2008-11-01 15:00:28

Congo: l'eccidio di Goma, assediata dai ribelli. L'intervento dell'UE


Nonostante il raggiungimento di un fragile cessate il fuoco tra le truppe regolari e i ribelli di Laurent Nkunda, in Nord Kivu, regione ricca di materie prime della Repubblica Democratica del Congo, si aggrava l’emergenza umanitaria e proseguono le violenze sui profughi. Intanto, continua il lavoro della diplomazia internazionale per trovare una soluzione pacifica alla crisi. Il servizio di Marco Guerra: RealAudioMP3

Dopo giorni di scontri, a Goma, tra le forze regolari congolesi e i ribelli guidati dal generale Laurent Nkunda, è stato decretato un cessate il fuoco che al momento sembra tenere. Le truppe irregolari si sono saldamente attestate alle porte del capoluogo del Nord Kivu e cuore della regione ricca di giacimenti e risorse naturali, ma anche rifugio di molti hutu fuggiti dal vicino Rwanda ai tempi della guerra civile del 1994. Secondo l’ONU nella zona gli sfollati hanno ormai raggiunto le 200mila unità dalla ripresa degli scontri in agosto. Questa volta però la diplomazia internazionale non è restata a guardare, il commissario UE agli Aiuti Umanitari, Louis Michel, è rientrato oggi dal Paese africano dopo aver 'incassato' l’adesione a partecipare a un vertice di pace da parte del presidente congolese Kabila e del suo omologo ruandese, Paul Kagame. Il commissario europeo ha proposto ai due leader che la riunione internazionale si svolga a Nairobi sotto l’egida delle Nazioni Unite. Al vertice dovrebbero prendere parte anche delegati di Unione Europea, Unione Africana e Stati Uniti. Da stamani, nella Repubblica Democratica del Congo, sono al lavoro anche i ministri degli esteri britannico e francese, Miliband e Kouchner, per una serie di colloqui con le autorità locali. I due si recheranno anche Goma, per incontri sulla situazione della sicurezza. La tregua tra gli eserciti non ha portato, infatti, alla fine delle violenze sulla popolazione civile. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati riferisce di saccheggi, stupri e campi profughi dati alle fiamme dai miliziani di Nkunda. Una situazione estremamente critica, come conferma al microfono di Paolo Ondarza, don Ferdinando Colombo, vice presidente del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS):

R. – Nel centro "Don Bosco" di Goma Ngnagi sono rimasti due confratelli salesiani, accompagnati da quattro volontari del VIS che hanno deciso di non obbedire al nostro ordine di evacuazione, perché non si sentono di lasciare questi 500 bambini. Sono bambini che se non li proteggiamo noi, non li protegge nessuno. Adesso devo aggiungere anche 600, 700 profughi malati, anziani, donne e bambini vulnerabili. Attorno a loro c'è tanta confusione: sciacallaggio, furti, uccisioni.

 
D. – C’è un appello che vi sentite di lanciare?

 
R. – Facciamo conoscere al mondo questa guerra: 13 anni di guerra, 5 milioni di morti. Perché stanno avvenendo queste cose proprio in quelle regioni, dove la gente non sa nulla del motivo della guerra? Il motivo è l’oro, i diamanti, cioè le ricchezze minerarie che fanno gola alle nazioni circostanti e che vengono poi decise su tavoli molto lontani dall’Africa. Fra l’altro, non c’è nessuna nazione africana che produca armi e lì ci sono quantità enormi di armi.

 
D. – C’è una responsabilità di parte della comunità internazionale?

 
R. – Chiaramente ci sono giochi politici per avere il possesso di quel pezzo di terra. E non solo occidentali: in questo momento c’è anche la Cina, che avendo avuto un appalto di tutte le miniere della zona, per una cifra, per quanto significativa, ridicola per uno Stato, cioè di 9 miliardi di dollari, pone davvero una pregiudiziale sulla sovranità dello Stato ed anche sulla possibilità oggettiva di governare una regione come quella.







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