2008-10-18 13:10:09

Domani in Francia la beatificazione dei coniugi Martin, genitori di Santa Teresa di Lisieux, Patrona delle Missioni e Dottore della Chiesa


E’ tutto pronto a Lisieux, in Francia, per la cerimonia di Beatificazione di Luis e Zélie Martin, genitori di Santa Teresa del Bambino Gesù, Patrona delle Missioni e Dottore della Chiesa. L’approvazione del miracolo attribuito alla loro intercessione - la guarigione nel 2002 di un bambino di Monza affetto da una gravissima malformazione ai polmoni - è avvenuta nel luglio scorso, in coincidenza con il 150.mo di matrimonio della coppia. Il rito sarà presieduto domani nella Basilica di Lisieux, dal vescovo della diocesi, Pierre Pican, mentre la formula di beatificazione la pronuncerà il prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale José Saraiva Martins. Lo stesso porporato celebrerà questa sera la Messa della vigilia nella cattedrale di Alençon, nella regione francese della Normandia, luogo dove nacquero, vissero e si sposarono i nuovi Beati. I Martin sono i primi coniugi a diventare beati nella storia della Chiesa, dopo aver avuto una figlia Santa. Roberto Piermarini ha chiesto al cardinale Saraiva Martins se la loro figlia Teresa sarebbe mai diventata la “Santa di Lisiuex”, se non avesse avuto questi genitori:RealAudioMP3

R. - Non si può dire con certezza se sì o no. Comunque, una cosa è certa: i genitori hanno una grande influenza, determinante, decisiva, sul futuro dei propri figli. Comincia con l’educazione, che danno fin da bambini ai loro figlioli. E’ chiaro che se Teresa è diventata Santa possiamo affermare senz’altro che ciò è dovuto alla formazione religiosa che ha ricevuto dai genitori. Quindi, alla sua domanda io rispondo: probabilmente, se non avesse avuto quei genitori, che erano veramente dei santi, non sarebbe diventata Santa lei stessa. Dio può fare di tutto, però - umanamente parlando - certamente è decisivo il comportamento dei genitori, anche in materia di fede e di religione nei confronti dei figli.

 
D. - Perché per la Beatificazione dei coniugi Martin è stata scelta la Giornata missionaria mondiale?

 
R. - Perché, com'è noto, Teresina del Bambin Gesù è la patrona delle missioni. Ma questo spirito missionario Teresina lo ha appreso dai genitori. I genitori erano grandi, ferventi difensori e diffusori della fede. Erano degli autentici missionari. Loro hanno insegnato ai loro figlioli questo principio fondamentale della nostra fede, cioè che la Chiesa è missionaria e che un cristiano, per essere veramente tale, deve avere uno spirito apostolico. Questo in virtù del Battesimo. La vocazione del cristiano, la vocazione battesimale, è una vocazione essenzialmente missionaria, apostolica ed evangelizzatrice. Questo, i genitori di Teresina lo hanno capito molto bene e lo hanno vissuto in profondità. Hanno aiutato moltissimo le missioni, anche materialmente, e volevano avere molti figli anche per offrirli a Dio, per offrirli alla Chiesa e alle missioni. Certamente, sono dei modelli anche sotto l’aspetto apostolico della Chiesa.

 
D. - Come esempio di amore coniugale, i coniugi Martin quale messaggio lasciano alle coppie e alle famiglie di oggi?

 
R. - Lasciano un messaggio estremamente importante e della più scottante attualità ai genitori di oggi, perché sono modelli di fedeltà, modelli di amore sincero e profondo l’uno verso l’altro. Ci sono delle affermazioni di Luis e di Zélie che sono veramente commoventi. C’è una professione di amore coniugale straordinario. I genitori di oggi farebbero bene a conoscere questo messaggio e a metterlo in pratica. Certamente, la Beatificazione di questi due genitori da un punto di vista pastorale va inserita nel contesto post-conciliare perché, come si sa, Giovanni Paolo II ha insistito molto sulla santità matrimoniale tante volte; e tutte le volte in maniera molto, molto forte. Per esempio, nella Tertio Millennio Adveniente, Giovanni Paolo II dice molto bene che - specie da un punto di vista pastorale - ci si dovrà adoperare per il riconoscimento dell’eroicità delle virtù di uomini e di donne che hanno realizzato la loro vocazione cristiana nel matrimonio. “Convinti come siamo - dice il Papa - che anche in tale stato non manchino frutti di santità, sentiamo il bisogno di trovare le vie più opportune per verificare questi frutti di santità e proporli a tutta la Chiesa, a modello e a sprone degli altri sposi cristiani”. Una Beatificazione è proprio questo: proporre un determinato cristiano fedele come modello. Quindi, è in piena sintonia con l’insegnamento di Giovanni Paolo II.

