I cristiani cacciati: editoriale di padre Lombardi
La situazione dei cristiani in Iraq è – insieme a quella di diverse regioni dell’India
– un caso di emergenza gravissima, che richiama l’attenzione e la solidarietà della
Chiesa intera. Evidentemente è tutto il popolo iracheno e non solo le comunità cristiane
a soffrire le conseguenze di decenni di regime oppressivo, di una guerra infausta
e del disordine politico e sociale che ne è seguito, ma le antichissime comunità cristiane
del Paese sono sottoposte ora ad una pressione sistematica ed intenzionale, in una
sequenza impressionante di violenze e minacce. Il caso di Mossul nelle settimane scorse
è diventato paradigmatico. La documentazione citata da istituzioni umanitarie ed agenzie
di stampa indipendenti dimostra che l’azione di minaccia da parte di gruppi islamici
estremisti è condotta strada per strada, casa per casa, con la diffusione di messaggi
scritti deliranti, come questo: “devi lasciare la tua casa e partire dalla zona in
24 ore, altrimenti sarai punito e castigato giustamente e sarai ucciso come la nostra
religione islamica ha comandato di fare con quelli che come te venerano la croce”.
Occorre assolutamente che i gruppi fanatici fondamentalisti vengano combattuti
con decisione. Occorre che tutti gli uomini di pace, anche nel mondo musulmano, si
oppongano con forza e chiarezza a questa orribile violenza contro i diritti fondamentali
della persona. Ci auguriamo che le iniziative di dialogo con il mondo musulmano, nella
scia aperta da Giovanni Paolo II e continuata da Benedetto XVI, contribuiscano ad
affermare sempre più decisamente che nel nome di Dio non si può uccidere e odiare,
ma sempre amare e rispettare ogni persona umana.