Dopo l'euforia di nuovo in calo le Borse internazionali
Si è dissolta l’euforia dei mercati finanziari in seguito alle misure anti-crisi adottate
dai governi: dopo aver aperto in ribasso, a metà seduta domina ancora il segno meno
nelle principali piazze europee, influenzate dal calo di Wall Street. In diminuzione
anche le Borse asiatiche, ad eccezione di Tokyo che ha chiuso con un modesto 1,06%.
Cresce quindi l’attesa per il Consiglio europeo che si apre nel pomeriggio a Bruxelles.
La Commissione europea ha intanto rivisto nel segno di una maggiore flessibilità il
Patto di stabilità che fissa il deficit dei Paesi al 3%. Il punto della situazione
nel servizio di Stefano Leszczynski:
Petrolio
e tassi interbancari in calo: queste in sintesi le buone notizie che riguardano i
mercati internazionali, caratterizzati invece da un andamento altalenante sul fronte
dei titoli bancari. Il greggio viaggia sui 78 dollari, mentre l’Euribor a tre mesi
allenta la morsa sui mutui attestandosi intorno al 5,23%. Ieri, Wall Street ha chiuso
in negativo dopo il rimbalzo straordinario di lunedì scorso e sono attesi gli effetti
del nuovo intervento statale: la Casa Bianca ha annunciato lo stanziamento di 250
miliardi di dollari per aiutare il sistema bancario americano; nove gli istituti beneficiari
negli USA. Incertezza anche in Europa, dove i mercati hanno aperto in "rosso", in
attesa del Consiglio europeo di oggi pomeriggio a Bruxelles. In agenda la crisi finanziaria,
i consumi energetici e la lotta al cambiamento climatico. Il summit in programma nel
pomeriggio arriva dopo gli altri due vertici di leader europei, quello del G4 del
4 ottobre e quello dell'Eurogruppo di domenica scorsa a Parigi. Dal presidente Bush,
ieri, l’annuncio di un summit euro-statunitense in programma per venerdì prossimo
a Camp David. L’attivismo dei governi per fronteggiare la crisi globale si fa sempre
più frenetico e il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha annunciato che entro la
fine dell'anno verrà convocato un vertice del G8, al quale parteciperanno anche le
delegazioni dei Paesi in via di sviluppo. Intanto, le borse asiatiche hanno chiuso
in calo ad eccezione della Borsa di Tokyo.
Canada Il
primo ministro canadese uscente e leader del Partito conservatore, Stephen Harper,
ha ottenuto la sua seconda vittoria elettorale consecutiva nelle elezioni legislative
anticipate, che ieri hanno chiamato alle urne 23 milioni di persone. Il premier rimarrà
quindi alla guida del Paese malgrado non abbia ottenuto la maggioranza assoluta dei
seggi in parlamento. Il Partito conservatore ha infatti conquistato 143 dei 308 deputati
dell’assemblea di Ottawa. Nel complesso, la formazione politica si è rafforzata, ma
sarà di nuovo costretta a chiedere aiuto all’opposizione. Secondo molti analisti,
sul voto ha pesato la crisi dei mercati, dal momento che a settembre diversi sondaggi
davano al partito del premier la maggioranza assoluta. Commentando i risultati, Harper
si è quindi impegnato a lavorare con il resto dei partiti politici per "far fronte
alla crisi finanziaria mondiale". Su questo tema, il primo ministro ha già ottenuto
la disponibilità di Stephane Dion, leader del Partito liberale, il principale dell'opposizione,
crollato al peggior risultato dal 1984.
Stati Uniti: Incendi in California Resta
in vigore lo stato di emergenza nello Stato america della California, stretto nella
morsa dei roghi che da giorni stanno distruggendo centinaia di ettari di territorio
nella San Fernando Valley. Il bilancio ancora provvisorio è di due morti, 44 abitazioni
distrutte e almeno 1.400 case evacuate. In una conferenza, il governatore della California,
Arnold Schwarzenegger, ha detto che il settanta per cento degli incendi è sotto controllo.
