Il Pontificio Collegio Lituano festeggia il 50.mo anniversario del riconoscimento
giuridico
Con un ricco programma di eventi religiosi e culturali si commemora, a partire da
oggi, il 50.mo anniversario del riconoscimento giuridico, da parte della Santa Sede,
del Pontificio Collegio Lituano di San Casimiro. Le celebrazioni si sono aperte questa
mattina con una Santa Messa nella Cappella lituana delle Grotte Vaticane. Tra le varie
iniziative, sono poi previste una conferenza, la proiezione di un documentario sulla
storia del Collegio ed un concerto di musica folcloristica lituana. Domani, il cardinale
Audrys Juozas Bačkis, arcivescovo di Vilnius, presiederà la celebrazione eucaristica
di ringraziamento nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Successivamente, sarà benedetta
e collocata nel Collegio una statua raffigurante San Casimiro, patrono della Lituania.
Domenica, la comunità lituana di Roma parteciperà in piazza San Pietro all’Angelus
di Benedetto XVI. La fondazione del Collegio Lituano è legata alla drammatica esperienza
della seconda guerra mondiale. Nel 1944, all’invasione delle truppe sovietiche sono
seguite violenze ed arresti anche per vescovi e sacerdoti. Nel 1945 sono arrivati
a Roma 20 seminaristi lituani per studiare e prepararsi al sacerdozio. Sono stati
ospitati nel Collegio Sudamericano e hanno studiato presso la Pontificia Università
Gregoriana. Mancavano ancora i fondi per la costruzione di un Collegio Lituano. La
situazione si è sbloccata nel 1946, quando è arrivato dall’America un parroco lituano,
mons. A. Briska, che ha comprato a Roma una struttura, la casa attuale, in Via Casalmonferrato
20. Dopo il 1948, anno del riconoscimento del Collegio da parte della Santa Sede,
la Casa è stata sempre più frequentata da studenti e da lituani esiliati provenienti
da tutto il mondo. Un’altra tappa fondamentale è legata al 1991, anno dell’indipendenza
della Lituania. Nel Collegio Lituano si sono formati 150 sacerdoti, 4 vescovi ed il
cardinale Audrys Juozas Bačkis. Tutti gli studenti che hanno completato l’iter formativo
sono tornati nel loro Paese, dove hanno avuto la possibilità di lavorare nelle curie,
nei tribunali della Chiesa locale diventando anche responsabili di seminari e professori
nelle Università. (A.L.)