La gioia del Papa e dei padri sinodali per lo storico intervento di Bartolomeo I ai
Vespri ieri pomeriggio nella Cappella Sistina
Profonda gioia e gratitudine. Li ha espressi Benedetto XVI dopo il discorso del Patriarca
ecumenico Bartolomeo I alla fine dei Vespri tenutisi ieri pomeriggio nella suggestiva
cornice della cappella Sistina. E' stata messa in risalto l’opportunità per un Patriarca
ecumenico, per la prima volta, di rivolgersi ad un Sinodo cattolico: quello sulla
Parola di Dio che si sta tenendo in Vaticano. Presenti alla celebrazione dei Vespri
anche i Padri sinodali. Il servizio è di Debora Donnini.
(musica)
E’
la prima volta nella storia che ad un Patriarca ecumenico è offerta l’opportunità
di rivolgersi ad un Sinodo dei vescovi della Chiesa cattolica romana. Lo ha sottolineato
con forza Bartolomeo I:
We regard this as a manifestation
of the work of … “Consideriamo questo come una manifestazione dell’opera
dello Spirito Santo che guida le nostre Chiese a più strette e profonde relazioni
reciproche, un passo importante verso il ripristino della nostra piena comunione”. Un’opportunità
grazie alla quale “aumentano – ha detto – le nostre speranze che giunga il giorno
in cui le nostre due Chiese convergeranno pienamente sul ruolo del primato e della
sinodalità nella vita della Chiesa, ai quali la nostra comune Commissione teologica
sta dedicando attualmente i suoi studi”. Al termine del suo discorso, profonda gratitudine
è stata espressa dal Papa, che ha parlato a braccio: una gratitudine testimoniata
anche dall’applauso dei Padri, “espressione di un’esperienza viva della nostra comunione”.
Gratitudine per la ricchezza del suo discorso, con i suoi molti riferimenti ai Padri
della Chiesa, e anche per il grande realismo cristiano che fa vedere le sfide del
nostro tempo. “In questo momento – ha detto il Pontefice – abbiamo veramente vissuto
il Sinodo”.
“E questa è stata anche un’esperienza
gioiosa di unità, forse non perfetta ma vera e profonda. Ho pensato: i vostri Padri,
che ella ha citato ampiamente, sono anche i nostri Padri, i nostri sono i vostri.
Se abbiamo i Padri comuni, come non potremmo essere fratelli, noi?”. Al
centro dell’intervento del Patriarca ecumenico il rapporto fra la Parola di Dio e
i cinque sensi dell’uomo. Nel cristianesimo, infatti, la Scrittura è stata sempre
percepita come realtà viva. La parola di Dio va dunque ascoltata, vista, incarnata
e condivisa. Il testo è al servizio della parola pronunciata. Si tratta prima di tutto
di una comunicazione orale e diretta, fatta per avere un effetto, la cui azione dipende
anche dalla specifica disposizione personale. Importante è poi che chi la ascolta
si impegni per il benessere dell’umanità, contro il razzismo, il fondamentalismo,
per sradicare la povertà e sviluppare la tolleranza religiosa, per l’ambiente.
La
Parola di Dio si può poi vedere nelle icone, rileva Bartolomeo I, “richiamo visibile”
alla nostra vocazione celeste. “Le icone - ha detto – sottolineano la missione fondamentale
della Chiesa di riconoscere che tutte le persone e le cose sono create e chiamate
a essere buone e belle”. Ma la parola di Dio trova la sua piena incarnazione soprattutto
nel Sacramento della Santa Eucaristia, dove la Parola si fa carne, “ci permette non
solo di vederlo, ma anche di toccarlo con le nostre mani … e di renderlo parte del
nostro corpo e sangue”.
Nell’amore dei santi, poi,
si rispecchia la Parola di Dio. Ma a tutti è rivolto l’invito a “toccare il mondo
con la forza mistica della Parola di Dio”, azione per la quale è necessaria una profonda
conversione. Sottolineata dunque la necessità comune di evangelizzare:
The
Church needs therefore to redescover the Word of God … “La Chiesa, dunque,
ha bisogno di riscoprire la Parola di Dio in ogni generazione e farla emergere con
rinnovato vigore e persuasione anche nel nostro mondo contemporaneo, che nel profondo
del suo cuore ha sete del messaggio di Dio di pace, speranza e carità”. Un
discorso concluso con un’invocazione allo Spirito Santo, perché al di là dei nostri
sforzi, ha affermato Bartolomeo I, possiamo avere la certezza che lo Spirito viene
in aiuto della nostra debolezza, essendo al nostro fianco come Avvocato e Consolatore.