2008-10-14 14:31:42

Il ruolo prezioso delle religioni per l'integrazione dei giovani migranti: conferenza a Bruxelles dell’arcivescovo Agostino Marchetto


Il ruolo e il contributo delle Chiese per favorire l'integrazione dei giovani in contesti migratori. Questo il tema della Conferenza svolta stamani a Bruxelles, nella sede della Fondazione Konrad Adenauer, dall’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli itineranti. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

 
Sono un terzo dei migranti, i giovani che hanno tra i 15 ed i 25 anni, e a questi si aggiungono i figli di emigrati di prima generazione, ricongiunti alla famiglia d’origine o nati nel Paese d’immigrazione. Questi giovani, ha sottolineato mons. Marchetto, sono esposti ai rischi dei loro coetanei nativi, quando affrontano “i problemi e le difficoltà legate allo studio, al primo accesso al modo del lavoro”, ma sono esposti anche ai rischi aggiuntivi di emarginazione e discriminazione che ricadono sulle minoranze. A fronte di questa complessa realtà le Chiese - ha detto il presule - possono offrire preziose risorse spirituali, materiali e sociali volte a salvaguardare l’identità culturale e al contempo a favorire l’integrazione. Due aspetti che anziché opporsi si intrecciano, quando “molti giovani immigrati - ha osservato mons. Marchetto - di fatto diventano cittadini di una nuova patria, in cui hanno scelto di riporre le speranze di una vita migliore, proprio grazie alle risorse che anche l’adesione religiosa ha fornito loro”.

 
Il segretario del Dicastero vaticano della Pastorale per i migranti ha quindi auspicato che i Paesi dell’Unione Europea favoriscano il senso di appartenenza dei giovani migranti e che adottino una “politica della cittadinanza legata alla residenza più che alla nazionalità”. In tale ambito, il presule ha evidenziato i limiti della legislazione italiana, laddove stabilisce che i figli nati da genitori immigrati prendano la loro nazionalità e possano chiedere la cittadinanza italiana solo al compimento dei 18 anni, rischiando pure - qualora tardino nella richiesta - di essere espulsi. Una normativa avvertita “dagli interessati come umiliante”, ha stigmatizzato mons. Marchetto, convinto che “l’unica via all’integrazione”, ha concluso, richieda “il coinvolgimento sia degli immigrati che della società civile”, puntando ai giovani di seconda generazione per creare “un mondo più sicuro, accogliente e multiculturale”.







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