Sinodo dei Vescovi: la relazione del cardinale Ouellet e la conferenza stampa per
fare il punto sui lavori
Un elenco di 19 quesiti su cui il Sinodo dei Vescovi dovrà riflettere nei prossimi
giorni: questa la missione affidata ai partecipanti all’assise sinodale dal cardinale
Marc Ouellet. Il Relatore generale del Sinodo ha infatti pronunciato in latino ieri
pomeriggio la sua Relatio post disceptationem, a conclusione degli interventi dei
padri sinodali e in vista dell’avvio dei lavori dei Circoli minori. I particolari
da Isabella Piro:
Come far
comprendere meglio ai fedeli che la Parola di Dio è Cristo? Come elaborare un compendio
per la stesura delle omelie? Come conciliare dialogo interreligioso e affermazione
dogmatica sull’unicità di Cristo? Come formare i fedeli, e non solo, alla Lectio divina?
Non sono domande semplici quelle poste dal cardinale Ouellet, ma sono quesiti che
fotografano gli spunti più rilevanti emersi finora dal Sinodo. Nella sua Relazione
dopo la discussione, il porporato ha ribadito la necessità di collegare Parola di
Dio, Liturgia ed Eucaristia: il carattere dialogico della Parola trova, infatti, il
suo fondamento nel mistero della Trinità. Allo stesso modo, il Relatore generale ha
sottolineato l’importanza dell’ascolto di Dio e dell’uomo come missione primaria della
Chiesa, così come la necessità del silenzio per fare posto, in noi stessi, al Verbo
vivente. Sull’esempio di Maria, quindi, che contemplava e meditava le parole di suo
Figlio - ha detto il cardinale Ouellet – così noi siamo chiamati a soffermarci sulle
parole delle Sacre Scritture, valorizzandone qualche versetto, magari attraverso la
memorizzazione. E ancora, l’arcivescovo di Québec ha ricordato il ruolo dei carismi,
che permettono di vivere il Verbo divino in modo creativo, in tempi diversi e in culture
diverse. Fondamentale, inoltre, la capacità del Vangelo di sanare le ferite dell’uomo
contemporaneo che vive come se Dio non esistesse e si allontana dalla Grazia, aprendo
le porte a nuove schiavitù. Ribadita anche la profonda sintesi tra Scritture, Tradizione
e Magistero, poiché la Bibbia presuppone la Chiesa e da essa ne deriva la sua interpretazione
autentica. Centrale, poi, la necessità di passare da un’omelia moralizzante ad una
predicazione più missionaria, che guardi anche ad altre forme di comunicazione come
le iconografie e il canto, e l’invito a superare le tensioni tra esegesi biblica e
teologia, in modo da cogliere adeguatamente il legame tra il senso storico e quello
spirituale della Scrittura. Quindi, l’importanza della Lectio divina, che il cardinale
Ouellet ha definito “una forma di orazione che purifica il desiderio e produce una
disponibilità in armonia con la Volontà di Dio”. Poi, il tema del dialogo: che sia
ecumenico, interreligioso o interculturale, il codice comune – ha detto il cardinale
Ouellet – rimane sempre la Bibbia, terreno di unità per sormontare le divisioni, anche
in zone dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina in cui sono forti le tradizioni
locali. In particolare, il Relatore generale del Sinodo ha fatto riferimento al dialogo
con gli ebrei e gli islamici: il rapporto con i primi – ha detto – tocca l’interno
stesso della Chiesa e del mistero della fede, mentre il dialogo con l’Islam deve basarsi
sui principi comuni, come la resistenza alla secolarizzazione e l’affermazione dell’importanza
sociale della religione. In tutti i casi, comunque, ha ribadito il porporato, vale
la “regola d’oro” del rispetto reciproco:
"Verbum Dei locum essentialem
pariter obtinet cum culturis modernis… "
Un paragrafo
speciale è stato dedicato, inoltre, al rapporto tra Parola di Dio e culture moderne:
la prima – ha detto il porporato – può e deve essere il fermento delle altre. Il compito
dei cristiani, allora, sarà quello di alimentare il legame tra scienza e fede, di
restare attivi sulla scena pubblica e di testimoniare il loro Credo con le parole
e con i fatti.
"Nobis sucurrit interrete, itaque accessus ad Sacram
Scripturam pervulgatus est…" Quanto all’accesso alle Sacre Scritture,
l’auspicio dell’arcivescovo di Québec è stato che il Sinodo incoraggi la diffusione
della Parola di Dio tramite le moderne tecniche di comunicazione, come Internet, e
favorisca la traduzione della Bibbia anche nelle lingue poco diffuse:
"Sub
hoc respectu, optari videtur recognitio ad longum tempus lectionarii…"
Infine,
due proposte da valutare: la revisione a lungo termine del lezionario, forse in sinergia
con i “fratelli orientali”, e l’organizzazione di un Congresso internazionale sulla
Parola di Dio. Toccherà ora ai Circoli minori valutare il tutto e scegliere quali
di questi temi entreranno a far parte delle Proposizioni finali del Sinodo. Sinodo
che è entrato, dunque, nella sua seconda fase e del quale è possibile tracciare un
primo parziale bilancio. Come ha fatto stamani, in conferenza stampa, il cardinale
Odilo Scherer, presidente delegato dell’assise sinodale:
"Mi
pare che lo scopo del Sinodo sia proprio questo: risvegliare un rinnovato interesse
verso la Sacra Scrittura, verso la Parola di Dio che non per noi cattolici non è solo
Sacra Scrittura, è più della Scrittura. E poi un altro elemento, forse, è proprio
questo: che la Chiesa è ascoltatrice della Parola, prima di essere missionaria della
Parola: perciò è importante che si formino gli ascoltatori della Parola più che specialisti
della Parola: servono infatti discepoli della Parola, che poi la portino anche con
gioia e speranza agli altri".
Il Sinodo, si è detto inoltre, è anche
un messaggio esplicito al mondo protestante, poiché attesta l’importanza e l’interesse
della Chiesa cattolica per la Bibbia. Quanto alle domande dei giornalisti sulla possibile
pubblicazione dell’intervento del Papa ai Padri sinodali, pronunciato a braccio martedì
scorso, il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi ha risposto
così: "Non c’è nessun motivo di non pubblicarlo. E’ stata fatta una trascrizione
del testo, che è stato inviato al Papa perché potesse verificare se andava bene o
no. Non è ancora tornato, tutto qua: però si spera che torni e sia poi pubblicato".