Congo: l'eccidio di Goma, assediata dai ribelli. L'intervento dell'UE
Nonostante il raggiungimento di un fragile cessate il fuoco tra le truppe regolari
e i ribelli di Laurent Nkunda, in Nord Kivu, regione ricca di materie prime della
Repubblica Democratica del Congo, si aggrava l’emergenza umanitaria e proseguono le
violenze sui profughi. Intanto, continua il lavoro della diplomazia internazionale
per trovare una soluzione pacifica alla crisi. Il servizio di Marco Guerra:
Dopo giorni
di scontri, a Goma, tra le forze regolari congolesi e i ribelli guidati dal generale
Laurent Nkunda, è stato decretato un cessate il fuoco che al momento sembra tenere.
Le truppe irregolari si sono saldamente attestate alle porte del capoluogo del Nord
Kivu e cuore della regione ricca di giacimenti e risorse naturali, ma anche rifugio
di molti hutu fuggiti dal vicino Rwanda ai tempi della guerra civile del 1994. Secondo
l’ONU nella zona gli sfollati hanno ormai raggiunto le 200mila unità dalla ripresa
degli scontri in agosto. Questa volta però la diplomazia internazionale non è restata
a guardare, il commissario UE agli Aiuti Umanitari, Louis Michel, è rientrato oggi
dal Paese africano dopo aver 'incassato' l’adesione a partecipare a un vertice di
pace da parte del presidente congolese Kabila e del suo omologo ruandese, Paul Kagame.
Il commissario europeo ha proposto ai due leader che la riunione internazionale si
svolga a Nairobi sotto l’egida delle Nazioni Unite. Al vertice dovrebbero prendere
parte anche delegati di Unione Europea, Unione Africana e Stati Uniti. Da stamani,
nella Repubblica Democratica del Congo, sono al lavoro anche i ministri degli esteri
britannico e francese, Miliband e Kouchner, per una serie di colloqui con le autorità
locali. I due si recheranno anche Goma, per incontri sulla situazione della sicurezza.
La tregua tra gli eserciti non ha portato, infatti, alla fine delle violenze sulla
popolazione civile. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati riferisce
di saccheggi, stupri e campi profughi dati alle fiamme dai miliziani di Nkunda. Una
situazione estremamente critica, come conferma al microfono di Paolo Ondarza,
donFerdinando Colombo, vice presidente
del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS):
R. – Nel centro
"Don Bosco" di Goma Ngnagi sono rimasti due confratelli salesiani, accompagnati da
quattro volontari del VIS che hanno deciso di non obbedire al nostro ordine di evacuazione,
perché non si sentono di lasciare questi 500 bambini. Sono bambini che se non li proteggiamo
noi, non li protegge nessuno. Adesso devo aggiungere anche 600, 700 profughi malati,
anziani, donne e bambini vulnerabili. Attorno a loro c'è tanta confusione: sciacallaggio,
furti, uccisioni.
D. – C’è un appello che vi sentite
di lanciare?
R. – Facciamo conoscere al mondo questa
guerra: 13 anni di guerra, 5 milioni di morti. Perché stanno avvenendo queste cose
proprio in quelle regioni, dove la gente non sa nulla del motivo della guerra? Il
motivo è l’oro, i diamanti, cioè le ricchezze minerarie che fanno gola alle nazioni
circostanti e che vengono poi decise su tavoli molto lontani dall’Africa. Fra l’altro,
non c’è nessuna nazione africana che produca armi e lì ci sono quantità enormi di
armi.
D. – C’è una responsabilità di parte della
comunità internazionale?
R. – Chiaramente ci sono
giochi politici per avere il possesso di quel pezzo di terra. E non solo occidentali:
in questo momento c’è anche la Cina, che avendo avuto un appalto di tutte le miniere
della zona, per una cifra, per quanto significativa, ridicola per uno Stato, cioè
di 9 miliardi di dollari, pone davvero una pregiudiziale sulla sovranità dello Stato
ed anche sulla possibilità oggettiva di governare una regione come quella.