Il ruolo prezioso delle religioni per l'integrazione dei giovani migranti: conferenza
a Bruxelles dell’arcivescovo Agostino Marchetto
Il ruolo e il contributo delle Chiese per favorire l'integrazione dei giovani in contesti
migratori. Questo il tema della Conferenza svolta stamani a Bruxelles, nella sede
della Fondazione Konrad Adenauer, dall’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario
del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli itineranti. Il servizio
di Roberta Gisotti:
Sono
un terzo dei migranti, i giovani che hanno tra i 15 ed i 25 anni, e a questi si aggiungono
i figli di emigrati di prima generazione, ricongiunti alla famiglia d’origine o nati
nel Paese d’immigrazione. Questi giovani, ha sottolineato mons. Marchetto, sono esposti
ai rischi dei loro coetanei nativi, quando affrontano “i problemi e le difficoltà
legate allo studio, al primo accesso al modo del lavoro”, ma sono esposti anche ai
rischi aggiuntivi di emarginazione e discriminazione che ricadono sulle minoranze.
A fronte di questa complessa realtà le Chiese - ha detto il presule - possono offrire
preziose risorse spirituali, materiali e sociali volte a salvaguardare l’identità
culturale e al contempo a favorire l’integrazione. Due aspetti che anziché opporsi
si intrecciano, quando “molti giovani immigrati - ha osservato mons. Marchetto -
di fatto diventano cittadini di una nuova patria, in cui hanno scelto di riporre le
speranze di una vita migliore, proprio grazie alle risorse che anche l’adesione religiosa
ha fornito loro”.
Il segretario del Dicastero vaticano
della Pastorale per i migranti ha quindi auspicato che i Paesi dell’Unione Europea
favoriscano il senso di appartenenza dei giovani migranti e che adottino una “politica
della cittadinanza legata alla residenza più che alla nazionalità”. In tale ambito,
il presule ha evidenziato i limiti della legislazione italiana, laddove stabilisce
che i figli nati da genitori immigrati prendano la loro nazionalità e possano chiedere
la cittadinanza italiana solo al compimento dei 18 anni, rischiando pure - qualora
tardino nella richiesta - di essere espulsi. Una normativa avvertita “dagli interessati
come umiliante”, ha stigmatizzato mons. Marchetto, convinto che “l’unica via all’integrazione”,
ha concluso, richieda “il coinvolgimento sia degli immigrati che della società civile”,
puntando ai giovani di seconda generazione per creare “un mondo più sicuro, accogliente
e multiculturale”.