La Chiesa indiana chiede una legge per fermare le violenze anti-cristiane
Riportare all’attenzione di tutti, specialmente delle minoranze culturali e religiose
presenti in India, la questione della irrazionale violenza intercomunitaria e degli
attacchi premeditati contro i cristiani: con questo obiettivo si è riunito lunedì
scorso il Consiglio Nazionale per l’Integrazione, organismo formato da rappresentanti
della politica, della società civile, delle comunità religiose, nato per affrontare
i temi e le delicate questioni dei conflitti e delle violenze nella società indiana.
Il Consiglio, che non si riuniva da tre anni, è stato riconvocato per esaminare a
fondo il preoccupante fenomeno delle violenze anti-cristiane e ha riportato a galla
la proposta di un “Communal Violence Bill”, cioè l’adozione di un provvedimento legislativo
ad hoc, per fermare la campagna di violenza che prende di mira una data comunità religiosa.
A rappresentare la Chiesa cattolica durante i lavori del Consiglio erano l’arcivescovo
di Delhi, mons. Vincent Concessao, e altri leader laici di organismi cristiani che
stanno informando l’opinione pubblica e difendendo i fedeli; accanto a loro leader
di organizzazioni per i diritti umani, rappresentanti di movimenti e partiti, leader
di altre comunità religiose. In particolare la Chiesa cattolica ha ribadito la sua
volontà di proseguire nel processo di alfabetizzazione, di istruzione e di promozione
socio-economica dei fuori casta, dei dalit, dei poveri e degli emarginati: tale impegno
spesso è stato criticato dai leader indù dei movimenti radicali. A conclusione della
sessione, il Consiglio ha ribadito precise richieste, condivise da tutti i presenti:
fermare la campagna di odio ideologico che è propedeutica alle violenze; perseguire
gli autori dei crimini secondo le leggi vigenti; approvare il “Communal Violence Bill”,
specifico provvedimento legislativo che blocchi l’aggressione sulle minoranze; garantire
alle minoranze culturali e religiose pari opportunità e maggiore rappresentatività
all’interno dell’Amministrazione pubblica, della Polizia, del sistema giudiziario;
riformare in senso democratico, in maniera globale e profonda, il sistema educativo
nazionale, garantendo un’istruzione adeguata anche ai ceti meno abbienti. (R.P.)