2008-10-11 15:43:00

Denuncia dei vescovi del Guatemala: corruzione, violenza e miseria nel Paese


Come “segno di grande speranza” i vescovi del Guatemala vedono “gli sforzi che uomini e donne, poveri, indigeni, contadini e giovani, realizzano ogni giorno per far fronte alle difficili circostanze sociali ed economiche” che attraversano il Paese. Così si è espresso ieri l’Episcopato guatemalteco, nella dichiarazione finale della Plenaria in cui “sono state analizzate alcune realtà che meritano e necessitano dell’illuminazione del Vangelo”, secondo quanto detto alla stampa locale dal presidente della Conferenza mons. Pablo Vizcaíno Prado, vescovo di Suchitepéquez-Retalhuleu. “Questa fatica di tanti guatemaltechi - secondo i vescovi - contrasta dolorosamente però con situazioni insostenibili e insopportabili (…) come la mancanza di rispetto per la vita che si palesa in un’ondata di violenza sempre più grande”. In particolare, i presuli denunciano il “narcotraffico e il crimine organizzato” che in diverse regioni del Paese “recluta sempre più giovani usati come agenti, sicari, e complici in atti criminali orrendi”. “Le cifre sugli omicidi perpetrati e la crudeltà di tali atti ci indicano che siamo ormai davanti a forze molto potenti e impunite”. E proprio in merito all’individuazione e punizione dei colpevoli i vescovi ricordano che “purtroppo la magistratura gode di poca credibilità e nel Paese è diffusa l’idea secondo la quale l’impunità è l’alleata più potente del crimine”. Al riguardo, l’Episcopato denuncia “il crescente e grave pericolo”, che spinge a molti a credere che la soluzione stia al di fuori della legge e del diritto e a prendere iniziative personali per eliminare presunti o veri criminali”. “Dall’altra parte - scrivono i vescovi del Guatemala - la profonda debolezza dello Stato per affrontare, con efficacia e con il potere della legge, il crimine organizzato sta spingendo il Paese verso scenari di ingovernabilità allarmanti”. Nel ricordare che la polizia civile nazionale è debole, e in molti settori è stata colpita da corruzione e infiltrata dalle forze criminali, i presuli salutano come una buona iniziativa, destinata a rinforzare questo corpo senza fare ricorso ad un aumento del personale, l'aver affidato all’Esercito compiti di ordine pubblico. L’Episcopato si preoccupa anche delle condizioni economiche di buona parte dei guatemaltechi colpiti recentemente da gravi e devastanti alluvioni e piogge torrenziali che hanno distrutto case e raccolti. I vescovi chiamano alla solidarietà, ma soprattutto chiedono al governo la decretazione di misure rapide e opportune sia per fare fronte alla realtà attuale sia per prevenire ciò che si vede già all’orizzonte: la fame e carestia. “Salutiamo il sostegno che il governo dichiara di voler dare ai più poveri, aggiungono i vescovi del Guatemala, ma al tempo stesso censuriamo i tentavi di politicizzare tale aiuto creando legami clientelari che possono aiutare materialmente, ma che però alla fine umiliano la dignità umana e non favoriscono la produttività”. Infine, la Conferenza episcopale ricorda alle autorità l’urgenza di prendere adeguate misure per proteggere l’economia nazionale dalla crisi finanziaria statunitense e che già ha colpito l’America Latina e che avrà, nelle prossime settimane, una conseguenza ancora più devastante: la drastica diminuzione del denaro che gli emigrati inviano ai loro familiari che in molti Paesi dell’America Centrale sono l’unico introito per milioni di persone. In molte delle situazioni denunciate, concludono i vescovi del Guatemala, si riflette “l’esclusione di Dio dalla realtà e dalla nostra vita quotidiana e, al tempo stesso, una mancanza di principi morali per orientare le decisioni politiche, economiche e finanziarie”. (A cura di Luis Badilla)







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