2008-11-02 15:34:00

Nord Kivu: regge la tregua ma la crisi umanitaria è drammatica


Nella provincia del Nord Kivu, regione della Repubblica Democratica del Congo, sembra reggere la tregua tra le truppe regolari e i ribelli guidati da Laurent Nkunda ma si fa più difficile la situazione umanitaria. Al lavoro la diplomazia europea che domani a Marsiglia in un vertice informale deciderà una strategia comune per riportare la pace. Intanto i ministri degli Esteri di Francia e Gran Bretagna, Kouchner e Miliband, hanno lanciato un appello per un'iniziativa politica urgente e per rafforzare il cessate-il-fuoco. Il servizio di Benedetta Capelli:RealAudioMP3

Tacciono le armi mentre si leva il grido dei più sofferenti. In Nord Kivu, la situazione umanitaria resta drammatica, il ministro degli esteri britannico Milliband - in missione nella zona insieme al suo omologo francese Kouchner - ha parlato di oltre un milione e mezzo di sfollati senza accesso agli aiuti umanitari ed ha lanciato l’allarme per il pericolo di epidemie e la diffusa malnutrizione. Ieri i due diplomatici avevano chiesto ai governi del Congo e del Ruanda di applicare gli accordi, già firmati ma rimasti lettera morta, per risolvere la crisi congolese. Intese che prevedevano il rientro degli hutu espatriati, che si trovano in Congo sotto la bandiera del Fronte democratico di liberazione del Ruanda, più la tregua e la smobilitazione dei gruppi armati nella regione del Nord Kivu. Per tentare di trovare una soluzione già domani i ministri degli Esteri dell’Unione Europea si riuniranno a Marsiglia per provvedere agli aiuti umanitari mentre sembra difficile l’invio di truppe nell’area. Attiva anche l’Unione Africana che si riunirà a Nairobi per un vertice straordinario. Intanto si fanno più numerose e forti le denunce delle organizzazioni umanitarie per l’impiego di bambini soldato nelle milizie ribelli dell’ex generale Nkunda. Per Save the Children si tratta di minori rapiti, armati e costretti ad occupare la prima linea negli scontri per uccidere, ad operare come spie o a trasportare armi pericolose. Vittime della guerra anche le bambine: reclutate o spesso oggetto di abusi sessuali. Sulla drammatica situazione Paolo Ondarza ha sentito il portavoce di Save The Children Italia, Filippo Ungaro:
 
R. – Negli ultimi giorni c’è stato un intensificarsi dei combattimenti tra le truppe governative e i gruppi di opposizione armata nella provincia del Nord Kivu. Tantissimi bambini sono stati costretti alla fuga senza acqua potabile e con pochissimo cibo. Chiaramente questo li espone nuovamente al rischio di essere arruolati negli eserciti che stanno combattendo in questo momento.
 
D. – Tra l’altro per motivi di sicurezza in questi giorni la vostra organizzazione è stata costretta a spostare gli operatori in zone più sicure?
 
R. – Sì, è così, Save the Children è presente nella regione del Nord Kivu da circa 14 anni. Al momento non esistono le condizioni minime di sicurezza per poter operare sul campo. Siamo pronti, però, a ritornare e continuare il nostro lavoro soprattutto perché i bambini sono abbandonati completamente a loro stessi.
 
D. – In cosa consiste il vostro lavoro nel Nord Kivu, in Congo?
 
R. – Noi abbiamo fatto tantissimi lavori, per cercare di strappare dagli eserciti in campo questi ragazzi, riunificando le loro famiglie ed inserendoli nella società. Cercando, poi, di mandarli a scuola e far vivere loro un’infanzia normale. Oltre a questo chiaramente sviluppiamo progetti di educazione con la costruzione di scuole, la formazione degli insegnanti, la fornitura di tutto il materiale scolastico e didattico necessario per mandarle avanti.







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