora l’effetto che ebbe nel 1992 in cui la crisi economica giocò molto
pesantemente a favore di Clinton e contro l’allora presidente in carica cioè Bush
padre. D. – Un anno fa Obama era quasi sconosciuto, almeno alla
grande platea internazionale. I sondaggi lo danno in vantaggio: cosa ha influito? R.
– Il modo nuovo di porsi perché lui ha rimescolato le carte di ciò che vuol dire “essere
nero” negli Stati Uniti. Le questioni e i problemi dei neri sono i problemi degli
americani, sono i problemi degli Stati Uniti. D. – A favore
di McCain gioca l’esperienza. Potrebbe essere questo il fattore determinante per il
repubblicano? R. – E’ un fattore importante quello dell’esperienza,
sicuramente. Lui lo sta giocando in modo indubbiamente abile. D.
– Dopo i sondaggi, è giunta l’ora della complessa macchina del voto. Che sorprese
potrebbero esserci? R. – Spero che non ce ne siano, se per sorprese
si intende brogli, macchine che non funzionano. Però teniamo presente una cosa, che
quando si arriverà a martedì prossimo, un terzo degli americani avrà già votato perché
in 32 Stati su 50, si può tranquillamente anticipare il voto; si va a votare nei supermercati,
si va votare nelle lavanderie, dove sono messe le macchine per votare. Questo, tra
l’altro, crea dei problemi agli esperti di opinione pubblica nel fare i sondaggi.