Sinodo:presentata una prima bozza del messaggio conclusivo
Il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, in corso in Vaticano, ha presentato stamani
una prima bozza del Messaggio conclusivo. Il testo verrà discusso e votato nei prossimi
giorni, fino a raggiungere la versione definitiva, che verrà resa nota venerdì prossimo.
Ce ne parla Isabella Piro: Un
bozza di messaggio, certo, da rivedere, integrare, perfezionare e sottoporre alla
votazione dei Padri sinodali perché diventi definitiva. Ma una bozza di messaggio
accolta da un caloroso applauso dell’Aula del Sinodo e definita comunque piena di
entusiasmo e capace di dare coraggio ai cristiani, il coraggio di vivere la Parola
di Dio.
È toccato a mons. Gianfranco Ravasi, in
qualità di presidente della Commissione per il Messaggio, presentare le linee-guida
entro le quali dovrà muoversi il testo definitivo. In primo luogo, il presule ha messo
a fuoco tre criteri su cui basarsi per elaborare il documento finale: l’essenzialità,
ovvero la capacità di arrivare alla massima semplificazione eliminando il superfluo,
proprio come un scultore che sgrossa la materia grezza. Poi, l’incisività, perché
il Messaggio finale - ha detto il presule - non risulti lungo e piatto come una spada.
Infine, che il testo offra un contenuto di valori e principi fondamentali.
Sul
contenuto, finora sono stati espressi solo alcuni auspici che dovranno poi essere
valutati e votati dai Padri sinodali nelle prossime Congregazioni generali. Come è
naturale, il suggerimento principale è stato quello di presentare nel Messaggio alcune
“declinazioni” della Parola di Dio, vale a dire la sua voce (ossia la Rivelazione),
il suo volto (ovvero Cristo), la sua casa (ossia la Chiesa) e le sue strade, cioè
la missione. In particolare, si è proposto di inserire nel testo un ringraziamento
per tutti i servitori della Parola di Dio, dai catechisti agli insegnanti a coloro
che annunciano e testimoniano il Verbo divino nelle zone di frontiera, affrontando
sacrifici e mettendo a rischio la propria vita.
Dal
punto di vista formale, invece, è stata ribadita più volte la proposta di elaborare
una sintesi della versione finale del testo, una sintesi di non più di due pagine
da distribuire nelle parrocchie, perché i fedeli siano invogliati ad accostarsi e
a conoscere meglio l’attività del Sinodo. Da più parti, infine, è giunto l’auspicio
che la versione finale del Messaggio attesti che il Sinodo dei Vescovi ha guardato
alle sfide pastorali concrete ed urgenti, come quella della libertà religiosa, ed
ha pensato al duplice aspetto della missione: sia verso coloro che non conoscono ancora
la Parola di Dio, sia verso coloro che l’hanno conosciuta, ma l’hanno poi dimenticata.
Quelli che la Conferenza di Aparecida ha chiamato “battezzati, ma non evangelizzati".
Un Sinodo, dunque, che ha fortemente presente il
suo obiettivo pastorale e missionario, come conferma ai nostri microfoni Sr.
Nuria Calduch Benages, docente di Teologia Biblica dell’Antico Testamento
presso la Pontificia Università Gregoriana e partecipante al Sinodo in qualità di
esperta:
R. - Questo Sinodo non è un Sinodo rivolto
agli esperti, agli esegeti. E' un Sinodo con uno scopo prioritariamente pastorale
e missionario. Penso che il suo contributo avrà incidenza nella vita della Chiesa,
nella vita dei fedeli.
D. - La presenza delle donne
è numerosa, tra le uditrici e le esperte, in questo stesso Sinodo. Qual è il suo parere?
R.
- E’ un dato importante che non va trascurato il fatto che siamo 25, siamo sei esperte
e 19 uditrici, questo è un fatto unico nella storia della Chiesa. E’ molto significativo,
nel senso che apre le porte ad un futuro, spero non molto lontano, nel quale la partecipazione
aumenterà sempre di più. Oggi più che mai, ci sono tantissime donne non soltanto religiose
ma laiche - specializzate in molti studi biblici, teologici, archeologici, in tante
scienze anche affini alla Bibbia o alla teologia - che possono offrire un bel contributo.
D.
- Tra gli interventi che ha ascoltato, quali aspetti l’hanno colpita in particolare
degli altri Paesi?
R. - Mi ha colpito in maniera
speciale, direi, il contesto di tremenda secolarizzazione che si vive nel continente
dell’Oceania. Soprattutto, il vescovo dell’Australia ha illustrato molto bene quella
indifferenza religiosa che invade la vita dei fedeli, che credono ma è come se non
credessero. La situazione in Australia non è tanto diversa da quella che viviamo in
Europa.
D. - Cosa crede che la gente comune riceva,
riesca a capire, a comprendere del Sinodo dei vescovi?
R.
- Almeno che la Parola di Dio è importante, che la Parola di Dio va letta e va vissuta.
Io penso che queste siano le due dimensioni più importanti. Senza escludere, ovviamente,
la Parola di Dio nei Sacramenti, è la conoscenza della Parola di Dio il fattore centrale:
che la Parola di Dio abbia qualcosa da dire alla tua vita personale. Altrimenti, diventa
un oggetto di studio e questo è un modo sbagliato di accostarsi ad essa.
Infine,
cambio di scenario questo pomeriggio per i Padri sinodali: dall’Aula, infatti, si
trasferiranno nella Cappella Sistina per la Celebrazione della Parola. Si tratterà
di un incontro ecumenico, con un forte richiamo all’Anno Paolino in corso. Oltre al
Santo Padre, vi prenderà parte il Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I, il
quale, per la prima volta, si rivolgerà ai Padri sinodali, portando loro il saluto
delle Chiese particolari. Quelle Chiese che San Paolo, l’Apostolo delle Genti, fondò
prima di recarsi a Roma, incontro al martirio.