La preghiera per i cattolici indiani perseguitati durante la veglia missionaria di
ieri sera, nella Basilica di San Giovanni in Laterano
“Guai a me se non predicassi il Vangelo”: è tratto dalla prima lettera di San Paolo
ai Corinzi, il tema della veglia missionaria che si è svolta ieri sera a Roma presso
la Basilica di San Giovanni in Laterano. Durante l’incontro di preghiera, presieduto
dal cardinale vicario Agostino Vallini, è avvenuta la consegna del mandato missionario
a quattro suore, a un giovane sacerdote e ad una coppia di sposi in partenza per
diverse parti del mondo come annunciatori della parola di Dio. Il servizio di Marina
Tomarro.
Andare avanti
nonostante le difficoltà e i pericoli perché la parola di Dio è più forte di ogni
cosa e chi l’ha ricevuta ha il dovere di farla conoscere anche a quei popoli dove
il Vangelo ha bisogno di essere annunciato. Con queste parole il cardinale
vicario Agostino Vallini ha aperto ieri sera la veglia missionaria “Guai
a me se non predicassi il Vangelo”. Ascoltiamo il suo commento:
“La
Chiesa esiste per vivere dell’amore di Dio e per annunciarlo, cioè per portare la
buona notizia a tutti. In questo nostro mondo, dove gli uomini sembrano per tanti
versi disorientati, è quanto mai urgente - sia nei Paesi di tradizione cristiana sia
nell’immenso mondo che non conosce ancora il Vangelo - portare il messaggio di Gesù.
Dunque noi viviamo questa Veglia missionaria con l’ansia e la passione di sentirci
gratificati del dono della fede, ma anche dell’impegno di trasmetterlo agli altri”.
Il
cardinale ha sottolineato che, attualmente, sono circa 150 i sacerdoti della diocesi
di Roma che sono testimoni del Vangelo nel mondo. Un pensiero particolare è andato
ai fratelli indiani presenti anche alla celebrazione, in questi ultimi mesi vittime
nelle loro terre di una crudele persecuzione da parte di estremisti indù. Ascoltiamo
ancora il cardinale Vallini:
“L’esperienza della
Chiesa in India - ma non solo in India, anche in altre regioni del mondo - dove cristiani,
cattolici, i sacerdoti, i vescovi - penso anche alla uccisione del vescovo di Mosul,
in Iraq - stanno offrendo questa testimonianza di coerenza, di fede e di amore all’Uomo,
annunciando il Vangelo, sia un fermento di una nuova stagione. Soffriamo con loro
ma siamo anche pieni di speranza”.
E durante la veglia
sono state lette alcune testimonianze di religiosi e religiose vittime di terribili
aggressioni e violenze da parte degli estremisti. Ma qual è attualmente la situazione
dell’India? Ascoltiamo la testimonianza di don Antonio Pattarambil, cappellano della
comunità indiana a Roma.
“Quel luogo, dove il 23
agosto sono iniziate le persecuzioni, è lo Stato di Orissa, una regione isolata nella
foresta. Prima dell’inizio delle persecuzioni, sono state distrutte tutte le strade
che portano soldati o militari nella città. Per fortuna, abbiamo qualche testimonianza:
uno dei sacerdoti è riuscito a fuggire e si trova ora in un ospedale nel sud dell’India.
La situazione attuale, come sappiamo, è terribile: ci sono più di 200 chiese distrutte,
i cristiani soffrono molto”.
Ma nonostante il dolore,
resta la speranza che da queste persecuzioni nasca una Chiesa indiana più forte nella
fede. Ascoltiamo ancora don Antonio:
“Come Gesù ci
ha insegnato, dobbiamo pregare anche per i nostri persecutori. La Chiesa è cresciuta
attraverso le persecuzioni. Io spero veramente che questa persecuzione di aiuterà
a crescere, affondando le nostre radici nel Vangelo”.