Iraq: fuga in massa dagli attacchi dei cristiani di Mosul. Padre Lombardi: intervengano
le autorità
La situazione dei cristiani a Mosul, nel nord dell’Iraq, è sempre più drammatica:
dopo l’ondata di attacchi, che nell’ultimo mese hanno provocato una quindicina di
morti, circa 10 mila cristiani hanno lasciato la città per cercare rifugio nelle regioni
circostanti. Il servizio di Sergio Centofanti.
A Mosul oggi
restano appena 500 cristiani, rispetto ai 25 mila del tempo di Saddam Hussein. L’organizzazione
Aiuto alla Chiesa che Soffre sta cercando di scongiurare una crisi umanitaria inviando
viveri, coperte e medicinali alle migliaia di sfollati provocati dalle persecuzioni.
Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in una dichiarazione
alla Reuters, si è chiesto se le autorità irachene non siano in grado di proteggere
i cristiani oppure se ci sia una insufficiente volontà di difenderli. Padre Lombardi
ha sottolineato la grande preoccupazione della Santa Sede rilevando che dietro le
violenze c’è un problema di fondamentalismo islamico che può diventare ancora più
aggressivo nell’attuale situazione irachena. La Reuters ha reso noto tra l’altro il
contenuto minaccioso e delirante di un volantino lasciato in una casa di cristiani
a Mosul, a firma di un gruppo estremista: “abbandonate la vostra casa e la città entro
24 ore o sarete giustamente puniti e uccisi come la religione islamica ordina sia
fatto a quelli che come voi venerano la croce”. Intanto, nonostante le rassicurazioni
date dalle autorità riguardo al rafforzamento delle misure di sicurezza, sono ben
pochi i cristiani che hanno fatto ritorno alle loro case. Sulle violenze anticristiane
si sono lanciati accuse reciproche il governo centrale di Baghdad e quello regionale
curdo. A Mosul, ricordiamo, è stato ucciso nel marzo di quest’anno l’arcivescovo caldeo
Paulos Faraj Rahho. Un atto che il Papa aveva definito di "disumana violenza". Il
12 ottobre scorso Benedetto XVI ha lanciato un ennesimo appello contro gli attacchi
anticristiani in Iraq.