2008-10-31 15:53:16

Situazione drammatica a Goma, assediata dai ribelli. Migliaia di civili in fuga


Si fa sempre più drammatica l'emergenza umanitaria nel nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. La città di Goma, al confine con il Rwanda, è assediata dai ribelli guidati dal generale Laurent Nkunda. Migliaia di civili in fuga dalle violenze hanno bisogno di aiuti urgenti. Ferve intanto l’attività internazionale per porre fine ai combattimenti. Sentiamo Marco Guerra:RealAudioMP3

''La missione delle Nazioni Unite non potrà impedirmi di raggiungere Goma''. Mostra i muscoli Laurent Nkunda, il leader dei ribelli tutsi della Republica Democratica del Congo, che stringe d’assedio il capoluogo del nord Kivu. La città vive queste ore con il fiato sospeso, aspettando l’ingresso dei miliziani da un momento all’altro. Le strade sono deserte e le attività sono tutte ferme, mentre le organizzazioni umanitarie contano decine di migliaia di profughi, per i quali i ribelli hanno comunque assicurato corridoi per l’assistenza di quanti si trovano dietro le loro linee. E con il precipitare della situazione si moltiplicano gli appelli per una soluzione pacifica della crisi: dopo la conferenza episcopale si sono fatti sentire anche i missionari, la Caritas e il segretario generale del ONU, Ban Ki-moon. Intanto inizia a prendere piede anche l’iniziativa della comunità internazionale. L'Unione Europea considererà tra oggi e domani l'opzione di inviare un contingente militare nell’area del conflitto. Ipotesi fortemente sostenuta dal ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, e dal Belgio, ma che lascia perplesse Germania e Inghilterra. Lo stesso Kouchner partirà in giornata per Goma accompagnato dal segretario di Stato alla cooperazione. Mente gli Stati Uniti hanno già inviato in Congo, per una serie di colloqui, il segretario di Stato aggiunto per l’Africa, Frazer.

 
Sulla situazione a Goma Giancarlo La Vella ha intervistato Andrea Pontiroli di Medici Senza Frontiere, presente con la Caritas nella città assediata:RealAudioMP3

R. – La situazione è precipitata negli ultimi giorni, ma ci tengo a sottolineare che sono diversi mesi che in tutto il nord Kivu la guerra è scoppiata raggiungendo livelli di violenza mai vista negli ultimi anni. In questo momento, continuiamo a lavorare in tutte le zone colpite dal conflitto e siamo anche presenti a Goma. Una cosa estremamente preoccupante, dopo la giornata di ieri, è che ci sono stati 31 casi di colera confermati, appena fuori Goma, il che è una prova dell’ardua situazione, perché ovviamente il colera scoppia in casi di sovraffollamento. E in una situazione come questa, di grande vulnerabilità per la popolazione civile, questo può avere delle conseguenze molto serie. Ci sono bambini gravemente malnutriti, specie nelle zone più remote, dove le persone si nascondono per settimane, se non mesi, nelle foreste, quando i loro villaggi vengono attaccati. Quindi, vediamo grandissimi livelli di violenza, sia diretta che indiretta, nei confronti della popolazione civile.

 
D. – Ogni crisi umanitaria coinvolge i Paesi limitrofi. A parte le frizioni tra Rwanda e Repubblica Democratica del Congo c’è il rischio che il conflitto in nord Kivu infiammi tutta la regione dei Grandi Laghi?

 
R. – E’ un rischio purtroppo che, se guardiamo alla storia, è successo altre volte. Ovviamente sta alla comunità internazionale cercare di risolvere il conflitto da un punto di vista politico. Noi come organizzazione umanitaria ci limitiamo ad un ruolo di soccorso immediato, nel corso dell’emergenza, e di denuncia della situazione umanitaria. Ovviamente credo che sia un ulteriore motivo perché ci sia una mobilitazione per soccorrere la popolazione civile.

 
D. – Le parti in conflitto favoriscono l’intervento umanitario o no?

 
R. – Noi abbiamo continuato e continuiamo in questo preciso momento a lavorare in tutte le zone colpite dal conflitto, sia sotto il controllo dell’esercito regolare, sia sotto il controllo degli uomini di Nkunda o di altri movimenti armati. Ovviamente non è facile, bisogna sempre spiegare a tutte le parti in conflitto che siamo un’organizzazione indipendente, neutrale e che l’unica cosa che facciamo è soccorrere la popolazione civile e non portare aiuti a una parte o all’altra. Ci stiamo riuscendo, però, e ci siamo riusciti finora.







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