Ruolo della donna e diritti della persona al centro del convegno sul pontificato di
Giovanni Paolo II
Il genio femminile e la centralità della persona umana nel pensiero di Papa Wojtyla
al centro degli interventi di ieri, durante il Convegno internazionale su “Il Vaticano
II e il pontificato di Giovanni Paolo II”, in corso a Roma. “Anche se è stato spesso
criticato per i suoi ragionamenti, Giovanni Paolo II credeva profondamente nel genio
della donna”. Lo ha detto Laura Tortorella, della Pontificia facoltà teologica San
Bonaventura. “L'insegnamento di Karol Wojtyla sulla donna - ha proseguito la relatrice,
ripresa dal Sir - ha dato frutti preziosi e senza precedenti”, in quanto basato sulla
“pari dignità tra uomo e donna, messa in pratica anzitutto da Cristo nei suoi comportamenti”.
“Altro elemento fortemente caratterizzante del magistero di Giovanni Paolo II sulla
donna è la maternità – ha continuato Laura Tortorella - connaturata ad ogni donna,
ma anche ad ogni uomo, che viene al mondo grazie ad una donna”. Per quanto riguarda
il ruolo femminile nella società, secondo Tortorella "Giovanni Paolo II ha esortato
a riscrivere la storia in modo meno unilaterale”. Papa Wojtyla ha anche offerto un
metodo per la realizzazione di “una prassi politica personalistica”, intesa come “sviluppo
del tema della centralità della persona umana”. Lo ha detto Marco Cangiotti, dell’Università
di Urbino. "Se il destino della persona è quello di essere una libertà che cerca di
realizzarsi nella verità - ha spiegato il relatore - la persona deve essere libera
di ricercare la verità e di professarla, e quindi nessun ordine politico può violare
la coscienza della persona, il primo diritto che sorge allora è quello della libertà
religiosa. Con ciò viene stabilito il principio politico che la persona è, in se stessa
e non per concessione del potere politico, fonte primigenia di diritti, titolare originaria
di diritti”. Con Giovanni Paolo II, in altre parole, “il nesso che stringe libertà
religiosa e democrazia diventa principio per elaborare una teoria della verità della
democrazia, che risulta - ha concluso Cangiotti - del tutto antitetica al tentativo
di edificare una democrazia solamente procedurale, la quale non potrà che produrre
una situazione di disordine sociale, anche se perfettamente regolato da un ferreo
apparato giuridico”. (V.V.)