Georgia-Russia La
Corte internazionale di Giustizia si pronuncerà oggi sul ricorso presentato dalla
Georgia contro la Russia. Tblisi accusa Mosca di portare avanti “una pulizia etnica”
contro i georgiani nelle regioni separatiste di Ossezia del Sud e Abhkazia. Intanto,
a Ginevra, Russia e Georgia si incontrano oggi per alcuni colloqui, preceduti già
da un forte disaccordo sulla composizione delle delegazioni alla Conferenza.
Tensione
tra Thailandia e Cambogia Continua a salire la tensione tra Thailandia e Cambogia.
Un soldato cambogiano è morto e quattro soldati thailandesi sono rimasti feriti oggi
nello scontro a fuoco scoppiato alla frontiera tra i due Paesi, vicino alla zona contesa
del tempio Khmer di Preah Vihear. Proprio stamattina scadeva un ultimatum lanciato
dalla Cambogia alla Thailandia affinché ritirasse dall'area gli 80 soldati ancora
presenti; ultimatum ignorato da Bangkok. Da segnalare, invece, la resa di 10 soldati
cambogiani alle truppe thailandesi. A questo punto c’è il rischio concreto di una
guerra tra i due Paesi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al collega Stefano
Vecchia, raggiunto telefonicamente a Bangkok:
R. - Diciamo
che il rischio è concreto, anche se evidentemente è difficile immaginare un reale
scenario di conflitto fra due Paesi che hanno comunque uno scarso interesse in questo
momento ad entrare in una seria situazione di conflitto. La Cambogia è un Paese povero
che fatica ad uscire dal sottosviluppo. La Thailandia è un Paese che in questo momento
sta vivendo grosse difficoltà, soprattutto a livello politico. Ricordiamo i disordini
della settimana scorsa, con i 500 feriti provocati dalla repressione della polizia
e del parlamento. Va anche detto, però, che proprio questa situazione di difficoltà
interna può in realtà anche favorire, in qualche modo accendere, la tensione senza
però poi arrivare probabilmente ad un conflitto vero e generalizzato.
D.
- Al di là di questa crisi, piuttosto recente, quali sono i rapporti tra i due Paesi?
R.
- La Cambogia successivamente all’esperienza khmer, nel momento in cui si è avviata
verso la sua incerta democrazia, è diventata in qualche modo una specie di "dependance",
di fornitore di materie prime della Thailandia. Un ruolo da cui si è affrancata gradualmente,
soprattutto quando i khmer rossi hanno perso il potere che avevano sulle zone di confine
con la Thailandia, da cui passavano pietre preziose e legnami in abbondanza. In questo
momento, i rapporti sono abbastanza tesi. La Thailandia è un Paese con un forte orgoglio
nazionale e questo può essere l’elemento che favorisce in qualche modo uno scontro
e, purtroppo, non favorisce un accordo su questi territori contesi al confine.
Afghanistan E’
di almeno 70 talebani morti il bilancio dei bombardamenti aerei della scorsa notte
sulla parte meridionale dell’Afghanistan, nella provincia di Helmand, al confine con
il Pakistan. Lo riferisce oggi un portavoce del governatore provinciale. L’escalation
di violenze che si è registrata dall’inizio del 2008 sta colpendo anche le Organizzazioni
Non Governative. Secondo uno studio condotto da un gruppo specializzato nella sicurezza
delle ONG, tra gennaio e settembre 2008 si sono registrati 146 attacchi contro le
organizzazioni umanitarie, contro i 135 verificatisi nel corso di tutto il 2007.
Libano È
avvenuto questa mattina a Damasco l’atteso incontro tra il presidente siriano, Bashar
al-Assad, e il ministro degli Esteri libanese, Fawzi Sallukh, per discutere le modalità
e i tempi di avvio di formali relazioni diplomatiche tra i due Paesi, deciso ieri.
