I vescovi dell'Iraq: un piano politico dietro le persecuzioni dei cristiani
Le violenze contro le comunità cristiane in Iraq “fanno parte di un piano politico
intento a creare subbuglio e conflitti fra le differenti componenti del popolo” iracheno.
E’ la denuncia dell’Assemblea dei vescovi cattolici in Iraq (AECI), riunita ad Erbil
lo scorso 29 ottobre, secondo cui anche il drammatico sfollamento “è cosa voluta e
molto pericolosa, una spinta verso la divisione e la spartizione del Paese”. In una
nota a firma del segretario generale dell’AECI e vescovo latino di Baghdad, mons.
Benjamin Sleiman, e di altri vescovi, i presuli iracheni ribadiscono che “i cristiani
sono parte integrante dell’intero tessuto nazionale iracheno” ed evidenziano la risposta
tardiva dello Stato che “avrebbe dovuto muoversi rapidamente” per proteggere le minoranze
cristiane dalle violenze. Nel documento l’AECI sottolinea che “quanto è accaduto confligge
con la responsabilità dello Stato di proteggere tutti i cittadini” e chiede all’autorità
pubblica di provvedere “ad una soluzione radicale del problema degli sfollati da Mosul,
al loro ritorno a casa, al risarcimento per i danni subiti e alla vigilanza sulla
loro sicurezza”. Dai presuli anche la richiesta di applicare l’articolo 50 della Costituzione
che garantisce alle minoranze la rappresentanza e la partecipazione al potere e alle
responsabilità nazionali, e la sollecitazione ad assicurare il rispetto dei diritti
anche per le altre minoranze etniche e religiose. La comunità cristiana – dichiara
l’AECI – intende “proseguire nella convivialità la collaborazione con tutti i loro
fratelli, nella gioia come nel dolore” rifiutando di vivere nell’isolamento. Un ringraziamento
hanno inviato infine i presuli “a tutti gli organismi, le istituzioni e le personalità
religiose, politiche, diplomatiche e sociali a Mosul, in Iraq come nel mondo, per
la solidarietà” espressa in questo momento di prova. (C.D.L.)