Milano: incontro sulla condizione di cattolici e islamici in Paesi di minoranza
Destini che si incrociano quelli dei cristiani e dei musulmani quando sono minoranza,
i primi in Medio Oriente, gli altri in Europa. Situazioni differenti sotto molti profili,
ma con un punto in comune: due minoranze dal punto di vista religioso che rivendicano
il diritto di professare la propria fede. Se ne è parlato ieri pomeriggio, a Milano,
in un incontro organizzato dalla rivista dei Gesuiti “Popoli”. Il servizio di Fabio
Brenna:
L’esperienza
del gesuita, padre Paolo Dall’Oglio - rifondatore dell’antico monastero di Deir Mas
Musa, in Siria, dedicato a San Mosè l’Abissino, diventato spazio d’incontro fra cristiani
e musulmani - indica nel valore assoluto dello spirito la radice di una pacifica convivenza.
Altro punto d’incontro è la preoccupazione per l’ambiente fisico e sociale in cui
ci si trova a vivere, ed infine il tema dell’ospitalità: questa lunga tradizione semitica
bramitici e araba che favorisce l’armonia. Con il prof. Paolo Branca, islamista dell’Università
Cattolica, è stato affrontato il tema dei luoghi di culto da dedicare in questo caso
alla minoranza musulmana in Italia. Pur comprendendo le difficoltà di trovarsi di
fronte ad uno scenario nuovo, padre Dall’Oglio ha invitato ad avere un approccio positivo
a questo tema: “Come possiamo noi vietare, anzi, non gradire
che i musulmani vogliano pregare? La preghiera musulmana è una lode a Dio che ha un
valore assoluto. E’ la cosa più bella che l’islam abbia. Come possiamo poi avere timore
che possa farci del male? Certamente i luoghi di preghiera musulmani sono anche i
luoghi dell’organizzazione musulmana: sono come l’oratorio, sono il luogo dell’organizzazione
sociale, perché quando la gente è disperata, sradicata, fuori contesto, è esposta
anche a tentazioni di estremismo, di reazione, di collegamento con il crimine, più
che altro per ingenuità o per leggerezza. Ciò va evitato, certamente, ma esistono
i mezzi, in Italia, per conoscere le persone e poter valutare chi sia pericoloso e
quindi da porre in condizioni di non nuocere, e chi invece sia costruttivo e debba
essere valorizzato”. Altra questione che spesso viene posta
come presupposto al confronto è quella relativa alla reciprocità. Dopo aver ricordato
che in tutti i Paesi musulmani vengono riservati luoghi destinati alla preghiera dei
cristiani, tranne che nella sola Arabia Saudita, padre Dall’Oglio ha osservato come
la reciprocità assuma allora significati diversi: “Noi crediamo
moltissimo alla libertà di coscienza: è un valore immenso che dobbiamo testimoniare,
ma non pretendere come preconfezionato presso gli altri. Forse gli altri hanno bisogno
di altri tempi, altre evoluzioni, altre priorità, e questo non significa rinunciare
al valore che noi diamo alla coscienza. Ma non è un discorso di reciprocità: è un
discorso di testimonianza franca e fedele ai nostri valori, nella speranza che essi
possano, in diversi modi, essere accolti anche da altri”. L’esperienza
di padre Dall’Oglio al monastero di Deir Mas Musa e del suo esempio di dialogo, di
una piccola comunità di rito siriano che prega in arabo, è raccontata nel libro-intervista
“Mar Musa. Un monastero, un uomo, un deserto”, della giornalista francese Guyonne
de Montjou, edito dalle Edizioni Paoline.