L’impegno della Caritas italiana nella Repubblica Democratica del Congo e in Pakistan
Prosegue nella Repubblica Democratica del Congo l’impegno della Caritas italiana:
all’inizio del mese di ottobre era stato lanciato un programma per sostenere 15.000
nuove famiglie sfollate, in fuga dai propri villaggi. E’ stata garantita per 5 mesi
la fornitura di tende, indumenti, cibo e altri generi di prima necessità per 90.000
persone raccolte in campi d’accoglienza. In questi giorni, segnati dall’offensiva
delle milizie nella regione del Nord Kivu, la situazione è ancora più drammatica.
I ribelli hanno comunque assicurato che permetteranno alle “organizzazioni umanitarie
di raggiungere coloro che hanno bisogno di aiuto”. I profughi sono almeno 45 mila
e secondo l’organizzazione non governativa francese ‘Soccorso Cattolico’, sono circa
30 mila gli sfollati ad essere stati bloccati dalle truppe dell’ONU e dalle autorità
locali alle porte di Goma, capoluogo del Nord Kivu. L’organizzazione “Save the children”
denuncia inoltre l’utilizzo nel conflitto di bambini soldato e la Croce Rossa parla
di “catastrofe umanitaria”. Una situazione, questa, su cui ha espresso profonda preoccupazione
in una recente dichiarazione anche la Conferenza episcopale della Repubblica Democratica
del Congo. Nel documento i presuli condannano “il modo ignobile di considerare la
guerra come un mezzo per risolvere le controversie” e sottolineano “l’urgenza di ristabilire
la pace e di salvaguardare l’unità” del Paese. L’impunità – aggiungono – incoraggia
“nuove velleità insurrezionali”. La pace – spiegano i vescovi congolesi – non è semplicemente
“l’assenza della guerra” ma si fonda su una concezione corretta della persona umana
e richiede “l’edificazione di un ordine sociale” fondato “sulla giustizia e sulla
carità”. Per questo – fa notare la Conferenza episcopale dello Stato africano - occorrono
politiche capaci di sradicare le cause del conflitto, che è legato soprattutto “allo
sfruttamento delle risorse naturali”. Nel documento si esorta anche la Comunità internazionale
ad adottare misure efficaci per promuovere la riconciliazione. “Questa crisi umanitaria
lontana e dimenticata – si legge poi nel comunicato di Caritas italiana - impone oggi
una raccolta di fondi per assistere sia la popolazione già accolta negli attuali centri,
sia quella in fuga”. La Caritas è fortemente impegnata nel fornire aiuto anche in
un’altra area colpita in questi giorni da una tragedia. Si tratta del Pakistan, dove
sono più di 200 i morti per le scosse di terremoto che hanno scosso mercoledì scorso
la regione del Balochistan. La rete Caritas si è attivata sin dalle prime ore dopo
il sisma, inviando nella zona colpita un team di esperti. L’obiettivo è di valutare
le possibili strategie d’intervento e di avviare immediatamente un piano di soccorso
d’urgenza. Nel 2005 il Pakistan Nord occidentale era stato colpito da un altro terremoto
che aveva causato più di 73.000 vittime. Da tre anni nel Paese è in corso un complesso
piano di interventi, prima d’urgenza e poi di riabilitazione, dal valore complessivo
di circa 12.4 milioni di dollari. (A.L.)