2008-10-15 16:24:14

Il documento di Aparecida al centro dell'incontro dei cappellani militari dell'America Latina


Si concluderanno venerdì a Bogotà presso la sede del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM) i lavori del XV incontro dei vescovi e cappellani militari dell'America Latina riuniti, dallo scorso 13 ottobre, per riflettere sull'applicazione degli orientamenti pastorali della Conferenza di Aparecida al mondo delle Forze armate. In rappresentanza di 15 Conferenze episcopali della regione, partecipano tutti gli Ordinari militari e numerosi cappellani. Inoltre, in questa circostanza, sono stati invitati a prendere parte, in qualità di osservatori, 15 militari che in quanto laici cattolici sono impegnati in numerose iniziative della "pastoral castrense" nell’ambito delle famiglie dei militari. Nell’apertura dei lavori sono intervenuti il nunzio apostolico in Colombia mons. Aldo Cavalli, mons. Octavio Ruiz, vice presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina e mons. Fabio Suescún, ordinario militare della Colombia. Dopo che il direttore dell’Osservatorio del CELAM, padre Leonidas Ortiz, ha illustrato ai partecipanti i principali contenuti del documento di Aparecida si sono aperte le riflessioni con l’ascolto dei brevi rapporti riguardanti l’attuale situazione pastorale nei diversi Paesi dell’area. “La presenza della Chiesa, nella storia e tra le persone che prestano servizio nei corpi armati, ha sempre cercato di ricordare e consolidare il principio secondo il quale lo sforzo della difesa del proprio Paese si deve compiere nella cornice della verità e della libertà”. Così, nel discorso di apertura l’Ordinario militare della Colombia, mons. Fabio Suescún Mutis. “Nei momenti della gloria - ha continuato mons. Suescún - la Chiesa ha incoraggiato i soldati e i poliziotti a conservare sempre la rettitudine e la sobrietà; nelle circostanze difficili – ha aggiunto- ha ricordato che occorre agire sempre nel rispetto della persona e della sua dignità e nei momenti più tranquilli e sereni non ha mai smesso di lavorare in favore della formazione delle coscienze alla luce del Vangelo”. “Non sempre è stato facile illuminare e correggere – ha proseguito mons. Suescún - ma lo spirito del Signore non ci ha abbandonato. Oggi guardiamo il nostro passato con profondo rispetto e perciò – ha aggiunto il presule - vogliamo assumere le sfide del presente con sicurezza e coraggio. Dunque, guardiamo il futuro lavorando per gettare le basi sempre e ovunque dell’annuncio e dell'attualità del messaggio di Gesù, nostro Signore”. Infine, mons. Suescún ha ricordato che coloro che vivono e svolgono il proprio lavoro all’interno delle caserme delle Forze armate e dei corpi polizia non possono “sottrarsi alla chiamata di Aparecida”, essere autentici discepoli e missionari del Signore poiché tutti sono membri vivi della Chiesa. Spetta a ciascuno far sentire la propria voce dell’annuncio all’interno della realtà in cui vivono e tra coloro che sono espressione di questa parte di società. La lotta di questi cittadini che vestono la divisa “in difesa dei deboli, a protezione degli onesti e al servizio della convivenza pacifica fra i popoli” colloca i corpi armati delle nazioni latinoamericane in sintonia “con le sfide del presente”. “Le nostre riflessioni di questa settimana - ha concluso mons. Fabio Suescún Mutis - ci daranno gli orientamenti fondamentali per il nostro lavoro pastorale all’interno delle caserme e tra i nostri cappellani per far scoprire tutta la ricchezza della parola del Signore” in particolare per coloro che danno “il proprio contributo alla pace dei popoli e alla dignità delle persone e delle famiglie”. (A cura di Luis Badilla)







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