Settimana del disarmo: aumenta la spesa militare mondiale
Oggi, anniversario della fondazione delle Nazioni Unite, inizia come ogni anno la
Settimana per il Disarmo. E’ stata istituita nel 1978 per mettere in evidenza il pericolo
della corsa alle armi e propagandare la necessità di una loro riduzione. Nel suo
primo discorso per la Giornata mondiale della pace, nel 2006, Benedetto XVI denunciava
“la palude di una quasi generale indifferenza” nella quale ristagna il processo politico
e giuridico per rinsaldare il cammino del disarmo. Per fotografare la situazione oggi,
Fausta Speranza ha intervistato Maurizio Simoncelli dell’Istituto di
Ricerche internazionali Archivio Disarmo.
R. – Questa
denuncia rimane drammaticamente attuale. I dati illustrano un aumento delle spese
militari mondiali, un aumento del commercio mondiale degli armamenti. I trattati e
le trattative, che dovrebbero essere svolte in merito ad una riduzione degli armamenti,
sembrano purtroppo fare addirittura un passo indietro. I segnali sono estremamente
negativi. D. – C’è sembrato a volte che i trattati di non proliferazione
diventassero quasi un gioco di tregua armata tra gli Stati. La questione dello scudo
spaziale recentemente fa parte di questo gioco? R. – Purtroppo
sì e dovrebbe servire teoricamente ai Paesi occidentali per evitare la minaccia assai
futuribile di un eventuale arsenale nucleare iraniano. Così è stato presentato a suo
tempo da Bush. D. – In questo momento, crisi dei mutui, crisi
economica mondiale, in qualche modo si sta ridisegnando l’assetto delle potenze mondiali.
Anche in tema di armamenti si delineerà un nuovo scenario? R.
– Sì, probabilmente ci stiamo trovando di fronte ad un quadro che sta evolvendo in
modo molto differente da come si poteva immaginare una quindicina di anni fa, quand’era
caduto il muro di Berlino ed era finito il bipolarismo. Oggi ci troviamo di fronte
ad un multipolarismo con alcune potenze asiatiche emergenti che stanno investendo
molto negli armamenti, come la Cina e l’India. Contemporaneamente però ci sono anche
alcuni elementi che ci fanno sperare in qualche raggio di sole. Ci sono delle iniziative
a livello internazionale, come quella che hanno preso oltre 100 Stati, riguardante
il problema delle munizioni a grappolo, le cosiddette cluster bombs, queste submunizioni
che vengono sparate e rimangono sul terreno con effetti simili a quelli delle mine
antiuomo. Hanno firmato un trattato e adesso a dicembre dovrebbe entrare in vigore
almeno per questi Paesi che lo hanno firmato. C’è un’iniziativa a livello internazionale
per una normativa sul commercio delle armi che, a livello internazionale, è di fatto
anarchica: ogni Paese ha la propria legge. D. – Prof. Simoncelli,
un’ultima riflessione. Mons. Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all’ONU,
ha ribadito proprio nei giorni scorsi nell’ambito dell’Assembla generale, che bisogna
promuovere il multilateralismo nelle organizzazioni internazionali, mettendo in relazione
multilateralismo e disarmo. E’ così? R. – Certamente, tutti
i Paesi devono partecipare, non ci deve essere uno Stato o un piccolo gruppo di Stati
che, come dire, guida l’orchestra della politica internazionale. Tutti devono partecipare
e, anzi, attraverso l’aiuto e la collaborazione di tutti i soggetti noi possiamo pensare
ad un “governo internazionale”. Altrimenti, ci troveremo sempre all’interno di una
logica di potenza, per cui chi è più forte, chi è più armato, chi è più minaccioso,
è in grado di far prevalere la propria volontà e quindi di dominare gli altri. Ma
certo così non si costruisce un mondo migliore, più giusto, più pacifico.