Mons. Migliore all'ONU: un solido stato di diritto aiuta lo sviluppo economico
“L’importanza crescente dello stato di diritto”: sottolineata dall’arcivescovo Celestino
Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU, intervenuto ieri alla
63esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il servizio di Fausta Speranza:
“L’attuale
crisi economica mostra che un solido stato di diritto potrebbe aiutare nella promozione
di uno sviluppo economico stabile”. Con queste parole mons. Migliore lega diritto
e economia, per poi sottolineare che “la naturale interconnessione del mercato globale
ha aumentato il bisogno di un dibattito costruttivo sullo stato di diritto, al fine
di assicurare un più giusto sistema economico globale”. “Nei Paesi in via di sviluppo
lo stato di diritto può assicurare una crescita sociale e economica – afferma mons.
Migliore – e nel mondo sviluppato può assicurare maggiore stabilità e giustizia economica”.
Ma mons. Migliore vuole spiegare anche lo spessore che va riconosciuto all’espressione
stato di diritto. E’ il meccanismo attraverso il quale le organizzazioni internazionali
e i governi nazionali sono chiamati a provvedere al rispetto della dignità di tutte
le persone, indipendentemente dallo status sociale, economico o politico. Ma non
basta – avverte mons. Migliore – bisogna capire che “i diritti delle persone non sono
semplicemente un insieme di norme legali ma sono soprattutto la rappresentazione di
valori fondamentali”. “Questi valori devono essere riconosciuti dalla società – ribadisce
mons. Migliore – altrimenti c’è il rischio che scompaiano anche dai testi legislativi”.
Mons. Migliore entra, poi, nello specifico di alcuni
aspetti legati allo stato di diritto. Innanzitutto ricorda lo stretto legame con la
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che resta “un punto di riferimento” e
che festeggia quest’anno 60 anni. Poi, c’è l’aspetto preciso della protezione delle
persone: una responsabilità prima di tutto di ogni singolo Stato ma per la quale
“la comunità interviene quando lo Stato non è in grado o non vuole esercitare tale
fondamentale responsabilità”. Su questo punto però mons. Migliore fa due precisazioni:
la via da percorrere non è solo quella delle azioni del Consiglio di Sicurezza ONU
o dell’uso della forza, ma piuttosto c’è anche la strada della cooperazione”. C’è
poi il capitolo dei trattati e delle convenzioni internazionali. Anche qui un avvertimento:
un sistema di trattati che “si allontani dall’intento originale delle parti e che
espanda il suo mandato oltre il potere conferito rischia di minare la propria legittimità
e credibilità e può scoraggiare gli Stati dal firmare le convenzioni stesse”.