2008-10-13 20:16:02

Lectio divina e qualità delle omelie al centro dei lavori del Sinodo dei Vescovi


Dopo la pausa domenicale, sono ripresi stamani, in Vaticano, i lavori del Sinodo dei Vescovi sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. A fare da filo conduttore tra gli interventi, sono state, in particolare, le riflessioni sulla necessità di rilanciare la pratica della Lectio divina, sulle Giornata Mondiale della Gioventù e sul fenomeno dell’immigrazione. Il servizio di Isabella Piro:RealAudioMP3

Si può leggere la Bibbia senza fede, ma senza fede non si può scrutare la Parola di Dio: è scritto nell’Instrumentum Laboris del Sinodo e i Padri sinodali l’hanno ribadito stamani in Aula. La pia lettura della Scrittura – si è detto – è connessa alla preghiera e quindi è conoscenza amorosa di fede, relazione personale con il Signore. Per evitare derive intellettualistiche, allora, bisogna seguire l’esempio di Maria, ovvero guardare a Gesù, testimone fedele dell’alleanza di Dio con gli uomini, e vivere una comunione ecclesiale quotidiana.

 
Quindi, è toccato alle GMG ricordare l’importanza dei laici nella diffusione della Parola di Dio. E gratitudine è stata espressa per i movimenti ecclesiali e le nuove comunità, diventati nel tempo “laboratori della Parola di Dio”, in cui si impara a vivere Cristo nel mondo. Ricordata anche il riuscito esperimento del sito Internet www.Xt3.com, nato dopo la GMG di Sidney e divenuto uno strumento di supporto per la rete sociale dei cattolici.

 
In primo piano, poi, il fenomeno dell’immigrazione che rappresenta – si è detto in Aula – una grande occasione missionaria per la Chiesa. I migranti, infatti – hanno ribadito i Padri sinodali – non dovrebbero essere visti semplicemente come oggetto di preoccupazione pastorale, poiché possono diventare essi stessi missionari, facendo nascere comunità cattoliche là dove non esistono o rafforzando quelle già presenti. Perché allora – ha suggerito il Sinodo – non affidare a ciascuno di loro il Libro della Sacra Scrittura, così che lo portino con sé nei Paesi di accoglienza?

 
Centrale, poi, l’esortazione a proseguire nel dialogo non solo con l’ebraismo e l’islamismo, ma anche con il buddismo, l’induismo ed il confucianesimo, di cui sono stati messi in rilevo alcuni principi vicini alla religione cristiana, come la vita monastica, i pellegrinaggi e l’attaccamento al valore della famiglia.

 
Ancora una volta, però, largo spazio è stato dato alla tragica situazione dei cristiani in India, vittime di violente persecuzioni: una citazione che ha scosso l’Aula sinodale, provocando un applauso spontaneo di solidarietà. La stessa che è stata manifestata per i cristiani in Libano, costretti – si è detto – sempre più ad emigrare, in cerca di una vita migliore.

 
Infine, si è tornati a parlare della qualità e dello spessore delle omelie. In particolare, il Sinodo dei Vescovi ha sottolineato alcuni errori molto comuni nella pratica omiletica, come quello di ripetere semplicemente le Sacre Scritture appena lette o di allontanarsi dal Vangelo del giorno, parlando di altri argomenti. E sull’importanza delle omelie, ascoltiamo la riflessione di padre Carlos Alfonso Azpiroz Costa, appartenente all’Ordine domenicano:

R. – La predicazione oggi è fondamentale, perché la predicazione porta alla vita sacramentale. Ma una vita sacramentale senza la Parola che l’arricchisce non è viva. Invece, una predicazione anche senza vita sacramentale, che prepari alla vita sacramentale, arricchisce la Chiesa. Ci sono tante suore e tanti laici, missionari, predicatori, che percorrono villaggi, quartieri, i posti più poveri, portando questo pane della Parola. C’è tanta gente che è lontana dalla Chiesa, nel senso del tempio dove si celebra l’Eucaristia domenicale, perchè non hanno questa possibilità. Perciò questo Sinodo è un’idea meravigliosa e noi come frati predicatori certo sentiamo che questa assemblea parla in modo speciale anche a noi.

 
D. – C’è stata la proposta di un presule di istituire un direttorio di omiletica...

 
R. – Potrebbe essere importante per tanti, ma un direttorio di omiletica potrebbe anche creare un certo fissismo. L’omelia è una cosa molto viva. Non è un libro già finito. Penso piuttosto ad un sussidio, ma deve essere qualcosa di vivo ed efficace.

 
D. – Nel suo intervento lei ha puntato l’attenzione sul fatto che la Parola di Dio deve essere intesa come un canto a più voci. In che senso?

 
R. – Noi non possiamo dire una sola parola. Cristo che si manifesta in modi diversi. Per esempio, noi abbiamo il Vangelo di Gesù Cristo, ma attraverso quattro libri scritti da diversi evangelisti, in tempi diversi, a comunità cristiane diverse. Questa è una ricchezza enorme, perché aiuta a capire che questa parola si incarna in ognuno di noi, in ogni comunità, in ogni Paese, in ogni Chiesa particolare. Colori e suoni diversi in una unica sinfonia policromatica.







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