Benedetto XVI al Convegno dedicato al Vaticano II e a Papa Wojtyla: dal Concilio giungono
risposte ancora attuali per la Chiesa e l'uomo di oggi
Il Concilio Vaticano II fu uno “straordinario evento ecclesiale”, che “scaturì dal
cuore di Dio” attraverso un’intuizione di Giovanni XXIII e che ebbe in Giovanni Paolo
II “un qualificato interprete e un coerente testimone”. Sono le parole con le quali
Benedetto XVI ha salutato, in un Messaggio, i partecipanti al Convegno internazionale
intitolato “Cristo-Chiesa-Uomo. Il Vaticano II nel Pontificato di Giovanni Paolo II”,
organizzato dalla Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” e inaugurato questa
mattina da un intervento del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. I lavori
del Convegno proseguiranno fino a giovedì prossimo. Il servizio di Alessandro De
Carolis:
Il Vaticano
II “scaturì dal cuore di Dio”. E’ una delle affermazioni-chiave per comprendere l’importanza
attribuita da Benedetto XVI all’assise che 40 anni fa avviò un profondo processo di
rinnovamento della Chiesa contemporanea: un processo non solo inesausto, ma per il
quale è possibile trovare “chiavi di lettura attuali” sia per le istanze ecclesiali,
sia per quelle più generali dell’uomo del nostro tempo. Promosso in collaborazione
con l’Istituto di Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II, il
Convegno internazionale in corso al Seraphicum di Roma è un occasione, riconosce
il Papa, per “sviluppare una riflessione approfondita sulla situazione attuale della
Chiesa”, a partire dallo specifico contributo apportato dal Vaticano II e dall’applicazione
che di esso ne diede Papa Wojtyla.
“Ho detto - scrive
Benedetto XVI - che il Concilio è scaturito dal cuore di Giovanni XXIII, ma più esatto
sarebbe dire che esso ultimamente, come tutti i grandi avvenimenti della storia della
Chiesa, scaturì dal cuore di Dio, dalla sua volontà salvifica”. Per il Papa Roncalli,
il “motivo fondamentale” della convocazione conciliare fu il “rendere accessibile
all’uomo di oggi - afferma il Pontefice - la salvezza divina” e “fu questa la prospettiva
con la quale i Padri hanno lavorato”. E qui, Benedetto XVI ricorda quanto da lui affermato,
all’indomani della sua elezione pontifica: “I documenti conciliari con il passare
degli anni non hanno perso di attualità”, ma anzi si rivelano “particolarmente pertinenti
in rapporto alle nuove istanze della Chiesa e della presente società globalizzata”.
Del resto, si legge ancora nel Messaggio, nei suoi molti anni alla guida della Chiesa
Giovanni Paolo II accolse “praticamente in ogni suo documento, ed ancor più nelle
sue scelte e nel suo comportamento come Pontefice, le fondamentali istanze del Concilio
Ecumenico Vaticano II, diventandone così qualificato interprete e coerente testimone”.
Rivolgendosi
in particolare ai docenti della Pontificia Facoltà Teologica, Benedetto XVI si dice
contento di affidare loro l’impegno ad approfondire il Vaticano II con quella “ricchezza
di pensiero” che contraddistinse il patrono dell’ateneo, San Bonaventura. “Egli -
è la considerazione del Papa - può offrirvi chiavi di lettura ancora attuali, con
le quali avvicinarvi ai documenti conciliari per cercarvi risposte soddisfacenti ai
molti interrogativi del nostro tempo. E poiché “gli interrogativi di fondo che l’uomo
si porta nel cuore non cambiano col mutare dei tempi, anche le risposte elaborate
dal Dottore serafico - soggiunge il Pontefice - rimangono nella sostanza valide ancora
oggi".
Come dimostra anche il recente Sinodo dei
Vescovi sulla Parola di Dio appena terminato, “noi tutti - afferma Benedetto XVI -
siamo davvero debitori di questo straordinario evento ecclesiale. La molteplice eredità
dottrinale che ritroviamo nelle sue Costituzioni dogmatiche, nelle Dichiarazioni e
nei Decreti, ci stimola tuttora ad approfondire la Parola del Signore per applicarla
all’oggi della Chiesa, tenendo ben presenti - conclude - le numerose necessità degli
uomini e delle donne del mondo contemporaneo, estremamente bisognoso di conoscere
e sperimentare la luce della speranza cristiana”.