Rapporto sulla libertà religiosa: gravi violazioni in oltre 60 Paesi del mondo
Sono oltre 60 i Paesi in cui si registrano gravi violazioni della libertà religiosa.
A renderlo noto il rapporto 2008 di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), presentato
questa mattina a Roma. Tradotto in sette lingue e illustrato in contemporanea in Italia,
Francia, Spagna e Germania, il quadro vede l’Asia in testa con 10 dei 13 Paesi dove
si registrano “gravi limitazioni alla libertà religiosa”. Alla presentazione c’era
per noi Debora Donnini: "Senza
libertà religiosa non c’è democrazia né pace nel mondo". Così il presidente di ACS
Italia, padre Joaquín Alliende. L’organizzazione, sottolinea, si occupa di tutte le
violazioni al di là della fede delle vittime. Una panoramica globale, dunque, attraverso
il mondo e le religioni. Messa in evidenza la situazione in Iraq: da fine settembre
duemila famiglie cristiane hanno dovuto abbandonare Mosul e si sono rifugiate nella
piana di Ninive, a causa delle persecuzioni, ha raccontato il giornalista, Camille
Eid. Peggioramento della situazione in Pakistan con la legge sulla blasfemia. Sotto
la luce dei riflettori dei media, in questi ultimi tempi, anche l’India dove in molti
Stati si è verificata una dura persecuzione di estremisti indù nei confronti dei cristiani.
Una persecuzione il cui nucleo fondamentale, secondo padre Cervellera, è sfruttata
e sovvenzionata da persone che vogliono tenere la popolazione a livello di schiavitù.
Ancora discriminazioni di diverse religioni in Cina, basti pensare alla situazione
in Tibet. Nel rapporto si sottolinea comunque che la religione più in crescita è il
cristianesimo con 40 milioni di persone. Non ci sono cambiamenti in Corea del Nord
dove sono brutali le violazioni verso buddisti e cristiani non registrati in organizzazioni
del partito. L’unica luce che negli ultimi due anni si evidenzia è una maggiore apertura
verso la Chiesa cattolica e i missionari protestanti che riescono ad entrare con più
facilità attraverso le opere umanitarie. Da rilevare ancora la situazione in Indonesia,
dove tra le maggiori minacce vi è il terrorismo e la Nigeria, specialmente gli Stati
dove vige la sharia. Ma perché c’è poca attenzione nel mondo rispetto
alla libertà religiosa e come si può difendere questo diritto? Debora Donnini
ha girato la domanda a Elvira Zito, dell'ufficio stampa di Aiuto alla Chiesa
che Soffre:
R. – Sicuramente
c'è scarsa attenzione perché probabilmente è stato ritenuto, per molti anni un diritto
secondario della persona. E’ soltanto negli ultimi anni e anche per le situazioni
di attualità, che si sono verificate a livello mondiale, che si è ritrovata un po’
di attenzione al tema. Quello che si può fare è, innanzitutto, tenersi aggiornati.
E questo rapporto ha proprio questo fine. Inoltre “Aiuto alla Chiesa che Soffre”,
che da 60 anni realizza progetti per la Chiesa anche perseguitata, non può fare a
meno di sottolineare l’importanza degli interventi concreti, in maniera che i cristiani
liberi, per così dire, che vivono in un clima di libertà religiosa, possano farsi
carico delle difficoltà di coloro che invece non godono pienamente o addirittura subiscono
la negazione completa di questo diritto.