Commemorazione dei defunti. All'Angelus il Papa invita a guardare alla morte nella
luce dell'amore eterno di Dio, senza cadere in susperstizioni e sincretismi
Occorre oggi più che mai evangelizzare la realtà della morte, così soggetta a credenze
superstiziose, perché sia vissuta alla luce del Cristo Risorto e dell’eterno amore
di Dio: è quanto ha detto Benedetto XVI oggi all’Angelus, in Piazza San Pietro, nel
giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Il servizio di Sergio Centofanti.
La domenica
odierna unisce due misteri: il ricordo dei fedeli defunti e la memoria della risurrezione
di Cristo. E Benedetto XVI esorta a vivere il rapporto con i defunti nella verità
della fede, guardando alla morte e all’aldilà nella luce della Rivelazione: “Già
l’apostolo Paolo, scrivendo alle prime comunità, esortava i fedeli a ‘non essere tristi
come gli altri che non hanno speranza’. ‘Se infatti – scriveva – crediamo che Gesù
è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che
sono morti’ (1 Ts 4,13-14). E’ necessario anche oggi evangelizzare la realtà della
morte e della vita eterna, realtà particolarmente soggette a credenze superstiziose
e a sincretismi, perché la verità cristiana non rischi di mischiarsi con mitologie
di vario genere”. Il Papa, sulla scia della sua Enciclica
sulla speranza cristiana, si è chiesto se gli uomini e le donne di questa nostra epoca
desiderino ancora la vita eterna o se forse l’esistenza terrena sia diventata “l’unico
loro orizzonte”: “In realtà, come già osservava sant’Agostino,
tutti vogliamo la ‘vita beata’, la felicità. Non sappiamo bene che cosa sia e come
sia, ma ci sentiamo attratti verso di essa. E’ questa una speranza universale, comune
agli uomini di tutti i tempi e di tutti luoghi. L’espressione ‘vita eterna’ vorrebbe
dare un nome a questa attesa insopprimibile: non una successione senza fine, ma l’immergersi
nell’oceano dell’infinito amore, nel quale il tempo, il prima e il dopo non esistono
più. Una pienezza di vita e di gioia: è questo che speriamo e attendiamo dal nostro
essere con Cristo (cfr ivi, 12)”. “Rinnoviamo quest’oggi
– ha affermato il Pontefice - la speranza della vita eterna fondata realmente nella
morte e risurrezione di Cristo”: “Sono risorto e ora sono
sempre con te, ci dice il Signore, e la mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere,
cadrai nelle mie mani e sarò presente persino alla porta della morte. Dove nessuno
può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente, là io ti aspetto per trasformare
per te le tenebre in luce”. “La speranza cristiana – ha
concluso il Papa - non è però mai soltanto individuale, è sempre anche speranza per
gli altri”. Infatti, “le nostre esistenze sono profondamente legate le une alle altre
ed il bene e il male che ciascuno compie tocca sempre anche gli altri”: “Così
la preghiera di un’anima pellegrina nel mondo può aiutare un’altra anima che si sta
purificando dopo la morte. Ecco perché oggi la Chiesa ci invita a pregare per i nostri
cari defunti e a sostare presso le loro tombe nei cimiteri. Maria, stella della speranza,
renda più forte e autentica la nostra fede nella vita eterna e sostenga la nostra
preghiera di suffragio per i fratelli defunti”.