2008-10-18 14:42:46

Siamo "cittadini senza Stato": così si appellano all'ONU i cristiani dello Stato indiano dell'Orissa


Il governo dell’Orissa chiude i campi profughi ed espelle migliaia di cristiani, senza riparo né cibo. Mentre continuano le violenze, viene denunciato alle Nazioni Unite il genocidio in atto e chiesto un immediato intervento. Padre Manoj Digal del Centro arcidiocesano per i servizi sociali denuncia ad AsiaNews che “uno dei tre campi profughi di Baliguda è stato chiuso il 15 ottobre scorso e 900 persone sono state mandate via. E’ assurdo, molta gente non sa dove andare, è priva di qualsiasi difesa. Il governo non ha dato loro nemmeno tende ma appena 10 chilogrammi di riso per famiglia. Hanno perso tutto. Se tornano al loro villaggio, possono solo riconvertirsi all’induismo. Molti hanno così dovuto lasciare l’Orissa per andare in altri Stati”. “Il governo non garantisce alcuna sicurezza ai cristiani, nonostante rischino la vita. Ora ci sono anche gruppi di donne estremiste che minacciano le donne cristiane. Non c’è alcun rispetto dei diritti fondamentali. Molte di queste famiglie avevano un dignitoso tenore di vita, ora debbono andare tra gente sconosciuta privi di tutto”. Sajan K. George, presidente del Consiglio globale dei cristiani indiani, ha denunciato alle Nazioni Unite la decisione del governo dell’Orissa di chiudere i campi profughi nel distretto di Kandhamal. All’Onu Sajan ha scritto che “il 3 settembre il New York Times ha riportato che 1.400 case e 80 chiese sono state distrutte o danneggiate. Ma i danni attuali nella sola Orissa sono oltre il doppio. In centinaia sono stati assassinati solo per la loro fede e c’è una sistematica e diffusa violazione di ogni diritto: stupri, violenze atroci anche da parte di poliziotti, incendi di chiese e proprietà dei cristiani. I profughi sono decine di migliaia, vivono nella foresta o nei campi senza cibo né medicine, molti si ammalano e muoiono. I cristiani hanno quasi perso fiducia che il governo voglia proteggere i cittadini, specie quella minoranza del 2,5% di cristiani. Per questo – conclude – chiediamo che i profughi dell’Orissa siano posti sotto la protezione dell’Onu come rifugiati. Ora sono come gente senza Stato. In Orissa non c’è Stato di diritto, per loro, nessuno li protegge. Hanno bisogno di cibo, riparo, medicine. Senza un aiuto immediato in decine di migliaia moriranno per le violenze, gli stenti, le malattie, compresi vecchi, donne, bambini, sacerdoti. Ci appelliamo all’Onu perché protegga le loro vite e impedisca discriminazioni fondate su ragioni di razza, religione o casta. Perché chieda al governo indiano di adempiere alle sue responsabilità verso i propri cittadini”. Intanto la violenza si diffonde nell’intera nazione. Il 14 ottobre due chiese sono state assalite a Erode, nel Tamil Nadu: ignoti hanno lanciato pietre, nella notte, rompendo vetri e arredi. (R.P.)







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