2008-10-11 15:04:42

Il cardinale Bertone conclude la maratona biblica promossa dalla RAI nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme


Con la lettura dell'ultimo capitolo dell'Apocalisse da parte del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, si è conclusa poco fa l’iniziativa ‘Bibbia giorno e notte’, la maratona televisiva promossa dalla RAI nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme e iniziata il 5 ottobre scorso da Benedetto XVI. La Bibbia è stata proposta integralmente su RAI Educational attraverso la lettura a capitoli o brani fatta da oltre 1200 persone di Paesi diversi. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

E’ stato il Papa a iniziare: Benedetto XVI ha letto il primo capitolo della Genesi:

 
“In principio Dio creò il cielo e la terra.
La terra era informe e deserta
E le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque...”

 
Ed è stato il cardinale Bertone a concludere poco più di mezz’ora fa con la lettura del capitolo 22 del libro dell’Apocalisse:

 
“… Non vi sarà più notte
E non avranno più bisogno di luce di lampada,
né di luce di sole,
perché il Signore Dio li illuminerà
e regneranno nei secoli dei secoli…”

 
Teatro dell’iniziativa è stata la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Chiediamo, dunque, all’abate, padre Simone Fioraso, di raccontare l’intensità di questa esperienza:

 
R. – E’ stata un’esperienza, per noi monaci, molto particolare. Essendo abituati a leggere la Parola di Dio – la leggiamo in refettorio, c’è la “lectio divina”, la leggiamo in capitolo – è stato per noi bello vedere che questa attività, che noi facciamo, questa “lectio divina” che noi facciamo continuamente, è piaciuta molto alla gente. L’hanno riscoperta. Era bello vedere la gente che arrivava con la propria Bibbia, che veniva ad ascoltare la Parola e con il capitolo pronto da leggere. E poi l’intensità spirituale che c’era nella chiesa … Insomma, è stato un momento molto particolare. E’ stato anche molto bello incontrare molti lettori che prima o dopo la lettura della Parola di Dio hanno chiesto di potersi confessare e riconciliare con Dio. Questa è un’esperienza che io ho fatto ed è un’esperienza che rimane nel mio cuore, un’esperienza indimenticabile.

 
D. – Sette giorni e sei notti senza interruzioni, in uno spazio televisivo che di solito conosce solo ritmi veloci, interventi brevi, contenuti frammentati. E poi, c’era la complessità e la profondità della Bibbia: possiamo anche dire la lentezza di un testo da ascoltare bene per poterlo comprendere. Non erano tutti ingredienti troppo diversi tra loro? Eppure, ha funzionato …

 
R. – Io penso che sia stata una diversità che serviva, perché certamente era la prima volta che la gente si incontrava in quel modo con la Parola di Dio. E’ stata la prima volta che uno ha sentito la Bibbia dall’inizio, dalla prima parola della Genesi, all’ultima parola dell’Apocalisse; è la prima volta che questo libro è portato vicino al Popolo di Dio, anche attraverso i media, che hanno i loro limiti. Dobbiamo dire che la televisione è stata, in questo caso, molto elegante, ha posto veramente al centro la Parola di Dio. Non ci sono stati sottotitoli, non ci sono stati protagonisti: tutti eravamo qui al servizio della Parola. E questo abbraccio della gente intorno alla Parola, credo che sia stato il più grande risultato che abbiamo potuto ottenere. E nello stesso tempo sono convinto che molti abbiano incominciato a leggere la Parola di Dio.

 
D. – Pagine della Bibbia che non sono facili: ma, allora, non è così vero, come vuole farci credere questa società, che la gente voglia soltanto cose facili e veloci…

 
R. – Non è vero. L’esperienza che le dico è quella del Libro delle Cronache, che è un libro abbastanza difficile; o il Levitico, quei libri dove ci sono tutti i rituali, dove ci sono tutte le genealogie … Eppure, la gente ascoltava questo e qualcuno ha detto: “Noi oggi continuiamo a correre dietro tante cose per cercare il nostro ‘casato’: la Bibbia ci ha mandato tutto e non lo sapevamo”. Sono commenti brevi. Anche quando si ascoltavano altri passi molto difficili come il Libro dei Maccabei o passi dove emergeva la crudeltà, dove c’era sangue, la gente ha capito che doveva guardare a tutto questo come a un servizio alla Parola, un servizio alla fedeltà a quel Dio che era stato fedele ad Israele, che l’aveva liberato dalla prigionia … Questi sono piccoli commenti che io ho raccolto in mezzo alla gente, così, uscendo e salutando. Proprio una di queste mattine, alle quattro e mezzo, c’era un signore seduto sui gradini della chiesa e io pensavo che stesse male, invece lui mi ha detto: “Padre, è così intensa la Parola che io ho letto – aveva letto una profezia di Daniele - che sono qui e non riesco ad abbandonare questo luogo dove per la prima volta da giorni vengo per ascoltare”. Quindi, questo “Shema Israele” ha assunto veramente un significato profondo per molti ascoltatori e per molti lettori. Credo che anche la società si possa rendere conto che la gente è alla ricerca veramente di valori solidi, di una realtà solida e non quella effimera che spesso viene presentata sempre davanti ai nostri occhi.

 
D. – Padre, che cosa rimarrà alla Basilica di questa esperienza, e cosa al mondo televisivo?

 
R. – Bè, certo, la Basilica non può ignorare più questa esperienza e credo che noi, come monaci, stiamo già pensando di costruire un santuario della Parola - se così possiamo dire - dove alcuni elementi della Parola rimangono stabili, fissi e dove certamente questa “lectio divina” continui nel tempo. Questo evento non può rimanere un evento speciale o qualche cosa avvenuto così, per caso, e dimenticato poi nella storia. E nello stesso tempo, credo che tutti abbiano portato via un ricordo di bellezza. Vorrei ricordare questa immagine: è arrivata qui una giovane musulmana che voleva leggere e non c’era la prenotazione, non c’era niente. E’ arrivata qui per leggere. E una delle nostre catechiste ha detto: “Possiamo leggere insieme”. Ed è stato bello vedere come hanno letto insieme la Parola, mettendo al centro della loro vita la Parola. Su questa Parola è nata, credo, un’amicizia tra loro che ha avuto qui i suoi primi albori. Penso che questi siano segni indiscutibili e fondamentali per noi. Forse la Parola che ha diviso in tempi antichi, oggi ridiventa e resta la Parola che, come sempre, unisce ancora tutti i cuori e tutti gli uomini.







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