2008-11-02 15:45:24

I cimiteri cristiani, "luoghi di riposo" in attesa della risurrezione: intervista con il prof. Fabrizio Bisconti


La morte per i cristiani è un passaggio. Un passaggio alla vera vita, dove, come dice Isaia, il Signore asciugherà le lacrime su ogni volto. Per questo i cimiteri cristiani, sin dall’antichità, non sono mai stati luoghi tristi. Lo dice lo stesso termine greco “koimetèrion”, che vuol dire “luogo di riposo”, in attesa della risurrezione. Ma come erano strutturati i cimiteri all’inizio del cristianesimo? Tiziana Campisi lo ha chiesto al prof. Fabrizio Bisconti, segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra: RealAudioMP3

R. – I cimiteri cristiani nascono tra il II e il III secolo dopo Cristo, specialmente a Roma o meglio, nel suburbio romano. Si scavano per la prima volta delle gallerie o si riutilizzano sistemi idraulici, cisterne o minierie di arenaria abbandonate. I cristiani volevano che la loro comunità fosse sepolta nel medesimo luogo, dunque semplici loculi, tutti uguali, come ci ricorda il Padre della Chiesa, Lattanzio, nel IV secolo.
 
D. – Come sono strutturati questi luoghi?
 
R. – Un “praedium”, un appezzamento di terra, acquistato dalla comunità o donato alla comunità da qualche cristiano più abbiente, viene scavato con gallerie di solito parallele; vengono create scale, cubicoli, arcosoli, semplici loculi dove vengono sistemati i defunti.
 
D. – Possiamo anche parlare di arte nei primi cimiteri cristiani?
 
R. – Sì: noi, ora, le vediamo spogliate, depredate, svuotate dai barbari di ogni epoca ma in origine le catacombe erano luoghi direi gai, pieni di colore. Questi semplici loculi avevano un corredo all’intorno, fissato nella malta di chiusura: bambole, vetri dorati, campanelli appartenuti ai defunti in gioventù o durante la vita, paste vitree, tessere di mosaico, lucerne per illuminare questi sepolcri … Ma c’è anche un’arte vera e propria: ci sono le pitture, ci sono i sarcofagi …
 
D. – Cosa sappiamo invece dei riti?
 
R. – Il rito più diffuso è quello del pasto funebre che, per i cristiani, diventa “refrigerium”, rinfresco dell’anima. Si tratta di un pasto molto semplice che si svolgeva presso le tombe dei defunti in occasione della commemorazione del “dies natalis”, cioè della morte del defunto. E’ molto bello, commovente sapere che questo giorno viene ricordato come il vero natale del defunto. E in questi banchetti, noi pensiamo che si respirasse un’atmosfera di convivialità, di socialità, di fratellanza, di amicizia, si ricomponevano le liti familiari … erano banchetti che prefiguravano il banchetto celeste, che annunciavano la risurrezione finale.
 
D. – Di queste usanze, quali ancora oggi sopravvivono?
 
R. – Sicuramente, noi sappiamo dalle fonti che si usava profumare i sepolcri con delle corone di fiori, di rose, di viole e si sa dalle iscrizioni funebri di alcuni cristiani che alcuni mariti ricoprono il sepolcro della moglie di fiori. Così come quella della illuminazione: noi usiamo ancora mettere fiori ma anche illuminare il sepolcro. I sepolcri dei defunti nelle oscure catacombe erano illuminati dalle lucerne, che sono state trovate dagli archeologi in gran numero proprio nelle gallerie delle catacombe.







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