2008-10-29 15:37:27

RD Congo: i missionari denunciano violazioni dei diritti umani nel nord Kivu


“È ripresa la guerra che conta già più di 5 milioni di morti. Una guerra paravento – la definiscono i vescovi congolesi - per coprire il saccheggio delle ricchezze minerarie del paese, dove il 70% dei sessanta milioni di abitanti vive con meno di un dollaro al giorno” afferma un comunicato inviato all'agenzia Fides da padre Silvio Turazzi, missionario saveriano, per conto della Rete “Pace per il Congo”, sulla guerra nel nord Kivu, nell'est della Repubblica Democratica del Congo. Nel documento si ricorda la presa di posizione dei vescovi congolesi che denunciano i crimini commessi contro la popolazione congolese: “Le conseguenze sono enormi: ancora migliaia di morti, popolazioni condannate a scappare e vagare in condizioni disumane, bambini e ragazzi costretti ad arruolarsi come soldati nei gruppi armati. Un dramma umanitario sotto i nostri occhi, che non può lasciare nessuno indifferente. No alla guerra e al saccheggio delle risorse naturali” scrivono i vescovi. Essi condannano con forza la ripresa della guerra per appagare ambizioni nascoste e la presa in ostaggio della popolazione civile, adoperata come scudo umano. Questo avviene dopo le libere elezioni democratiche del 2006, dopo gli accordi firmati a Goma tra i gruppi armati, del gennaio scorso, alla presenza dei Caschi Blu e dei mediatori europei e americani. La diplomazia sembra impotente. Di fatto il 90 % delle esportazioni minerarie avviene nell’illegalità; continua l’arrivo di armi; è documentata la presenza di truppe rwandesi nella regione in appoggio al generale dissidente Laurent Nkunda. Nelle vicinanze della città di Goma vivono, nella miseria, più di un milione di sfollati, costretti a lasciare i loro campi; la città stessa è diventata una prigione, dove scarseggiano i viveri e i prezzi sono inaccessibili. Un sacco di fagioli costa oggi 95 $, lo scorso anno erano 20 $. Le popolazioni del Kivu, allontanate dalle loro terre, sono nuovamente in pericolo di morte. I missionari ricordato il pressante appello del Papa all'Angelus del 12 ottobre scorso quando invitò " a pregare per la riconciliazione e la pace in alcune situazioni che provocano allarme e grande sofferenza: penso - disse - alle popolazioni del Nord Kivu, nella RD del Congo…”. Oggi, 29 ottobre, ricorrono i 12 anni dell'uccisione di mons. Munzihirwa, arcivescovo di Bukavu (capoluogo del sud Kivu) che si era battuto per il rispetto dei diritti umani di tutti, indipendentemente dalle etnie. La memoria del vescovo oggi unisce le comunità della RD del Congo, dell’Italia e degli altri paesi, nel segno della croce e nell’impegno per la pace. Egli amava ripetere: “Ci sono cose che solo gli occhi che hanno pianto possono vedere”. Nel suo ultimo messaggio mons. Munzihirwa affermava:”Noi abbiamo speranza che Dio non ci abbandonerà e da qualche parte del mondo sorgerà per noi un piccolo bagliore di speranza. Dio non ci abbandonerà se ci impegneremo a rispettare la vita dei nostri vicini a qualunque etnia appartengono”. (R.P.)







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