I vescovi del Venezuela contro l’introduzione di decreti-legge già rifiutati da un
referendum popolare
"Ci sembra irriguardoso nei confronti della volontà popolare e sovrana che s'impongano
dei cambiamenti rifiutati", nel referendum del mese di dicembre 2007, "attraverso
la pubblicazione inconsulta, e a sorpresa, di un insieme di leggi stataliste, autoritarie
e accentratrici”. Così, ieri, i vescovi del Venezuela al termine della loro 38.ma
Assemblea plenaria straordinaria in un'esortazione indirizzata ai cattolici e all'intero
Paese. Nel documento - intitolato "Per la democrazia e per la vita" - i presuli affermano
che "i nuovi decreti-legge contengono profili di incostituzionalità, danno all'Esecutivo
più poteri per il controllo di numerose aree della vita del Paese a scapito delle
persone e delle istituzioni, erodono molteplici diritti politici e sociali dei cittadini".
I vescovi venezuelani sottolineano con forza che "il riferimento obbligato per tutte
le leggi è la Costituzione vigente" e ricordano che la nuova Carta costituzionale
proposta al popolo da parte del governo, 10 mesi fa, è stata rifiutata con un ampio
voto popolare e, come già avevano fatto in precedenti prese di posizione, condannano
il fatto che questo voto sia ignorato usando sotterfugi rischiosi. I presuli, che
sottolineano ancora una volta che quel testo era “moralmente inaccettabile”, ricordano
quindi l’importanza delle elezioni regionali del prossimo 23 novembre, poiché “non
solo confermano la decisione di mantenere vigente il principio di decentralizzazione,
ma possono contribuire anche al sano equilibrio dei poteri pubblici delle regioni
in funzione del pluralismo, della riconciliazione e della pace cittadina". Per i vescovi
tutti gli elettori, oltre 10 milioni, hanno l'obbligo morale di votare ed esprimersi
"con libertà e responsabilità sul destino della nazione". Perciò esortano il Consiglio
Nazionale a compiere fedelmente il suo dovere di "garantire la trasparenza del processo
elettorale, il suo facile accesso, la diffusione immediata dei risultati e l'obbedienza
agli stessi, come volontà popolare che si esprime in quel modo, senza che possa anteporsi
nessun altro interesse, di gruppo o individuale, ideologico o di qualunque altra natura".
Riflettendo sulla situazione di contrapposizione che esiste nel Paese, e che in molti
casi si è tradotta in violenza grave, con intimidazioni e lutti, i vescovi rilevano
l’urgenza e la necessità del dialogo, così come il rispetto della persona e dei suoi
diritti, e il rispetto dell'ordinamento giuridico vigente, perché “tutti i venezuelani
anelano realmente a vivere in pace e in democrazia”. "Per questo motivo - continua
il testo - respingiamo la violenza verbale e le minacce che si sono manifestate in
questa campagna elettorale". Dall’altra parte l’Episcopato rileva una grave preoccupazione
per "la situazione di crescente insicurezza, delinquenza traboccante e disprezzo per
la vita che si manifesta nella gran quantità di assassini, sequestri ed altri delitti".
Perciò esigono dalle autorità competenti che agiscano, “nella cornice della Costituzione
e delle leggi, in modo che si garantiscano i diritti fondamentali dei venezuelani".
Infine, i presuli parlano sull’attuale crisi finanziaria ed economica mondiale, che
"obbliga il governo a cercare soluzioni concordate con tutti i settori della società,
per diminuire le conseguenze della crisi, specialmente sulle classi meno favorite".
Perciò i vescovi denunciano l'enorme utilizzo di “di risorse della nazione per l'acquisto
di armamenti”. L’Episcopato conclude la sua esortazione con un appello a pregare per
la nazione e indicono a questo fine una “Giornata di Preghiera per la Vita e per la
Pace” per domenica 16 novembre, in tutte le Parrocchie e Chiese del Venezuela. (A
cura di Luis Badilla)