2008-10-13 12:50:50

Il cardinale Vallini presiede la Dedicazione della Chiesa romana di San Timoteo


“Oggi è più che mai urgente uscire dalle nostre parrocchie per annunciare il Vangelo ai lontani”: è quanto ha detto ieri sera il cardinale vicario Agostino Vallini in occasione della Dedicazione della Chiesa romana di San Timoteo a Casal Palocco. Nel corso del rito le reliquie del Santo, il discepolo prediletto di San Paolo, sono state collocate dal porporato ai piedi dell’altare. Le reliquie, alcune schegge del corpo, sono state donate al parroco di questa comunità, don Lorenzo Vecchiarelli, da mons. Gianfranco De Luca, vescovo di Termoli, nel cui Duomo sono custoditi dal XIII secolo i resti di San Timoteo. Il cardinale vicario, sottolineando la necessità di una nuova evangelizzazione, ha affermato che oggi la Chiesa “non può accontentarsi dei risultati raggiunti, non può mirare a conservare l’esistente, ma deve puntare in alto lontano da ogni mediocrità”. Occorre – ha detto – saper “testimoniare la gioia di essere cristiani. E’ da questa testimonianza concreta, non dalle tante parole, che i lontani sono attratti alla fede. Chi ascolta il nostro annuncio deve poter essere trafitto nel cuore dalla potenza della Parola, tanto da poter dire: Dio è il Signore della mia vita”. “Dovunque c’è un cristiano, nonostante le sue debolezze e i suoi limiti – ha aggiunto – si deve rendere visibile la potenza dell’amore di Dio”. Significa mostrare il “mistero di Dio, laddove ‘mistero’ non vuol dire qualcosa che non si capisce, ma Dio che opera cose grandi per amore”. Il cardinale Vallini ha voluto incontrare anche il consiglio pastorale affrontando in particolare le tematiche dei giovani e delle famiglie. Riguardo ai divorziati risposati ha riaffermato con forza l’urgenza di mostrare loro la vicinanza e l’affetto di tutta la comunità: “appartengono a tutti gli effetti alla Chiesa, nonostante l’impossibilità di accedere alla Comunione. Dobbiamo ricordare la distinzione di Giovanni XXIII tra l’errore e l’errante: l’errore non è condivisibile, ma l’errante va sempre accolto e amato”. (A cura di Sergio Centofanti)







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