 
D. - I coniugi Martin hanno sofferto per la morte di quattro dei loro otto figli. Quale insegnamento lasciano alle coppie che perdono i propri figli?

 
R. - Lasciano un insegnamento innanzitutto di una fede vissuta, esistenziale e concreta, non di una fede astratta. Naturalmente, chi crede veramente - chi ha una fede vissuta, concreta, esistenziale - si lascia guidare da Dio nei momenti tristi come nei momenti gioiosi, in tutte le circostanze della vita, anche in quella circostanza tragica, da un punto di vista puramente umano, che è la morte dei figli. E’ chiaro che per i genitori, che vogliono bene ai loro figli, la morte di questi ultimi sia sempre un dramma, umanamente parlando. Da un punto di vista della fede cristiana, però, diventa un evento da guardare in maniera positiva. Diceva Santa Teresa d’Avila in riferimento alla morte: “Muoio perchè non muoio”. Quindi, per noi cristiani credenti, come per i coniugi, la morte non è la fine, anzi è un inizio. La morte è la porta per la vita. Loro avevano un concetto molto chiaro che la vita umana sulla terra è un pellegrinaggio e i pellegrini camminano verso una meta. La meta non è la morte, non è la tomba. Assolutamente. Non è la distruzione completa del corpo. La morte è l’ingresso nella vita. Noi cristiani dobbiamo guardare alla Resurrezione. Oltre al Calvario e al Golgota, dobbiamo guardare alle vie della Resurrezione di Cristo. La Passione e la morte di Cristo non avrebbero alcun senso senza la Pasqua. Il Venerdì Santo non avrebbe alcun senso senza la Domenica di Pasqua. Quindi, per noi cristiani la morte è finalizzata alla Resurrezione, alla Pasqua. Noi moriamo e sappiamo di morire per ricominciare a vivere veramente la vita vera, la vita che non finisce mai, la vita beata alla quale noi tendiamo come credenti, come cristiani. Questi sono i pensieri, i principi, che hanno orientato sempre i genitori di Teresina. Perciò, quando sono morti i loro figlioli, loro certamente hanno guardato alla morte - e questo è molto chiaro nei documenti - come a un principio di vita per i loro figlioli. Hanno avuto sempre uno spirito di rassegnazione, ma nel senso positivo della parola.

 
D. - Molti genitori spesso soffrono quando le proprie figlie decidono di entrare in convento. I coniugi Martin come hanno vissuto la scelta della loro Teresa entrata nelle carmelitane a soli 15 anni?

 
R. - In maniera molto positiva. Anche in questo sono un modello, perché i genitori di Teresina - Luis e Zélie - dicono che volevano avere molti figli per offrirli a Dio. Questo è molto bello. E, infatti, loro stessi, prima di sposarsi, avevano pensato alla vita religiosa, consacrata. Lui aveva pensato ad un monastero e ad un ordine religioso, a farsi frate, monaco. E lei aveva pensato di farsi suora. Poi hanno scoperto la vocazione matrimoniale, si sono sposati, pur rimanendo in loro questa idea fondamentale: che la vita religiosa, la vita consacrata fosse alla fine la vita più bella per i figlioli. E, infatti, come dicevo, loro sono stati molto contenti della vocazione religiosa di Teresina, perché erano convinti anche loro, prima del matrimonio, di dover entrare nella vita religiosa. E’ una cosa molto bella e anche in questo loro sono dei modelli, perché oggi molte famiglie che hanno un figlio o due hanno sempre il problema della vocazione religiosa di questi figli. Mio padre, per esempio, quando sono entrato nella vita religiosa, non voleva in nessun modo. Mia mamma è stata quella che ha convinto mio padre a lasciarmi andare in seminario. Quindi, anche sotto questo aspetto - molto, molto importante - questi nuovi Beati danno un esempio straordinario ai genitori di oggi.







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