I due hanno firmato un documento nel quale sottolineano l'impegno a rafforzare i rapporti
fra Beirut e Damasco “sulla base del rispetto reciproco". L'apertura di ambasciate
nelle rispettive capitali è attesa entro la fine dell'anno. La decisione era già stata
presa da Assad e dal suo omologo libanese, Michel Suleiman, a Parigi nel luglio scorso,
in presenza del presidente francese, Nicolas Sarkozy. Promessa poi trasformata in
un annuncio congiunto pronunciato a Damasco il 13 agosto da Assad e Suleiman, nel
corso della prima visita di quest'ultimo da presidente a Damasco. Siria e Libano si
lasciano così alle spalle tre anni di gelo e tensioni, ma soprattutto sessant'anni
di relazioni bilaterali mai formalizzate.
Repubblica Democratica del Congo:
guerriglia in Nord Kivu La regione congolese del Nord Kivu continua ad essere
teatro di un conflitto senza fine. Nei giorni scorsi, si è registrata una dura offensiva
della guerriglia che, con l’appoggio di milizie rwandesi, ha conquistano una vasta
zona alle porte del capoluogo Goma. La cronaca nel servizio di Giulio Albanese:
Tornano a
soffiare i venti di guerra nella regione orientale del Nord Kivu. Una legione di miliziani
del potente signore della guerra, Lorraine Kunda, raggruppati nel Congresso nazionale
per la Difesa del Popolo, ha conquistato in questi giorni zone strategiche attorno
a Goma, capoluogo regionale. I miliziani potrebbero entrare nella città da un momento
all’altro, senza problemi, non appena il contesto internazionale lo consentisse, con
l’appoggio del vicino Rwanda. Una situazione di rischio estremo, come ha dichiarato,
senza mezzi termini, il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, che ha evocato
il rischio di nuovi estesi massacri in una terra peraltro già duramente provata dalle
violenze nel passato, per ragioni etniche certamente, ma soprattutto legate al controllo
delle immense risorse minerarie del Kivu. D'altronde, tutti gli analisti concordano:
finché non sarà data al piccolo Rwanda la possibilità di usufruire in parte delle
sconfinate ricchezze del gigante congolese - ricchezze peraltro di poco oltre un confine
geograficamente inesistente - l’intera regione dei Grandi Laghi sarà una polveriera
lungo la quale gli interessi stranieri continueranno a costituire un fattore altamente
destabilizzante.
Azerbaigian Seggi aperti
in Azerbaigian, dove quasi 5 milioni di elettori sono chiamati alle urne per scegliere
il nuovo presidente della Repubblica ex sovietica. In corsa, l’attuale capo di Stato
Aliev, favorito su altri sei sfidanti. I cinque maggiori partiti dell’opposizione,
riuniti nel Blocco della Libertà, hanno invitato a boicottare il voto sostenendo che
non vi siano “sufficienti garanzie di democraticità”. L’OSCE, che ha criticato il
governo per alcune irregolarità commesse in campagna elettorale, ha inviato oltre
400 osservatori a seguire le operazioni di voto.
Dirottamento sulla Turkish
Airlines Dirottamento lampo a bordo di un aereo della Turkish Airlines, partito
da Antalia alla volta di San Pietroburgo. Secondo le prime ricostruzioni, un cittadino
russo, in stato di ubriachezza, aveva minacciato di far saltare in area il velivolo
poco dopo il decollo, tentando di avvicinarsi alla cabina con una presunta cintura
esplosiva, ma è stato subito neutralizzato da alcuni passeggeri.
Cina-Olio Dopo
lo scandalo del latte contaminato ritirato dal mercato, c’è un nuovo allarme in Cina
a seguito del ricovero di 146 bambini nell’est del Paese. Tutti accusano disturbi
al sistema linfatico, forse a causa dell’olio usato nelle cucine dell’asilo. Rassicurazioni
arrivano dal governo locale, ma c’è scetticismo tra i genitori dei bimbi. (Panoramica
internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 289 E'
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