Israele verso le elezioni politiche anticipate: fallisce il tentativo del premier
incaricato di formare una nuova coalizione di governo
In Israele prende sempre più corpo l’ipotesi del voto anticipato. Il premier incaricato
di formare un nuovo governo, Tzipi Livni, ha confermato che chiederà al presidente
Shimon Peres di sciogliere il Parlamento e di convocare le elezioni anticipate che,
secondo le prime indiscrezioni, dovrebbero tenersi tra febbraio e marzo del 2009.
La decisione di interrompere i colloqui per la formazione di un governo di coalizione
è maturata ieri, dopo la rottura dei negoziati con il partito religioso Shas. Sul
fallimento delle trattative hanno pesato le richieste della formazione ultra ortodossa,
che avrebbe preteso garanzie su una serie di provvedimenti in materia di assistenza
sociale. Sull’impasse politica israeliana ascoltiamo la professoressa Marcella Emiliani
docente di Storia e istituzioni del Medio Oriente all’Università di Forlì:
R. – La Livni
ha dato prova di essere una donna di notevoli capacità. Il problema però qui è della
politica israeliana. Ormai, quelli che erano i partiti storici - parliamo dei laburisti
come del Likud - possono solo fare governi di coalizione. Diventano così fondamentali,
nei governi di coalizione, i partiti appunto come lo Shas, come il Giudaismo Unito
della Thorah, cioè schieramenti di stampo religioso che hanno delle pregiudiziali
molto forti nei confronti del negoziato con i palestinesi. Ma ancora più importante
- vedendo la politica israeliana dall’interno - sono le richieste che questi partiti
fanno allo stato per finanziare le scuole religiose come pure le famiglie bisognose,
in termini di case e trasporti e quote da destinare a figli o nuovi nati. Sappiamo
però che Israele è sempre in affanno dal punto di vista economico; il suo finanziatore
di bilancio classico sono sempre stati gli Stati Uniti ma la stagione che si apre,
anche per gli Stati Uniti, non è economicamente florida.