Nord Kivu: regge la tregua ma la crisi umanitaria è drammatica
Nella provincia del Nord Kivu, regione della Repubblica Democratica del Congo, sembra
reggere la tregua tra le truppe regolari e i ribelli guidati da Laurent Nkunda ma
si fa più difficile la situazione umanitaria. Al lavoro la diplomazia europea che
domani a Marsiglia in un vertice informale deciderà una strategia comune per riportare
la pace. Intanto i ministri degli Esteri di Francia e Gran Bretagna, Kouchner e Miliband,
hanno lanciato un appello per un'iniziativa politica urgente e per rafforzare il cessate-il-fuoco.
Il servizio di Benedetta Capelli:
Tacciono
le armi mentre si leva il grido dei più sofferenti. In Nord Kivu, la situazione umanitaria
resta drammatica, il ministro degli esteri britannico Milliband - in missione nella
zona insieme al suo omologo francese Kouchner - ha parlato di oltre un milione e
mezzo di sfollati senza accesso agli aiuti umanitari ed ha lanciato l’allarme per
il pericolo di epidemie e la diffusa malnutrizione. Ieri i due diplomatici avevano
chiesto ai governi del Congo e del Ruanda di applicare gli accordi, già firmati ma
rimasti lettera morta, per risolvere la crisi congolese. Intese che prevedevano il
rientro degli hutu espatriati, che si trovano in Congo sotto la bandiera del Fronte
democratico di liberazione del Ruanda, più la tregua e la smobilitazione dei gruppi
armati nella regione del Nord Kivu. Per tentare di trovare una soluzione già domani
i ministri degli Esteri dell’Unione Europea si riuniranno a Marsiglia per provvedere
agli aiuti umanitari mentre sembra difficile l’invio di truppe nell’area. Attiva anche
l’Unione Africana che si riunirà a Nairobi per un vertice straordinario. Intanto si
fanno più numerose e forti le denunce delle organizzazioni umanitarie per l’impiego
di bambini soldato nelle milizie ribelli dell’ex generale Nkunda. Per Save the Children
si tratta di minori rapiti, armati e costretti ad occupare la prima linea negli scontri
per uccidere, ad operare come spie o a trasportare armi pericolose. Vittime della
guerra anche le bambine: reclutate o spesso oggetto di abusi sessuali. Sulla drammatica
situazione Paolo Ondarza ha sentito il portavoce di Save The
Children Italia, Filippo Ungaro: R. –
Negli ultimi giorni c’è stato un intensificarsi dei combattimenti tra le truppe governative
e i gruppi di opposizione armata nella provincia del Nord Kivu. Tantissimi bambini
sono stati costretti alla fuga senza acqua potabile e con pochissimo cibo. Chiaramente
questo li espone nuovamente al rischio di essere arruolati negli eserciti che stanno
combattendo in questo momento. D. – Tra l’altro per motivi di
sicurezza in questi giorni la vostra organizzazione è stata costretta a spostare gli
operatori in zone più sicure? R. – Sì, è così, Save the Children
è presente nella regione del Nord Kivu da circa 14 anni. Al momento non esistono le
condizioni minime di sicurezza per poter operare sul campo. Siamo pronti, però, a
ritornare e continuare il nostro lavoro soprattutto perché i bambini sono abbandonati
completamente a loro stessi. D. – In cosa consiste il vostro
lavoro nel Nord Kivu, in Congo? R. – Noi abbiamo fatto tantissimi
lavori, per cercare di strappare dagli eserciti in campo questi ragazzi, riunificando
le loro famiglie ed inserendoli nella società. Cercando, poi, di mandarli a scuola
e far vivere loro un’infanzia normale. Oltre a questo chiaramente sviluppiamo progetti
di educazione con la costruzione di scuole, la formazione degli insegnanti, la fornitura
di tutto il materiale scolastico e didattico necessario per mandarle avanti.