Mons. Follo all'UNESCO: no alle interpretazioni relativistiche dei diritti dell’uomo
“La dichiarazione dei diritti dell’uomo è uno dei più bei frutti della convergenza
tra le differenti tradizioni culturali e religiose, che si è rivelata uno strumento
importante per proteggere la persona umana e preservarne la dignità”: è quanto ha
affermato mons. Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO,
che ha preso parte, martedì scorso a Parigi, nella sede dell’Organizzazione delle
Nazioni Unite, alla 180.ma sessione del Consiglio esecutivo dell’UNESCO. Nel suo intervento
il presule ha evidenziato che “i diritti dell’uomo si sono rivelati un mezzo efficace
per preservare la pace nel mondo” e che “la loro promozione è efficace per colmare
le disuguaglianze fra i Paesi e i gruppi sociali”. “Nonostante la realtà sia multiforme
e diversificata – ha aggiunto mons. Follo, non dobbiamo cedere alla tentazione di
interpretazioni relativistiche dei diritti dell’uomo o ad una applicazione parziale
ed ineguale secondo il ben volere di coloro che devono applicarli”. Per il presule
questo “significherebbe soddisfare esigenze particolari, trascurando le esigenze legittime
della persona umana per la quale questi diritti sono stati riconosciuti”. Riferendosi
all’applicazione del Piano d’azione dell’UNESCO e delle altre attività di commemorazione
del 60.mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, l’osservatore
permanente della Santa Sede ha sottolineato che questi diritti sono “espressione della
legge naturale, che è iscritta nel cuore dell’uomo e che è presente nelle differenti
culture e civiltà”. “Se la percezione dei diritti dell’uomo si evolve nel tempo …
l’essere radicati nella persona umana conferisce loro uno statuto universale” ha detto
ancora mons. Follo che si è soffermato in particolare sul diritto alla libertà religiosa
da riconoscere “non solo in ciò che concerne la dimensione del culto o del rito strictu
sensu, ma anche in ciò che concerne la vita dell’uomo in generale”. (A cura di
Tiziana Campisi)