Presentata in Vaticano l’Inchiesta internazionale sulla lettura della Bibbia in prospettiva
ecumenica. Firmato un accordo per la traduzione e la diffusione delle Sacre Scritture
In diversi Paesi, una larghissima maggioranza di persone dichiara di aver fatto esperienza,
almeno una volta nella vita, della vicinanza e della protezione da parte di Dio. In
molti dichiarano di pregare con un’elevata frequenza, ma l’offerta religiosa non soddisfa
la domanda potenziale già presente. Sono alcune delle osservazioni messe in rilievo
dalla “Inchiesta internazionale sulla lettura della Bibbia in prospettiva ecumenica”,
presentata stamani nella Sala Stampa della Santa Sede. Sono intervenuti il cardinale
Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei
cristiani, il vescovo Vincenzo Paglia, presidente della Federazione Biblica Cattolica,
e il reverendo Archibald Miller Milloy, segretario generale delle Società Bibliche.
In occasione della presentazione dell’Inchiesta, è stato anche firmato un accordo
di cooperazione per la traduzione e la diffusione della Bibbia tra la Federazione
Biblica Cattolica e le Società Bibliche. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La ricerca,
realizzata tra novembre 2007 e luglio 2008 per la Federazione Biblica Cattolica, ha
preso in considerazione 12 Paesi, tra i quali Stati Uniti, Regno Unito, Russia, Italia,
Argentina e Filippine. L’indagine si è svolta su un campione rappresentativo della
popolazione adulta e su un sub-campione di persone che hanno dichiarato di partecipare
alla Messa “almeno due/tre volte al mese”. Dallo studio, è emerso che è larga la maggioranza
di coloro che in casa hanno a disposizione una copia della Bibbia. Ma i dati sulla
lettura delle Sacre Scritture non sempre sono confortanti: i livelli più bassi riguardano
Francia e Spagna con il 20 per cento di persone che hanno dichiarato di aver letto
almeno un brano della Bibbia nel corso dell’ultimo anno. Negli Stati Uniti, la rilevazione
statistica si attesta, invece, al 75%. Presentando l’inchiesta, il cardinale Walter
Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, ha affermato
che la Bibbia è rimasta sempre un’eredità comune. “Il dialogo ecumenico - ha aggiunto
il porporato - non è un negoziato diplomatico ma significa leggere e ascoltare insieme
ciò che Dio ci vuole dire”:
"Nell’indagine, notiamo che rimane ancora
molto da fare. La grande maggioranza dei cristiani conosce la Bibbia solamente attraverso
la lettura della liturgia; solo pochi la leggono e la meditano personalmente e privatamente.
Oggi vogliamo un nuovo slancio ecumenico. Non c’è altra via per un nuovo slancio biblico:
le due realtà sono inseparabili".
Oltre a statistiche
sulla lettura della Bibbia, nell’indagine vengono indicati anche dati sulla comprensione
del testo: si sottolinea, in particolare, una non adeguata conoscenza biblica soprattutto
in Spagna e in Russia. Tra gli intervistati è diffusa la sensazione di trovarsi di
fronte ad un testo difficile e ad eccezione delle Filippine, prevale un approccio
non letterale alle Sacre Scritture. In Europa, al contrario di Stati Uniti e Filippine,
non è alto il gradimento verso le omelie. Viene confermata, poi, la preferenza della
televisione come canale di comunicazione religiosa, particolarmente negli Stati Uniti,
in Germania e Italia.
Commentando questi dati, mons.
Vincenzo Paglia si è soffermato sul rapporto che i fedeli delle diverse tradizioni
cristiane - cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti - hanno con la Bibbia. La
storia dell’ecumenismo - ha detto - è legata a doppio filo alla riscoperta delle Sacre
Scritture. La Bibbia, ha aggiunto il presule, è il luogo più efficace per l’incontro
tra i cristiani. Il Sinodo dei vescovi incentrato sulla Parola, ha poi spiegato, ha
anche offerto l’occasione di segnare un accordo tra la Federazione Biblica Cattolica
e le Società Bibliche:
"Abbiamo scoperto l’urgenza di una presentazione,
la più larga possibile delle Sacre Scritture: noi crediamo che ci sia un diritto,
un diritto di ogni popolo, ad avere la Bibbia tradotta nella propria lingua. E noi
cristiani abbiamo un dovere, di poter aiutare o di poter far giungere la Bibbia, che
è la lettera di Dio agli uomini, a ciascuno secondo la propria lingua".
La
Parola di Dio, ha aggiunto mons. Vincenzo Paglia, ammonisce tutti i cristiani contro
ogni chiusura e incoraggia nel cammino dell’unità”: il dialogo ecumenico sarà senza
dubbio più fruttuoso “se cederà il posto al dialogo di Dio con tutti i cristiani".
La lettura delle Sacre Scritture in prospettiva ecumenica può far leva su un lavoro
preziosissimo. La Bibbia, fino ad oggi, è stata già tradotta in 2454 lingue diverse.
Ma l’opera di traduzione e diffusione della Bibbia richiede ulteriori sforzi: sono
infatti almeno 4500 le lingue in attesa di essere confrontate con le Sacre Scritture.