2008-10-27 15:33:30

Iraq: il vescovo di Erbil rilancia l’appello del Papa per la comunità cristiana di Mosul


Confortato dall’appello che Benedetto XVI ha lanciato ieri all’Angelus, Rabban Al Qas, vescovo di Ammadiya ed Erbil, chiede al premier iracheno al Maliki e alle forze americane, di assumersi la responsabilità per le violenze che si abbattono sui cristiani a Mosul. In un messaggio diffuso attraverso l’agenzia AsiaNews, il presule anticipa alcune valutazioni che saranno al centro del incontro tra 12 vescovi caldei e il nunzio vaticano in Iraq, che si apre domani a Erbil. Secondo mons. Rabban Al Qas, il Papa è l’unico che non dimentica la comunità cristiana irachena. “Il suo appello di ieri – si legge nella nota - domandava anche un impegno più deciso delle “autorità civili e religiose” a ristabilire la legalità e la convivenza”. “Quanto avviene oggi a Mosul – sottolinea poi il presule - è frutto proprio di questa immobilità statale, insieme a una mentalità contorta, fanatica e integralista”. La situazione, come ricorda il vescovo, è peggiorata subito dopo la caduta di Saddam Hussein nel 2003. Da allora migliaia di cristiani e di kurdi musulmani sono stati cacciati, uccisi, rapiti, obbligati ad abbandonare Mosul. Ormai resta meno di un quarto della popolazione cristiana di un tempo. Anche i musulmani moderati hanno cambiato il loro atteggiamento nei confronti dei cristiani a causa delle minacce della propaganda islamica. Mons. Rabban Al Qas punta il dito anche contro il primo ministro irakeno e il governo di Baghdad, incapaci di fermare questa ondata di violenze. “Ciò che succede in questi giorni è responsabilità loro – dice senza mezzi termini il presule -, senza dimenticare le responsabilità delle forze americane e dei rappresentanti delle Nazioni Unite”. Davanti a questo “quadro triste e terribile”, il vescovo di Erbil rinnova dunque l’appello al premier al-Maliki: “tocca a lui, come autorità, ristabilire la pace senza scaricarsi delle responsabilità verso i cristiani. La costituzione deve riconoscere e assicurare i diritti di tutti, compresi i cristiani”. “Il mio appello si rivolge anche al mondo musulmano – afferma in conclusione mons. Al Qas - perché denuncino ciò che succede a Mosul, perché l’amore e il rispetto dell’altro possa rendere tutti gli uomini più felici vivendo nella pace”. (M.G.)







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