2008-10-29 14:09:05

Ha saputo aprire inaspettati orizzonti di fraternità tra i cristiani e di dialogo con tutti: così Benedetto XVI ha ricordato Giovanni XXIII a 50 anni dall'elezione al Soglio pontificio


Ha indicato “la fede in Cristo e l’appartenenza alla Chiesa … quale garanzia di feconda testimonianza cristiana nel mondo”; “nelle forti contrapposizioni del suo tempo” è stato “uomo e pastore di pace”, che ha saputo “aprire in Oriente e in Occidente inaspettati orizzonti di fraternità tra i cristiani e di dialogo con tutti”: ha sintetizzato con queste parole Benedetto XVI la figura di Angelo Giuseppe Roncalli, eletto Papa il 28 ottobre del 1958. Il Santo Padre ha ricordato Giovanni XXIII ieri pomeriggio, al termine della Messa presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone nella Basilica Vaticana. Alla celebrazione hanno preso parte anche diversi fedeli della diocesi di Bergamo di cui Papa Roncalli era originario. Il servizio di Tiziana Campisi:RealAudioMP3

(musica)

 
“Il credente ‘deve essere una scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificante nella massa: e tanto più lo sarà quanto più, nella intimità di se stesso, vive in comunione con Dio’”: questo è stato il programma di vita di Giovanni XXIII, ha detto Benedetto XVI, e tale - ha proseguito - “può diventare l’ideale di ogni credente e di ogni comunità cristiana che sappia attingere, nella Celebrazione eucaristica, alla fonte dell’amore gratuito, fedele e misericordioso del Crocifisso risorto”.

 
E ricordando l’elezione alla cattedra di Pietro del suo predecessore, il Santo Padre ha spiegato ai fedeli in che modo leggere gli anni del pontificato di Giovanni XXIII:

 
“La grazia di Dio andava preparando una stagione impegnativa e promettente per la Chiesa e per la società, e trovò nella docilità allo Spirito Santo, che distinse l'intera vita di Papa Giovanni, il terreno buono per far germogliare la concordia, la speranza, l'unità e la pace, a bene dell'intera umanità. Papa Giovanni indicò la fede in Cristo e l'appartenenza alla Chiesa, madre e maestra, quale garanzia di feconda testimonianza cristiana nel mondo. Così, nelle forti contrapposizioni del suo tempo, il Papa fu uomo e pastore di pace, che seppe aprire in Oriente e in Occidente inaspettati orizzonti di fraternità tra i cristiani e di dialogo con tutti”.
 
Con lo sguardo al passato Benedetto XVI ha poi parlato di quanto Papa Roncalli ha lasciato alla storia della Chiesa:

 
“Un dono veramente speciale, offerto alla Chiesa con Giovanni XXIII, fu il Concilio Ecumenico Vaticano II, da lui deciso, preparato e iniziato. Siamo tutti impegnati ad accogliere in modo adeguato quel dono, continuando a meditarne gli insegnamenti e a tradurne nella vita le indicazioni operative”.
 
E rivolgendosi ai fedeli ha evidenziato l’importanza della “sorgente conciliare”, che ancora oggi può rendere viva e dinamica la vita nelle parrocchie:

 
E’ nella parrocchia che si impara a vivere concretamente la propria fede. Ciò consente di mantenere viva la ricca tradizione del passato e di riproporne i valori in un ambiente sociale secolarizzato, che si presenta spesso ostile o indifferente”.

 
Quindi, facendo proprie le riflessioni di Giovanni XXIII il Santo Padre ha affermato:

 
Plasmata dall’Eucaristia, la parrocchia potrà diventare fermento di salutare inquietudine nel diffuso consumismo e individualismo del nostro tempo, risvegliando la solidarietà ed aprendo nella fede l’occhio del cuore a riconoscere il Padre, che è amore gratuito, desideroso di condividere con i figli la sua stessa gioia”.
 
Il Papa ha pure aggiunto un accenno alla famiglia, “soggetto centrale della vita ecclesiale, grembo di educazione alla fede e cellula insostituibile della vita sociale”, dove nel quotidiano si impara a vivere il fondamentale precetto dell’amore cristiano:

 
"Al riguardo, il futuro Papa Giovanni scriveva in una lettera ai familiari: 'L’educazione che lascia tracce più profonde è sempre quella della casa. Io ho dimenticato molto di ciò che ho letto sui libri, ma ricordo ancora benissimo tutto quello che ho appreso dai genitori e dai vecchi'”.

 
“Desiderava essere un pastore mantenendo quel suo tipico stile, che lo aveva contraddistinto in tutti gli incarichi precedentemente svolti al servizio della Santa Sede”: ha sottolineato nella sua omelia il cardinale Tarcisio Bertone parlando di Giovanni XXIII e descrivendo la costante unione dell’esistenza del Pontefice - proclamato beato da Giovanni Paolo II - con Cristo morto e risorto:

 
“Ognuno di noi è in effetti chiamato a prolungare nella sua esistenza il mistero celebrato nell’Eucaristia. Andate, annunciate nella vostra vita il Signore crocifisso e risuscitato finché Egli venga nella gloria”.
 
Tanti i pellegrini bergamaschi che hanno preso parte alla celebrazione. Accompagnati dal loro vescovo mons. Roberto Amadei, hanno accolto con particolare calore l’arrivo nella Basilica Vaticana di Benedetto XVI che, a ricordo dei venti anni trascorsi da Giovanni XXIII tra Bulgaria, Turchia e Grecia e della sincera amicizia sempre mantenuta con l’Oriente, ha rivolto infine un saluto ai fedeli orientali.







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