2008-10-22 15:39:19

Milano: incontro sulla condizione di cattolici e islamici in Paesi di minoranza


Destini che si incrociano quelli dei cristiani e dei musulmani quando sono minoranza, i primi in Medio Oriente, gli altri in Europa. Situazioni differenti sotto molti profili, ma con un punto in comune: due minoranze dal punto di vista religioso che rivendicano il diritto di professare la propria fede. Se ne è parlato ieri pomeriggio, a Milano, in un incontro organizzato dalla rivista dei Gesuiti “Popoli”. Il servizio di Fabio Brenna:RealAudioMP3

L’esperienza del gesuita, padre Paolo Dall’Oglio - rifondatore dell’antico monastero di Deir Mas Musa, in Siria, dedicato a San Mosè l’Abissino, diventato spazio d’incontro fra cristiani e musulmani - indica nel valore assoluto dello spirito la radice di una pacifica convivenza. Altro punto d’incontro è la preoccupazione per l’ambiente fisico e sociale in cui ci si trova a vivere, ed infine il tema dell’ospitalità: questa lunga tradizione semitica bramitici e araba che favorisce l’armonia. Con il prof. Paolo Branca, islamista dell’Università Cattolica, è stato affrontato il tema dei luoghi di culto da dedicare in questo caso alla minoranza musulmana in Italia. Pur comprendendo le difficoltà di trovarsi di fronte ad uno scenario nuovo, padre Dall’Oglio ha invitato ad avere un approccio positivo a questo tema:
 
“Come possiamo noi vietare, anzi, non gradire che i musulmani vogliano pregare? La preghiera musulmana è una lode a Dio che ha un valore assoluto. E’ la cosa più bella che l’islam abbia. Come possiamo poi avere timore che possa farci del male? Certamente i luoghi di preghiera musulmani sono anche i luoghi dell’organizzazione musulmana: sono come l’oratorio, sono il luogo dell’organizzazione sociale, perché quando la gente è disperata, sradicata, fuori contesto, è esposta anche a tentazioni di estremismo, di reazione, di collegamento con il crimine, più che altro per ingenuità o per leggerezza. Ciò va evitato, certamente, ma esistono i mezzi, in Italia, per conoscere le persone e poter valutare chi sia pericoloso e quindi da porre in condizioni di non nuocere, e chi invece sia costruttivo e debba essere valorizzato”.
 
Altra questione che spesso viene posta come presupposto al confronto è quella relativa alla reciprocità. Dopo aver ricordato che in tutti i Paesi musulmani vengono riservati luoghi destinati alla preghiera dei cristiani, tranne che nella sola Arabia Saudita, padre Dall’Oglio ha osservato come la reciprocità assuma allora significati diversi:
 
“Noi crediamo moltissimo alla libertà di coscienza: è un valore immenso che dobbiamo testimoniare, ma non pretendere come preconfezionato presso gli altri. Forse gli altri hanno bisogno di altri tempi, altre evoluzioni, altre priorità, e questo non significa rinunciare al valore che noi diamo alla coscienza. Ma non è un discorso di reciprocità: è un discorso di testimonianza franca e fedele ai nostri valori, nella speranza che essi possano, in diversi modi, essere accolti anche da altri”.
 
L’esperienza di padre Dall’Oglio al monastero di Deir Mas Musa e del suo esempio di dialogo, di una piccola comunità di rito siriano che prega in arabo, è raccontata nel libro-intervista “Mar Musa. Un monastero, un uomo, un deserto”, della giornalista francese Guyonne de Montjou, edito dalle Edizioni Paoline.







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