2008-10-23 14:39:57

Liturgia e primato di Dio al centro della presentazione del Papa alla sua Opera Omnia


La centralità della Liturgia, il primato di Dio, l’orientamento della preghiera nella celebrazione eucaristica: sono i temi che il Papa ha affrontato nella prefazione al primo volume dell’Opera Omnia dei suoi scritti che vanno dagli anni dell’università fino al 2005, e che è stata presentata ieri in Sala Stampa vaticana. Ce ne parla Sergio Centofanti. RealAudioMP3
“Mi farebbe molto piacere se la nuova pubblicazione dei miei scritti liturgici potesse contribuire a rendere visibili le grandi prospettive della nostra Liturgia, rimettendo al loro posto le misere, piccole beghe sulle forme esteriori”: è quanto scrive il Papa nella presentazione del primo volume dell’Opera Omnia che parte dai suoi scritti sulla Liturgia. Benedetto XVI sottolinea che iniziare con la Liturgia, come è accaduto ai lavori del Concilio Vaticano II, vuol dire affermare il primato di Dio. “Prima di tutto Dio”: infatti, “là dove lo sguardo su Dio non è determinante, ogni altra cosa perde il suo orientamento”. Come afferma la Regola benedettina: “nulla anteporre all’Opera di Dio”, l’Eucaristia.
 
Il Pontefice confida di aver pensato inizialmente, per non riaccendere le polemiche, di eliminare nove pagine del suo libro intitolato “Lo Spirito della Liturgia. Una introduzione”, pubblicato nel 2000, e che forma il testo centrale del primo volume. Purtroppo – rileva - quasi tutte le recensioni si sono concentrate solo su quelle pagine che trattano l’orientamento della preghiera nella Liturgia quasi che si volesse reintrodurre nella Messa il sacerdote “con le spalle rivolte all’assemblea”. Ma poi le ha conservate ritenendo fosse chiara la sua intenzione più profonda. Ha notato quindi con piacere che si sta facendo strada il suo suggerimento di “non modificare le strutture, ma semplicemente di porre la Croce al centro dell’altare, alla quale guardano il sacerdote ed i fedeli insieme, per lasciarsi così condurre al Signore che preghiamo tutti insieme”.
 
“Il concetto secondo cui il sacerdote e l’assemblea dovrebbero guardarsi negli occhi durante la preghiera – scrive - si è sviluppato soltanto nell’epoca moderna ed è assolutamente estraneo alla cristianità antica. Infatti, il sacerdote e l’assemblea non pregavano l’uno verso l’altra, ma rivolti all’unico Signore. Per questo durante la preghiera guardano nella medesima direzione: o verso Oriente, simbolo cosmico del Signore che deve venire, o – dove questo non fosse possibile – verso un’immagine di Cristo sull’abside, verso una Croce, o semplicemente tutti insieme verso l’alto, come fece il Signore durante la preghiera sacerdotale nella sera prima della sua Passione”.
 
Il Papa spiega quindi che, al di là delle “questioni spesso pedanti su questa o quella forma”, l’intenzione essenziale di questa opera è quella di porre la Liturgia “nella vastità del cosmo”, che “abbraccia contemporaneamente Creazione e Storia” al cui centro c’è il Salvatore, Gesù Cristo, verso il quale tutti ci rivolgiamo in preghiera.   







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